Non è certo una novità che i social network abbiano aumentato il livello di chiacchiericcio su qualsiasi argomento e allo stesso tempo la radicalizzazione delle posizioni. Esatto: “radicalizzazione delle posizioni”, termini che normalmente verrebbero usati per argomenti piuttosto seri e non all’interno di un post sul nuovo film del franchise Ghostbusters. Eppure quello che si è scatenato intorno al film di Paul Feig – in uscita in Italia il 28 luglio per Warner – non è stato il solito tifo da stadio tra prevenuti ed entusiasti a priori. Il problema? Il Ghostbusters del 2016 è un reboot rimette in moto l’intera saga azzerando i film e cambiando il sesso dei protagonisti da maschile a femminile. Ovvero: non più gli acchiappafantasmi, ma LE acchiappafantasmi.
Dal momento dell’annuncio sono seguiti mesi di indignazione e insulti, per l’inconcepibile atto di irriverenza nei confronti di un film considerato intoccabile. Un film epico, diventato parte fondante dell’infanzia e della formazione di tantissime persone in tutto il mondo, che tutti amano e tutti hanno visto, ma che i fan più ortodossi hanno trasformato in una sorta di reliquia. Di conseguenza, tutta la comunicazione legata al film è stata massacrata, ogni immagine o anticipazione sepolta da commenti aggressivi, fino al caso dei giorni scorsi: dopo l’uscita statunitense, Leslie Jones, una delle protagoniste, è stata attaccata in modo violento su Twitter con toni sessisti e razzisti, fino a spingerla a lasciare il social network e a convincere Twitter a sospendere in modo definitivo il più agguerrito degli hater. Ma un trattamento di questo tipo è stato riservato anche alle altre protagoniste Melissa McCarthy, Kristen Wiig e Kate McKinnon.
E tutto questa aggressività per un film che, ladies and gentlemen, è un buon film. Ghostbusters è un film divertente, con quattro protagoniste che funzionano e una storia che diverte dall’inizio alla fine. In più, ci sono cameo di tutti gli interpreti principali della trilogia originale e sono presenti molti riferimenti a quei film, senza però mai esagerare. Insomma: quello che dovrebbe essere un reboot, che non ha la pretesa di cancellare il ricordo del primo film, ma non ha nemmeno paura di provare a cambiare la strada. È un capolavoro? No. È un problema? Di nuovo, no. Ghostbusters è una pellicola con diverse buone idee di sceneggiatura (il personaggio di Chris Hemsworth su tutte) e una CGI che fa il suo dovere. Manca forse di un minimo di tensione, di componente horror, ma il fatto che tre delle quattro protagoniste arrivino dal Saturday Night Live è un’indicazione chiara dell’impostazione del film.
La questione più interessante sollevata da Ghostbusters è però un’altra: qual è il pubblico per questo film? Verrebbe spontaneo pensare che sia rivolto ai ragazzini di oggi, ovvero quelli che potrebbero non conoscere le vecchie pellicole e non sarebbero così forzati a un confronto obbligato. Tono e ritmo, però, sembrano tarati per un pubblico più adulto, che giocoforza non può non conoscere la saga originale, provocando così un cortocircuito da cui si fatica a uscire.
Al netto del giudizio sul film e sulle strategie distributive, però, quello che emerge da Ghostbusters e dalle reazioni dei fan è che in una contemporaneità caratterizzata da cambiamenti continui e sempre più rapidi, le opere considerate capisaldi sono diventati l’equivalente dei libri sacri delle grandi religioni. Non solo è considerato eretico osare pensare di interpretarlo, ma qualsiasi modifica o aggiornamento alla modernità è passibile di scomunica. E torniamo così ai toni eccessivi dell’inizio, che purtroppo eccessivi non sono. Da una parte i gravi attacchi a Leslie Davies, dall’altro un’ortodossia nerd senza senso che partorisce commenti deliranti.
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