Con l’avvicinarsi dell’inizio del nuovo anno scolastico, il sistema educativo italiano si prepara ad accogliere una serie di importanti novità che mirano a migliorare la qualità dell’apprendimento, promuovere la responsabilità e sostenere il personale scolastico.
Le innovazioni riguardano diversi ambiti, dalla regolamentazione sull’uso degli smartphone in classe alle modifiche nella valutazione del comportamento, fino a interventi concreti per il personale docente e Ata.
Nuovo divieto di utilizzo degli smartphone nelle scuole superiori
Una delle novità più rilevanti è l’estensione del divieto di utilizzo dei cellulari anche alle scuole secondarie di secondo grado. La misura, introdotta con una circolare firmata dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, uniforma la normativa già attiva nelle scuole elementari e medie. Questo provvedimento nasce da dati scientifici allarmanti: secondo l’OCSE, nel 2024 si sono evidenziati effetti negativi dell’uso eccessivo della tecnologia sul rendimento scolastico degli studenti, mentre l’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato che un quarto degli adolescenti italiani presenta un uso problematico dello smartphone.
L’unica eccezione al divieto sarà per gli studenti con bisogni educativi speciali: l’uso del telefono sarà consentito se previsto dal Piano Educativo Individualizzato (PEI) o dal Piano Didattico Personalizzato (PDP), per esempio in presenza di disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento. Questa scelta sottolinea un approccio inclusivo che tiene conto delle necessità individuali senza compromettere l’obiettivo di ridurre le distrazioni in classe.
A partire dall’anno scolastico 2025/2026, il voto di condotta subirà una trasformazione profonda e sostanziale. Il Consiglio dei Ministri ha approvato un nuovo decreto del Presidente della Repubblica che riforma questo criterio di valutazione, spostandolo da un mero strumento punitivo a un elemento centrale del percorso educativo degli studenti. Tra le novità più significative:
- Valutazione annuale del comportamento: il voto non sarà più assegnato per quadrimestre, ma sarà il risultato di una valutazione continua durante tutto l’anno scolastico.
- Ammissione all’anno successivo subordinata al voto di condotta: chi ottiene un punteggio inferiore a 6/10 rischia di non essere ammesso. Chi riceve un 6 dovrà elaborare un lavoro sul tema della cittadinanza attiva, collegato alle motivazioni della valutazione, per poter proseguire nel percorso scolastico.
- Approccio educativo alle sanzioni: le sospensioni non saranno più semplici punizioni. Nei casi di breve sospensione, l’alunno parteciperà a momenti di approfondimento formativo; in caso di sospensioni più lunghe, svolgerà attività di cittadinanza solidale in collaborazione con enti convenzionati, favorendo così un recupero educativo e sociale.

Questa riforma punta a responsabilizzare maggiormente gli studenti e a promuovere un clima scolastico basato sul rispetto e sull’impegno. Il ministro Valditara ha anche annunciato novità importanti riguardo all’esame di Maturità. Il colloquio orale, fulcro della prova finale, diventerà multidisciplinare e avrà l’obiettivo di valutare in modo più completo le competenze acquisite dagli studenti nel corso degli studi. Sarà inoltre confermata l’obbligatorietà del colloquio: chi non si presenterà, come accaduto in casi di protesta nel passato recente, non potrà ottenere il diploma e sarà considerato bocciato.
Per quanto riguarda le prove scritte, la prima prova di italiano rimarrà invariata, mentre la seconda prova, che riguarda le materie caratterizzanti di ciascun indirizzo, potrebbe subire modifiche per meglio rispecchiare l’evoluzione dei programmi didattici. In vista del futuro, dal 2026/2027 è prevista una revisione completa dei programmi della scuola primaria e della secondaria di primo grado. L’obiettivo è aggiornare sia i contenuti sia i metodi d’insegnamento, per adeguarsi alle nuove esigenze formative e tecnologiche.
Tra le iniziative più innovative per il personale della scuola, spicca l’annuncio di un piano per la realizzazione di alloggi a prezzi calmierati destinati a insegnanti e operatori Ata che si trasferiscono per motivi professionali. Questi alloggi rientrano nei progetti di edilizia residenziale sociale e mirano a contrastare il fenomeno del caro-affitti, facilitando la mobilità del personale scolastico sul territorio nazionale. Questa misura rappresenta un passo concreto per migliorare le condizioni di lavoro e di vita di chi opera nel mondo dell’istruzione, contribuendo a un equilibrio tra esigenze professionali e qualità della vita.