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Home Art

E se gli edifici simbolo di New York fossero nelle aree più remote della Terra?

by Ornella Cigno
09/05/2016
in Art
0
Guggenheim Museum
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Cooper Union

 

In un futuro non troppo lontano, undici tra i più famosi edifici di New York spariscono improvvisamente dalla metropoli e nel giro di poco cominciano a riapparire nei luoghi più desolati del pianeta: tra montagne rocciose o sepolti nelle sabbie bianche del deserto. Nessuno sa esattamente cosa sia successo e perché.

 

Chrysler Building
Chrysler Building
The Standard
The Standard
Guggenheim Museum
Guggenheim Museum
Breuer Building
Breuer Building
Whitney Museum
Whitney Museum
Headquarters of the United Nations
Headquarters of the United Nations
Metropolitan Opera
Metropolitan Opera
The New Museum
The New Museum
8 Spruce Street
8 Spruce Street
IAC Building
IAC Building
Cooper Union
Cooper Union

 

Questa è l’idea dietro al progetto Misplaced: una storia di fantascienza architettonica che cancella gli edifici di New York dalle strade trafficate di Manhattan per ricollocarli in paesaggi aridi, quasi alieni. L’effetto è decisamente straniante e sembra davvero di trovarsi davanti alle ambientazioni di Star Wars o simili. Il fotografo Anton Repponen ha lavorato con lo scrittore Jon Earle per collocare queste undici immagini all’interno di un tessuto narrativo che racconti anche una storia.

Le immagini, che già di per sé sono sorprendenti, sono state infatti accompagnate da commenti ironici sul design e sulla globalizzazione, visto che è sempre più comune vedere delle vere e proprie megalopoli erigersi improvvisamente in luoghi inaspettati e spesso deserti.

 

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Guggenheim Museum

 

Tra i vari edifici vediamo il Guggenheim ricollocato in un paesaggio marziano dove sembra quasi più a suo agio rispetto all’originale Fifth Avenue. Ad accompagnare l’alienante immagine leggiamo questa storiella:

Musei Guggenheim cominciano a spuntare in ogni parte del globo, dai Paesi Baschi alla più lontana Dubai, finché i posti si esauriscono. Il consiglio d’amministrazione manda i suoi agenti a setacciare la Terra, cercando terre primitive lontane dall’arte moderna o contemporanea. Questo è uno  tra i luoghi scelti. Un’analisi del luogo è stata scritta, lavoratori migranti assunti e il museo è stato costruito in mezzo a distese fangose. La vendita dei biglietti è stata piuttosto lenta. 

 

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Breuer Building

 

I paesaggi ritratti sembrerebbero ultraterreni ma Repponen assicura che appartengono tutti al Pianeta Terra e sono stati fotografati personalmente da lui. Sono scatti delle isole hawaiane di Maui e Lanai, alcuni del deserto Jericoacora in Brasile, e altri dei vulcani del Costa Rica. Se siete curiosi di scoprire come il fotografo ha lavorato a livello tecnico al progetto di mashup, potete leggere questa spiegazione ultradettagliata rilasciata dallo stesso Reapponen e provare quindi a cimentarvi anche voi in qualcosa di simile.

Ammirate l’intera serie di immagini e leggete le relative storielle fantasy sul sito ufficiale del progetto.

[via untappedcities]

Tags: architetturadesignfotografianew york
Ornella Cigno

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