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Home Society

Come commentare il referendum qualunque sia il risultato finale

by Gabriele Ferraresi
03/12/2016
in Society
0
referendum costituzionale 4 dicembre cosa dire

Pregevole illustrazione

Pregevole illustrazione
Pregevole illustrazione

 

Visualizziamo il futuro: lunedì mattina sapremo com’è andato referendum costituzionale del 4 dicembre. Che vinca il Sì o il No a noi importa il giusto, principalmente perché non ne possiamo più e da tempo, è tutto tremendo, a parte la canzone di Bello FiGo, quella ci era piaciuta. Il resto mica tanto: ma il risultato ce lo troveremo di fronte lunedì mattina. Inevitabile.

Ma Dailybest ha pensato a voi, care lettrici e cari lettori, che volete sgusciare via da ogni confronto lunedì mattina davanti alla macchinetta del caffè.

Ecco così manuale di conversazione in 10 pratiche mosse per praticare autentico jujitsu dialettico con i vostri avversari alla macchinetta del caffè. Ricordate che nella filosofia orientale alla base di questa raffinatissima arte di difesa dagli scocciatori referendari si sostiene che “il morbido vince sempre sul duro”.

“Ah caro mio, adesso viene il bello!”
Adesso quando? Adesso adesso, stamattina? Adesso che chiunque abbia vinto ci saranno regolamenti di conti – politici – inimmaginabili per il cittadino medio? Considerato che al cittadino medio i regolamenti di conti politici interessano quanto una gatta di polvere sotto il letto matrimoniale, è un adesso di relativa importanza. Aprite la bustina, mescolate il caffè.

“Ma tanto non cambia niente, il Paese è fermo…”
Qualunquistata con cui il vostro interlocutore potrebbe chiedervi “Va be’, ma dimmi dei numeri, sennò sono chiacchiere” e infatti sì, sono proprio chiacchiere da bar! Per cui non vi serve alcun dato a suffragare un’opinione che zittirà gli astanti, lasciandoli meditabondi sui loro cappuccini col cuore. Prendete la porta, annodando la sciarpa, con sguardo intenso.

“Adesso si potrà parlare di cose davvero importanti”
Il cuore pulsante del benaltrismo, amiche e amici, utile in ogni occasione! Ma quali sono esattamente queste altre cose importanti? Dove sono? Chi le decide? Come si fa a far diventare le cose importanti? Che importa! Sappiate che a questo punto il diagramma del pensiero potrà portarvi su disoccupazione, lavoro dei giovani, scuola, industria, debito pubblico. Yawn.

“Eh, non ci può fidare più dei sondaggi”
Colpetto cerchiobottista mica male questo, che permette di spostare la conversazione dal risultato, qualunque esso sia, alle colpe. Dare la colpa a qualcuno è sempre divertente e svia l’attenzione, per cui date la colpa a qualche sondaggista. Di solito c’è sempre qualche sondaggista che sbaglia, chissà chi sbaglierà a questo giro. Ordinate con calma un caffè ristretto.

“Finalmente ci han fatto votare per qualcosa!”
E quando tornerete a casa, date a un grillino questa carezza gentista: e dite lui che questa è la carezza referendaria. Con tutta la passive aggressiveness di cui siete capaci gettate in pasto alla folla questa affermazione importante, dura, che vi farà emergere come tutori della democrazia autentica, quella dove si vota. Colpo da maestri questo, se il giorno prima non andate a votare.

“Tanto alla fine paghiamo sempre noi”
Paghiamo cosa, di preciso? Il conto del bar? Le camicie stirate in lavanderia? Il radicchio in offerta al supermercato? Comunque paghiamo “noi”, e i “noi” quando vi trovate in un bar, sono un grande, potente, rabbioso inconscio collettivo cui non importa un fico secco di niente, ma solo dei soldi che deve pagare in tributi e balzelli. Tutti odiano pagare le cose.

“Che brutta campagna che han fatto… per fortuna è finita”
Un po’ il classico “ne usciamo tutti sconfitti“, peraltro vero in questa occasione, in cui mai come per il referendum costituzionale ne sono usciti tutti male, sia la coalizione del Sì, che del No, in una guerra di propaganda che solo in alcuni romanzi distopici avevamo potuto scrutare in anticipo. Puntate sul relax, sulla gratificazione futura.

“Adesso comunque, figurati se non si mettono d’accordo”
Di nuovo: chi, come, quando, perché si metterà d’accordo e su cosa? La secolare tradizione di un Paese che negozia tutto emergerà chiaramente. Fate in questo caso leva sull’italianità: l’italianità è un valore molto importante quando vi trovate in un bar, valore condiviso e apprezzato, soprattutto dal barista. Opzione meno valida in caso di bar gestito da cinesi.

“E adesso di cosa parliamo?”
Affermazione importante, nel giorno in cui tra l’altro ci sarà una cosa ben più importante di cui discutere, ovvero l’ultimo episodio della più bella serie tv degli ultimi tempi: WestWorld. In ogni caso, buttatela in caciara così, con un sorriso, al lunedì mattina la gente ha già le palle girate che deve andare a lavorare. Leggerezza e cazzeggio, sempre.

“Va be’, ma a Capodanno allora cosa fate?”
Scacco matto.

Tags: caffènewsPoliticareferendum
Gabriele Ferraresi

Gabriele Ferraresi

Lavoratore intellettuale salariato

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