Il dibattito sull’utilizzo dei cellulari nelle scuole italiane si arricchisce di nuove sfumature con la decisione di alcune istituzioni scolastiche di adottare approcci differenziati rispetto al divieto di utilizzo dei cellulari in classe, esteso recentemente anche agli istituti secondari di secondo grado tramite una circolare ministeriale.
Mentre il Ministero dell’Istruzione e del Merito rafforza la linea dura per tutelare la salute e migliorare l’apprendimento degli studenti, alcune realtà come la Provincia autonoma di Trento scelgono una strada più flessibile, autorizzando l’uso degli smartphone per scopi didattici.
Estensione del divieto di cellulari nelle scuole superiori: le nuove disposizioni ministeriali
Il Ministro Giuseppe Valditara ha ufficializzato l’estensione del divieto di utilizzo dei cellulari anche alle scuole secondarie di secondo grado, dopo che la misura era già in vigore nelle scuole primarie e medie. La nuova circolare ministeriale si propone di contrastare le distrazioni causate dai dispositivi mobili e di favorire un ambiente di studio più sano e produttivo.
L’elemento cruciale della norma è rappresentato dall’autonomia concessa a ogni istituto scolastico, che potrà decidere le modalità di applicazione del divieto, le eventuali sanzioni e le soluzioni per la custodia temporanea dei telefoni durante l’orario scolastico. Valditara, in un’intervista a RaiNews, ha sottolineato che il cellulare deve essere messo via all’ingresso in classe e ripreso solo all’uscita dall’edificio scolastico, mantenendo il divieto anche durante la ricreazione e altri momenti di pausa. Le scuole hanno quindi la libertà di adottare varie strategie, dal sequestro temporaneo da parte degli insegnanti all’utilizzo di armadietti dedicati, per garantire il rispetto della norma.
In netto contrasto con la direttiva nazionale, la Provincia autonoma di Trento ha approvato un disegno di legge, noto come disegno di legge Masè, che introduce un approccio più flessibile all’uso degli smartphone nelle scuole superiori. La Quinta commissione del Consiglio provinciale ha dato il via libera a questa proposta che, sotto la guida dell’assessora all’Istruzione Francesca Gerosa, esclude il divieto assoluto e consente l’utilizzo dei cellulari per finalità didattiche.
Il testo, che sarà discusso in Aula a ottobre, riconosce la realtà attuale delle scuole trentine, dove l’uso degli smartphone è regolato in modo diversificato da istituto a istituto, con regole e sanzioni che variano a seconda delle esigenze locali. Questa normativa intende formalizzare e legittimare questa pluralità di approcci, differenziandosi nettamente dalla circolare ministeriale emanata a giugno.

Il modello trentino rappresenta un esempio di autonomia scolastica e territoriale, dove la flessibilità nell’uso delle tecnologie digitali è vista come uno strumento potenzialmente positivo per l’apprendimento, se gestito in modo responsabile. Il rafforzamento del divieto di cellulari in classe mira a creare un ambiente educativo più concentrato, riducendo le distrazioni e favorendo il benessere degli studenti. Tuttavia, l’esperienza trentina evidenzia come le differenze territoriali e la valutazione delle specificità locali possano influenzare l’applicazione pratica delle norme.
In questo contesto, è significativo che il Ministero abbia scelto di affidare alle scuole una certa autonomia gestionale, pur mantenendo il divieto generale, mentre alcune realtà territoriali si spingono oltre, proponendo soluzioni più flessibili e orientate all’uso consapevole della tecnologia come supporto didattico. Le prossime discussioni parlamentari e gli sviluppi normativi potranno quindi definire meglio il quadro di riferimento, bilanciando esigenze di tutela della salute e della qualità dell’apprendimento con le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie digitali.