Anche per questo fine anno, migliaia di docenti fuori sede si trovano a dover affrontare problemi economici e logistici sempre più gravosi per poter tornare a casa durante le festività natalizie.
In particolare, chi insegna lontano dalla propria provincia, soprattutto nelle regioni meridionali, si scontra con un aumento insostenibile dei costi di viaggio e con un’offerta di trasporti pubblici ancora insufficiente, che limita seriamente il diritto a trascorrere il Natale in famiglia.
Costi di viaggio elevati e carenza di collegamenti ferroviari
Le difficoltà maggiori emergono soprattutto nel settore dei trasporti aerei e ferroviari. Secondo i dati più recenti, i prezzi dei biglietti aerei nelle tratte verso il Sud Italia raggiungono cifre proibitive per molti insegnanti. Un volo da Milano Malpensa a Palermo, ad esempio, può costare tra i 175 e i 220 euro a persona per il periodo natalizio, mentre per Catania le tariffe superano anche i 270 euro. Analoghe criticità si registrano per i voli da Milano Bergamo o Torino, con prezzi sempre superiori ai 200 euro, e per le rotte da Pisa verso la Sicilia, dove si parte da almeno 130 euro.
Anche la Sardegna e la Puglia non fanno eccezione, con tariffe elevate che rendono il viaggio molto oneroso per chi percepisce uno stipendio da docente. Non meno problematico è il ritorno a scuola a gennaio, che spesso si traduce in un doppio disagio: prezzi elevati e disponibilità limitata, aggravati da orari poco compatibili con la ripresa delle attività didattiche. In molti casi, i posti sui voli e sui treni ad alta velocità sono esauriti con largo anticipo, costringendo i lavoratori a soluzioni meno convenienti o più scomode.
La situazione ferroviaria, in particolare al Sud, si presenta ancora più critica: la rete è carente e non riesce a garantire collegamenti adeguati. I treni veloci sono spesso pieni già a novembre, mentre le alternative regionali sono lente, con coincidenze difficili e disagi, oltre a costi che superano le disponibilità di molti insegnanti, che devono già far fronte a spese per affitti e trasferte.

Di fronte a questo quadro, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) ha lanciato un appello urgente che, oltre a denunciare la situazione, presenta una serie di proposte concrete per migliorare la condizione dei docenti fuori sede. Tra le principali richieste spicca l’istituzione di una tariffa sociale stabile per il personale scolastico fuori sede, riconoscendo così il valore sociale ed educativo del loro lavoro e garantendo a tutti pari opportunità di mobilità. Il CNDDU chiede inoltre:
- il potenziamento reale dei collegamenti ferroviari e aerei nei periodi di punta, attraverso corse straordinarie e un aumento dei posti disponibili;
- l’estensione del principio di continuità territoriale anche alle aree interne e meno servite del Mezzogiorno, per assicurare una reale accessibilità;
- l’introduzione di misure economiche compensative, quali contributi o detrazioni fiscali sulle spese di viaggio sostenute dai docenti fuori sede;
- maggiore trasparenza e revisione delle politiche tariffarie, con particolare attenzione alle pratiche di dynamic pricing che spesso penalizzano i lavoratori con stipendi medi.
Un appello diretto è stato rivolto ai Ministeri dell’Istruzione e del Merito e delle Infrastrutture e dei Trasporti affinché si istituisca un tavolo permanente di confronto e monitoraggio per affrontare in modo strutturale queste problematiche.
Nel documento ufficiale, il CNDDU sottolinea come non si tratti di chiedere privilegi, ma di affermare un principio di giustizia sociale essenziale: “Chi educa le nuove generazioni non può essere costretto a scegliere tra il lavoro e la possibilità di trascorrere le festività con i propri cari”. La mobilità deve tornare ad essere un diritto garantito e non un privilegio riservato a pochi, in un sistema scolastico che valorizzi il ruolo fondamentale degli insegnanti anche nelle aree più svantaggiate del Paese.
