Musica
di Simone Stefanini 5 Febbraio 2018

I 10 momenti più imbarazzanti della storia del Festival di Sanremo

Da Luca era gay di Povia a Siamo donne, passando per i Ragazzi Italiani e le Lollipop

lucagay via

 

Martedì inizia il Festival di Sanremo e noi saremo lì a guardarlo, con la passione di chi assiste alla Storia d’Italia. Fatta di cadute, di scandali, di figure di malta, di inciuci e di errori. Il tutto, ci mancherebbe, mentre si canta. Ecco cos’è il Festival per noi, una cartina tornasole di come va il paese reale, mentre tutto il resto va avanti.

Quindi divano, vino e stuzzichini. Il telecomando non serve, basta mettere su Rai Uno e aspettare che il pallore di  Claudio Baglioni faccia il resto. Intanto godiamoci queste 10 performance allucinanti, che hanno fatto la storia del trash.

 

10) Pupo, Emanuele Filiberto e un tenore a caso che arrivano secondi perché Valerio Scanu arriva primo (2010)

La surreale edizione del 2010 è stata presentata da Antonella Clerici, dai suoi balconi sempre in bella vista e dai suoi innumerevoli abiti a forma di bomboniera. Ma non è questo il punto. Forse non vi ricordate l’uno-due finale: primo Valerio Scanu che voleva far l’amore in tutti i luoghi e in tutti i laghi, secondo un trio delle meraviglie formato da Pupo, il principe di Savoia e un tenore che passava di lì. Cantano una canzone sull’amore per l’Italia e la cosa veramente difficile è farcela a non bestemmiare.

 

9) I Dhamm che provano a fare i Bon Jovi in pieno periodo grunge (1996)

Pieni anni 90, quelli che ora ci sembrano infinitamente belli. Presenta sua maestà Pippo Baudo accompagnato da Sabrina Ferilli e Valeria Mazza. Vince Ron con un pezzo dimenticabile, ma in realtà la vittoria vera è stata di Elio e le Storie Tese con La terra dei cachi. Detto questo, sul palco dell’Ariston sale una band che ricrea ad arte i movimenti di tutti i gruppi glam metal degli anni 80, dagli Skid Row ai Bon Jovi passando per i Guns’n’Roses. Peccato che siamo in pieno grunge. Grandi Dhamm, sempre sul pezzo.

 

8) Sabrina Salerno e Jo Squillo che fanno le femministe vestite come due stripper di Sunset Boulevard (1991)

Nel 1991 di presentatori professionisti disponibili non ce n’erano e il Festival è stato condotto in maniera discutibile da Andrea Occhipinti e Edwige Fenech. Vince Cocciante con quel pezzone che dice Se stiamo insieme ci sarà un perché, mentre il tormentone è assicurato col pezzo di un duo d’eccezione: Sabrina Salerno, idola di Boys Boys Boys  e Jo Squillo, ex punk con le Kandeggina Gang. La canzone è di quelle epiche: Siamo donne, oltre alle gambe c’è di più, e intanto una è vestita in bikini e l’altra con la minigonna uterina. Le amiamo alla follia.

 

7) Belen che esce la farfalla (2012)

Presenta Gianni Morandi (pre Facebook), vince Emma Marrone e la sua acerrima nemica, quella che le ha rubato il fidanzato si fa una scalinata mostrando la farfalla tatuata che vola a fianco della patata (la poesia è mia).  L’audience si alza e va beh, basta coi doppi sensi. Tutto qui.

 

6) I Ragazzi Italiani che provano a fare i Take That all’amatriciana (1997)

Torniamo alla musica con un brano epico. È il 1997, presenta Mike Bongiorno e vincono i Jalisse, rendendo quell’edizione indimenticabile. Nella direzione artistica c’era anche Giorgio Moroder e voi che ora lo osannate, dovreste ricordarvi anche il suo periodo buio. Comunque furoreggiano I ragazzi italiani, cinque manzi più o meno intonati, più o meno snodati che ci fanno sognare con la canzone Vero amore. La prima boy band italiana a Sanremo, ed è subito sera.

