Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha annunciato importanti modifiche all’esame di maturità a partire dal 2026, con un decreto legge volto a contrastare il fenomeno della cosiddetta “scena muta” durante il colloquio orale.
Il provvedimento introduce sanzioni per gli studenti che, pur avendo superato le prove scritte e maturato i crediti necessari, si rifiutano volontariamente di rispondere alle domande dell’esaminatore.
Decreto legge contro la “scena muta”: sanzioni e tempistiche
Il ministro Giuseppe Valditara ha spiegato che la nuova normativa nasce per preservare la dignità dell’esame e il rispetto verso insegnanti e compagni. “Non si prendono in giro gli insegnanti, si rispetta il loro lavoro, si rispettano i compagni”, ha dichiarato nel corso di un’intervista rilasciata a luglio. Chi si presenta all’orale e sceglie di non collaborare con il commissario dovrà obbligatoriamente ripetere l’anno scolastico.
Le tempistiche sono già state fissate: il decreto sarà varato entro la fine dell’estate 2025 e entrerà in vigore con l’anno scolastico 2025/2026, condizionando così l’esame di maturità del 2026. Questa misura risponde agli episodi recenti in cui alcuni studenti hanno scelto la protesta silenziosa come forma di disapprovazione, ma senza conseguenze nel superamento dell’esame, grazie ai punteggi raggiunti con prove scritte e crediti.
Oltre al decreto repressivo, il ministro Valditara ha anticipato una significativa riforma dell’esame di maturità che mira a ridare centralità a questa prova e a valorizzare le competenze trasversali degli studenti. Tra le novità figura il ritorno alla denominazione tradizionale di “esame di maturità” e una revisione del colloquio orale che non valuterà unicamente le conoscenze e le competenze tecniche, ma anche la responsabilità, l’autonomia e la capacità argomentativa degli studenti.
Rimarranno confermate le due prove scritte, mentre l’orale si trasformerà in un momento multidisciplinare, capace di certificare la maturazione complessiva dello studente. La nuova impostazione mira a valorizzare anche i percorsi formativi in ambiti come l’educazione civica e le competenze trasversali, elementi ritenuti fondamentali per una formazione completa.

Le prime reazioni al decreto sono state contrastanti. Le organizzazioni studentesche hanno espresso forti critiche, definendo la misura una risposta eccessivamente repressiva che non affronta le radici del disagio emerso durante gli orali. Secondo questi gruppi, la protesta silenziosa rappresenta un grido di malessere che va ascoltato più che punito.
Nel mondo della scuola, tra docenti e dirigenti, si registra un dibattito più articolato: da un lato, si riconosce l’importanza di tutelare il valore e la serietà dell’esame; dall’altro, si sottolinea la necessità di distinguere tra chi protesta consapevolmente e chi invece soffre di ansia o fragilità emotive. Gli esperti evidenziano inoltre che l’introduzione delle sanzioni richiederà un adeguamento normativo del sistema di attribuzione dei punteggi, con conseguenze operative significative per le commissioni d’esame.
Dal fronte della maggioranza, invece, arriva un chiaro messaggio di fermezza. Il ministro Valditara ha ribadito che “comportamenti di questo tipo non saranno più tollerati”, confermando la volontà di introdurre regole più rigide e di rafforzare il rispetto per il lavoro delle commissioni esaminatrici. L’intervento, dunque, si colloca in un quadro di riforma complessiva che mira a rendere l’esame di maturità uno strumento più rigoroso e rappresentativo della crescita formativa degli studenti.