Negli ultimi anni, si è osservato un significativo aumento dei ricorsi presentati contro le valutazioni scolastiche da parte dei genitori, una tendenza che sta modificando profondamente il rapporto tra famiglia, scuola e insegnanti.
Siti specializzati, con sezioni FAQ dedicate, offrono servizi legali mirati all’annullamento delle decisioni prese dai consigli di classe, alimentando un dibattito sull’effettivo impatto di questa pratica nel contesto educativo.
L’indebolimento della figura dell’insegnante e il ruolo dei genitori
Il crescente numero di ricorsi contro le pagelle riflette una crisi più ampia del patto educativo intergenerazionale. Narciso Mostarda, neuropsichiatra infantile e direttore generale del 118, sottolinea come l’insegnante non sia più percepito come un punto di riferimento stabile e autorevole, in continuità con la famiglia. Questo fenomeno, spiega Mostarda, non deriva tanto dagli adolescenti quanto dagli adulti che non riescono a svolgere efficacemente il loro ruolo educativo, definendoli “adultescenti”, ovvero adulti che conservano atteggiamenti e comportamenti tipici dell’adolescenza.
Questa trasformazione ha portato a un indebolimento della figura adulta, che in passato rappresentava un baluardo imprescindibile per la crescita dei giovani. I genitori, infatti, spesso non riescono più a offrire modelli solidi e autorevoli, lasciando i figli immersi in un mondo iperconnesso dove la costruzione dell’identità risulta frammentata e fragile.
Nel suo saggio La società adolescente. Padri e figli al tempo dell’identità smarrita, Mostarda analizza come le caratteristiche un tempo associate esclusivamente all’adolescenza si siano estese agli adulti, diluendo i confini tra le due fasi della vita. Questo fenomeno è ulteriormente esplorato da Massimo Ammaniti, psicanalista e docente alla Sapienza di Roma, nel libro Adolescenti senza tempo. Ammaniti evidenzia come molti adulti tendano a prolungare uno stato adolescenziale senza assumersi pienamente le responsabilità della maturità, rifiutando il ruolo guida che la società si aspetterebbe da loro.

Questa condizione contribuisce a una sorta di “adolescenza permanente” che influenza non solo i comportamenti degli adulti, ma anche la crescita emotiva e sociale dei giovani, creando una situazione di stallo in cui i ragazzi faticano a diventare autonomi e consapevoli. Secondo Mostarda, la mancanza di figure adulte autorevoli e coerenti influisce profondamente sull’identità dei giovani. Essi sviluppano una capacità ridotta di instaurare relazioni intime autentiche, sostituite da interazioni virtuali e superficiali. Questa fragilità emotiva si accompagna a una difficoltà nell’affrontare le sofferenze e le sfide della vita reale.
L’aspettativa diffusa che ogni desiderio debba essere immediatamente soddisfatto e l’assenza di limiti educativi ostacolano significativamente la maturazione emotiva dei ragazzi, creando una generazione meno preparata ad affrontare le difficoltà e a sviluppare resilienza. In questo contesto, emerge con forza la necessità di un nuovo equilibrio educativo basato su responsabilità condivise tra scuola, famiglia e società. Mostarda invita a una rivalutazione della funzione degli adulti come punti di riferimento stabili e credibili, capaci di accogliere le difficoltà dei giovani e di offrire loro una guida coerente e rassicurante.
Ricostruire questo patto educativo potrebbe favorire la nascita di una società più coesa e pronta a rispondere efficacemente alle sfide educative contemporanee, superando la crisi attuale che sta indebolendo il ruolo degli insegnanti e mettendo in discussione le modalità di valutazione scolastica tradizionale.