 

5) L’enorme canzoniere di centrodestra di Povia (2009)

Se non avete bestemmiato con Pupo e Savoia, qui potete farlo senza indugio. Innanzitutto perché Povia ha vinto un Sanremo, nel 2006 con Vorrei avere il becco, un inno all’amore dei piccioni. Era già stato ospite con Quando i bambini fanno oh, inno ai bambini che fanno oh. Raggiunge l’apice nel 2009, nell’edizione più fango dell’era moderna, presentata da Paolo Bonolis e vinta da Marco Carta. Povia canta Luca era gay, un pezzo su uno che gli piacevano gli uomini ma scherzava, poi ha provato la figa ed è stato subito meglio. Nei paesi civili, canzoni così non le scrivono.

 

4) Le Lollipop che provano a fare le Spice Girls dieci anni dopo (2002)

Nel 2002, in ritardo di circa un decennio col resto del mondo, ecco la prima girl band tutta italiana fare il suo ingresso sul palco sanremese: sono le Lollipop e sono state messe insieme da un proto talent di Italia 1, Popstars. Presenta Pippo Baudo che le introduce con “una canzone fatta per noi giovani” vincendo tutto. Pezzo di rara bruttezza, che diventa bello se messo a confronto con le coreografie e l’intonazione delle cinque. Dopo anni di talent, un disastro così non sarebbe successo.

 

3) Pippo Baudo che salva l’aspirante suicida (1995)

Qui si fa la storia o si muore. Un’edizione vinta da Giorgia con Come saprei, presenta logicamente Pippo Baudo e l’evento scoppiettante della kermesse è rappresentato da Pino Pagano, un 40enne che si vuol buttare di sotto dalla galleria del Teatro Ariston, in diretta tv. Pippo prima negozia, poi sale in gradinata e con le sue manone salva il tapino. Successivamente si è scoperto che era tutto finto, che il poveraccio aveva preso 20 milioni per fare lo stronzo in tv e aveva fatto anche qualche comparsata in discoteca. Pippo però non ne sapeva niente, lui il gesto da eroe l’ha fatto sl serio ed è per questo che noi lo amiamo.

 

2) La famiglia Anania che ha fatto 16 figli (2015)

Sì, era proprio il 2015, non il 1952. Presenta Carlo Conti e pur di farsi amici i vertici Rai, il Vaticano e l’elettorato moderato, introduce gli Anania, una famiglia tradizionale composta da 2 genitori e 16 figli. Il padre continua a dire che è stata opera di Gesù, ma parliamoci chiaro: o Gesù si è proprio preso una cotta per sua moglie o la tesi non regge. Comunque alla fine vince Il Volo e quindi il ritorno agli anni della Grande Guerra è compiuto.

 

1) I figli di che non ne azzeccano un nemmeno per sbaglio (1989)

I ribattezzati figli di erano: Danny Quinn, figlio di Anthony, Paola Dominguin, figlia di un torero e di Lucia Bosè, quindi sorella di Miguel, poi Rosita Celentano figlia di Adriano e Gianmarco Tognazzi figlio di Ugo. Esatto, quelli bravi erano i genitori. Però siamo nell’ultimo anno degli 80s, tutto sta franando e Sanremo deve rispecchiare la società. Vincono Fausto Leali e Anna Oxa col pezzone Ti lascerò (col quale, modestamente, sono un drago al karaoke) e fanno dimenticare le mille gaffe che questi quattro inetti hanno inanellato nel corso del Festival. Una fatica mortale e poi nessuno di loro ha più presentato niente.

 

BONUS: Tutta l’intervista di Elisabetta Canalis e Gianni Morandi a Robert De Niro (2011)

Dunque: è il 2011, hai sul palco quel mostro di bravura di Robert De Niro, sai benissimo che a lui non gliene frega niente di essere lì, oltretutto a presentare una comparsata in un film di merda come Manuale d’amore di Veronesi. Da chi lo fai intervistare? Da Gianni Morandi. Chi traduce? Elisabetta Canalis, perché va a cena con gli attori americani. Il delirio. Domane insulse, Gianni che chiede a Elisabetta come si traduce Taxi Driver e lei: Taxi Driver, poi la Ely che non sa cosa voglia dire il termine gentrify  e tutto finisce in vacca. Perché Sanremo è Sanremo.

 

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