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Home Art

Casa Jasmina, a Torino c’è l’abitazione più intelligente d’Italia

by Lorenzo Mannella
23/10/2015
in Art
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Casa Jasmina

Casa Jasmina è a Torino, ma sembra arrivata da un altro pianeta.

Casa Jasmina
Casa Jasmina è a Torino, ma sembra arrivata da un altro pianeta.

 

A Torino c’è un posto proiettato nel futuro: si chiama Casa Jasmina. I primi a dormirci dentro, con un sacco a pelo, sono stati lo scrittore di fantascienza Bruce Sterling e sua moglie Jasmina Tesanovic. Non c’erano neppure le finestre. Sembra impossibile, ma oggi questa casa abbandonata da decenni è diventata uno spazio aperto ai creativi che vogliono sporcarsi le mani immaginando il futuro.

Sterling, che è anche curatore del progetto, ha definito così Casa Jasmina nel corso di un intervento a Maker Faire Rome: “A place to stay. A place to share. A place to experiment”. Un luogo dove stare, perché sarà su AirBnB, un luogo per condividere progetti domotici su Github e un luogo dove sperimentare nuove soluzioni open source per le case connesse. Qualche esempio? Mobili fai-da-te, lampade e sensori intelligenti.

Ma a cosa si connette una smart home? Sterling dice che “la risposta è una sola: è connessa a noi”. Che succede quando entri in una casa intelligente? Senti pronunciare il tuo nome? E come deve essere gestito il giardino? Quanto possono essere invasivi i sistemi di sorveglianza? Sono domande da un milione di dollari ma, tutto sommato, “uno smartphone è più connesso di quanto potrà mai essere la nostra casa”.

 

Entering Casa Jasmina
Dentro Casa Jasmina tutto può essere open source, compresa la pianta.

 

Casa Jasmina è un foglio bianco su cui progettare, senza pubblicità, senza scopo di lucro. “Non vogliamo che questa diventi la casa più bella di Torino. Vogliamo che spuntino altre abitazioni come questa. Non c’è alcuna ragione per cui i makers non possano concentrarsi sulle case”. Secondo il curatore, in 15-20 anni potremmo vedere dei quartieri makers dove le cose sono prodotte localmente, fuori dalle fabbriche, con stampanti 3D e altre tecnologie alla portata di tutti.

“Non puoi fare tutto nei fab lab. Devi farlo a casa, perché è lì che viviamo” dice Sterling. Ecco la differenza: molti degli oggetti costruiti dai makers non sono fatti per stare in casa. Ridendo, dice che l’arredo prodotto dagli artigiani digitali italiani è “meno orribile degli altri”. Il punto è che “making hardware is hard”. E fare dell’hardware che non uccida un bambino di due anni è “molto, molto, molto difficile”.

 

RFID tag Casa Jasmina
Un RFID tag per aprire la porta di Casa Jasmina? Si può fare.

 

Ma costruire le case del futuro non è solo una questione di sicurezza o privacy. Dentro Casa Jasmina si lavora per connettere l’appartamento allo smartwatch Pebble – molto più versatile del cipollone di Apple – e studiare nuove alternative al vecchio mazzo di chiavi. Tuttavia, la missione più difficile di tutte è “far divertire un bambino di due anni”. Immaginate di premere un pulsante che dice semplicemente “arte” e lasciarsi stupire da quello che succede alle pareti.

Cavalcare l’onda della Internet of Things (IoT) – dove anche il frigorifero ha il wifi – rischia di alzare solo un grande polverone. Tutti ne parlano, ma chi è che lo fa davvero? Alcune previsioni dicono che nei soli Stati Uniti le cucine smart creeranno un mercato da 10 miliardi di dollari entro il 2020: un settore dinamico dove circa uno sviluppatore su cinque farà affidamento su piattaforme open source come quelle di Casa Jasmina.

C’è qualcosa che può andare storto? Sterling suggerisce di non trattare le nuove tecnologie come qualcosa di “già visto” nei libri di fantascienza. Bisogna avere il coraggio di lasciarsi sorprendere.

Tags: designfantascienza
Lorenzo Mannella

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