TV e Cinema
di Simone Stefanini 19 Ottobre 2017

Addio a Umberto Lenzi, re dei poliziotteschi e padre del Monnezza

Umberto Lenzi nella sua carriera ha girato più di 60 film di tutti i generi, dal poliziottesco all’horror, fino al giallo erotico

 la stampa

 

È morto Umberto Lenzi. Il regista originario di Massa Marittima aveva 86 anni ed era famoso nel mondo per aver diretto più di 60 film, la maggior parte di genere poliziottesco, giallo o horror.

Grazie a lui abbiamo titoli diventati ormai iconici come Milano odia: la polizia non può sparare (1974), Roma a mano armata (1976) e Napoli violenta (1976), diventati famosi più degli stessi film, eppure nella sua quarantennale carriera, Umberto Lenzi ha girato dei veri e propri cult, adorati da Quentin Tarantino.

 

 

Notevoli i suoi gialli erotici, con titoli di sicura presa come Orgasmo (1969), Così dolce… così perversa (1969) e Paranoia (1970). Quando la psichedelia e le stupende musiche (Piero Umiliani su tutti) vanno a braccetto col B-Movie.

 

 

Ha collaborato a lungo con Tomas Milian, in film come Milano odia (1974), Il giustiziere sfida la città (1975), Roma a mano armata (1976), Il trucido e lo sbirro (1976, che vede la prima apparizione sullo schermo del personaggio di Er Monnezza), Il cinico, l’infame e il violento (1977) e La banda del gobbo (1978).

 

 

Durante gli anni ’80 si è specializzato nei film horror, di gran moda all’epoca. Suoi Cannibal Ferox (1981, sull’onda di Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato), Mangiati vivi (1980) e La casa 3 – Ghosthouse (1988) il primo sequel non ufficiale della saga di Sam Raimi. Il suo capolavoro di genere cannibale rimane però Il paese del sesso selvaggio (1972). Visione totalmente sconsigliata a un pubblico con lo stomaco debole.

 

Con lui se ne va un grande artigiano, maestro di zoomate e movimenti di macchina che hanno fatto scuola, uno scrittore intelligente, senza peli sulla lingua, anarchico e, a suo modo, poeta.

 

 tomasmilian.it

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