La sentenza emessa dal tribunale collegiale di Reggio Emilia nel processo noto come “Angeli e Demoni” segna una svolta decisiva nel controverso caso Bibbiano, che ha catalizzato l’attenzione mediatica e l’opinione pubblica negli ultimi anni. Dopo un iter giudiziario complesso e oltre cento capi di imputazione, il verdetto ha visto cadere la maggior parte delle accuse, confermando però tre condanne con pena sospesa.
Caso Bibbiano: cosa hanno deciso i giudici
La decisione del tribunale ha sancito condanne di breve durata per tre imputati: due anni a Federica Anghinolfi, ex responsabile dei Servizi sociali della Val d’Enza, per due capi di imputazione; un anno e otto mesi a Francesco Monopoli, assistente sociale; e cinque mesi a Flaviana Murru, neuropsichiatra. Per gli altri quattordici imputati, invece, sono state pronunciate assoluzioni o proscioglimenti per prescrizione, con la quasi totalità delle accuse rigettate.
Si tratta di un risultato che ridimensiona drasticamente le accuse iniziali di un presunto sistema illecito di affidi, che aveva alimentato sospetti e polemiche a livello nazionale. La vicenda, che aveva coinvolto dieci minori, si è conclusa con il ritorno di tutti i bambini alle famiglie d’origine, smentendo così le ipotesi di sottrazione illecita.

Gli avvocati di Federica Anghinolfi, Oliviero Mazza e Rossella Ognibene, hanno sottolineato come la sentenza confermi che la loro assistita non ha mai agito per interessi personali né si è macchiata del reato di “furto di minori”. “Oggi sappiamo che non esistono demoni contrapposti agli angeli”, hanno dichiarato, riferendosi al titolo del processo. Tuttavia, hanno evidenziato come la distruzione mediatica dell’immagine di Anghinolfi e del sistema di tutela dei minori resti un danno grave e irreparabile.
Significativo anche il gesto dell’ex sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, arrestato nel 2019 nell’ambito dell’inchiesta e poi completamente assolto. Dopo la sentenza, Carletti ha pubblicato una foto sui social che lo ritrae davanti al municipio del paese insieme al suo successore Stefano Marazzi, simbolo del passaggio di consegne e di una volontà di lasciarsi alle spalle una pagina difficile per la comunità.
Il processo “Angeli e Demoni”, dunque, si chiude con un quadro giudiziario che ridimensiona le accuse di un presunto sistema illecito, ma lascia aperti interrogativi sul modo in cui la cronaca e la politica hanno raccontato una vicenda complessa e delicata, tra tutela minorile e responsabilità istituzionali.