Negli ultimi vent’anni, milioni di persone hanno attraversato continenti senza spendere un euro per dormire. Il motivo? Una piattaforma, un’idea semplice e la voglia di incontrare l’altro, ovunque si trovi. Il Couchsurfing non è solo un modo per viaggiare a basso costo: è un sistema di scambio culturale, di fiducia e di umanità che mette in contatto perfetti sconosciuti, spesso destinati a diventare amici. Oggi è usato in tutto il mondo, da giovani studenti a professionisti in cerca di esperienze autentiche.
Dormire gratis, ma non è solo questione di soldi
Nel gergo della piattaforma, si parla di “navigare sui divani”. Ma nella pratica, può trattarsi di un letto vero, di un materasso steso in salotto o, nei casi più spartani, di un angolo dove sistemare un sacco a pelo. La cosa che conta è una sola: accogliere e lasciarsi accogliere, senza scambi di denaro. Chi ospita – l’host – non riceve alcun compenso. Chi viene ospitato – il guest – non paga nulla, ma può contribuire in modi diversi: cucinare qualcosa, aiutare con le pulizie, o semplicemente condividere storie, tempo, presenza.

Il valore del Couchsurfing non sta solo nel risparmio. Molti host accettano volentieri di ospitare perché vedono nel gesto un’occasione per imparare, ascoltare, conoscere nuovi modi di vivere. Alcuni, per scelta o per timidezza, preferiscono non essere ospitati e fanno solo da host. Altri fanno l’opposto. Nessun obbligo, nessun contratto. Solo disponibilità e rispetto.
Le città più attive sono spesso grandi capitali o mete universitarie, ma il fenomeno si è esteso anche a piccole località. Nelle schede personali, gli utenti indicano spazi disponibili, orari preferiti, passioni. Le esperienze migliori nascono quasi sempre dalla spontaneità. E da un principio molto semplice: trattare chi arriva come un ospite, non come un cliente.
Una community mondiale, nata da una mail
L’idea ha preso forma nel 1999, quando Casey Fenton, giovane americano in partenza per l’Islanda, invia una mail a centinaia di studenti locali chiedendo ospitalità. Le risposte, tantissime e tutte positive, gli mostrano quanto forte sia il desiderio di condividere. Tornato negli Stati Uniti, Fenton crea una piattaforma dedicata, aperta ufficialmente nel 2004 con il nome di Couchsurfing.com.
Da allora, il progetto ha raggiunto numeri impressionanti: milioni di iscritti, centinaia di migliaia di viaggi, incontri, scambi. La piattaforma funziona come un social network: ogni profilo contiene foto, descrizioni, preferenze, lingue parlate, e – soprattutto – recensioni. Perché il vero collante della community è la fiducia. Chi ha già ospitato o viaggiato può lasciare un commento, visibile a tutti. In questo modo si crea un sistema trasparente, in cui ognuno può farsi un’idea di chi avrà davanti.
Couchsurfing non ha mai preteso di sostituire gli hotel o gli ostelli. È un altro mondo, un altro modo di viaggiare con lentezza, dentro la vita delle persone, non solo nei luoghi. Chi parte con questa mentalità scopre spesso aspetti che le guide turistiche non raccontano. Le case, i pasti, le conversazioni diventano parte integrante del viaggio.
Il progetto ha attraversato alti e bassi, soprattutto in seguito alla trasformazione in società a scopo di lucro, ma il cuore della piattaforma – quello fatto di relazioni reali – ha continuato a battere. Oggi, pur tra critiche e nuove regole, Couchsurfing resta una delle reti di ospitalità gratuita più grandi e attive del mondo.