Un’esplosione devastante ha scosso la notte a Castel d’Azzano, nei pressi di Verona, causando la morte di tre carabinieri e il ferimento di quindici operatori delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco.
L’evento è avvenuto durante un’operazione di controllo programmata in un casolare occupato da tre fratelli. Le autorità hanno confermato che la casa era saturata di gas, probabilmente immesso intenzionalmente dagli occupanti, e l’esplosione si è verificata all’apertura della porta d’ingresso da parte delle forze dell’ordine.
I fatti e la dinamica dell’esplosione a Castel d’Azzano
L’operazione, inizialmente prevista per il 12 ottobre, era stata posticipata a causa delle condizioni di pericolo già note agli investigatori. Il procuratore capo di Verona, Raffaele Tito, ha spiegato che l’intervento del 14 ottobre sarebbe stato un semplice sopralluogo e non un vero e proprio sgombero, considerata la situazione delicata e la presenza di bottiglie molotov sul tetto del casolare. I tre fratelli occupanti, Dino, Maria Luisa e Franco Ramponi, tutti agricoltori e allevatori con gravi problemi finanziari e ipotecari, erano già stati protagonisti di episodi simili nel 2024, sempre caratterizzati dalla saturazione della casa con gas.
Durante l’irruzione, alcuni carabinieri sono saliti sul tetto per entrare dall’alto, mentre altri hanno provato ad aprire la porta principale, percependo un forte odore di gas. L’esplosione si è verificata proprio in quel momento, investendo i militari, i poliziotti e i vigili del fuoco presenti. Tre carabinieri hanno perso la vita: il Luogotenente Carica Speciale Marco Piffari, il Carabiniere Scelto Davide Bernardello e il Brigadiere Capo Qualifica Speciale Valerio Daprà, tutti appartenenti ai Reparti Speciali dislocati tra Padova e Mestre.
La donna, Maria Luisa Ramponi, è rimasta ferita nell’esplosione e successivamente è stata arrestata, mentre uno dei fratelli è stato fermato dopo alcune ore in un campo di sua proprietà. Il terzo, invece, si è dato alla fuga, ma è stato catturato poco dopo.
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha aggiornato la stampa sulle condizioni dei feriti e sulle attività di soccorso. «Il sistema sanitario regionale aveva predisposto un presidio preventivo fin dalle prime ore della notte, data l’alta pericolosità dell’operazione – ha dichiarato Zaia –. Subito dopo l’esplosione è stato attivato un piano di maxi emergenza, con l’invio di ulteriori mezzi di soccorso e personale medico per garantire la massima assistenza».
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, intervenuto a “Uno Mattina news”, ha definito l’episodio «un gesto di assoluta follia» e ha sottolineato la complessità e la pericolosità delle operazioni di questo tipo. Ha inoltre confermato che è altamente probabile che l’innesco dell’esplosione sia stato causato dall’attivazione di una bombola di gas dall’interno dell’abitazione. Il comandante provinciale dei carabinieri di Verona, Claudio Papagno, ha descritto l’intervento come un’azione condotta in condizioni estremamente difficili e ha evidenziato la determinazione degli occupanti nel voler rendere impossibile lo sgombero, barricandosi per mesi all’interno della struttura.
Il sindacato Sim dei Carabinieri, attraverso una nota ufficiale, ha espresso profondo cordoglio per la perdita dei tre colleghi: «Sono stati militari stimati e amati nelle comunità dove prestavano servizio. Hanno onorato l’uniforme con umiltà, dedizione e altruismo, fino al sacrificio estremo». Il segretario Antonio Serpi ha aggiunto che «il dolore per questa perdita colpisce tutta la famiglia dell’Arma, e siamo vicini con commozione alle famiglie, ai colleghi feriti e a tutti coloro che stanno operando sul campo».