La Tari è la tassa comunale destinata a coprire il servizio di gestione dei rifiuti urbani. È obbligatoria per chi possiede o utilizza un immobile potenzialmente produttivo di rifiuti, anche se non viene usato. Viene riscossa direttamente dai Comuni e, fino al 2024, il calcolo si è basato principalmente sulla superficie dell’immobile e sul numero di occupanti. Ma dal 2025, qualcosa cambia. Parallelamente, è utile sapere che la Tari ha un termine di prescrizione: se il Comune non agisce entro certi limiti di tempo, il cittadino può non pagare legalmente il tributo.
Quando la Tari va in prescrizione e come far valere il diritto a non pagarla
La prescrizione della Tari avviene dopo 5 anni: significa che se il Comune non richiede formalmente il pagamento entro questo termine, la tassa decade. Il conto parte dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello a cui si riferisce l’imposta. Per esempio, per la Tari del 2018 la prescrizione parte dal 1° gennaio 2019 e termina, in condizioni normali, il 1° gennaio 2024. A causa dell’interruzione dei termini durante il periodo Covid (dal 9 marzo al 31 maggio 2020), il termine per quell’anno è slittato al 26 marzo 2024.

La prescrizione non è automatica: se si riceve un avviso di pagamento relativo a un anno già prescritto, è necessario presentare un’istanza di autotutela al Comune per chiedere l’annullamento. Se l’amministrazione non risponde o rigetta la richiesta, il cittadino ha 60 giorni per presentare ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale. È importante ricordare che anche le cartelle esattoriali seguono lo stesso termine di 5 anni, a meno che non siano interrotte da un nuovo atto formale.
Esistono però eccezioni. Se l’obbligo di pagamento è stabilito da una sentenza, allora il termine di prescrizione si allunga a 10 anni. Lo stesso avviene se nel frattempo viene notificato un atto interruttivo, ad esempio una cartella di pagamento: in questo caso il conto si azzera e riparte da capo.
Cosa cambia nel 2025 con l’arrivo della tariffa puntuale
Dal 1° gennaio 2025, in alcuni Comuni italiani entra in vigore un nuovo metodo di calcolo della Tari: la tariffa puntuale. L’obiettivo è premiare chi produce meno rifiuti indifferenziati, responsabilizzando ogni cittadino in modo più diretto. Il nuovo sistema prevede che l’importo della tassa non sia più determinato solo da superficie e numero di abitanti, ma anche in base alla quantità effettiva di rifiuti indifferenziati prodotti.
Comuni come Ravenna e Cervia sono tra i primi ad applicare il nuovo sistema, che verrà poi esteso a livello nazionale. Per farlo, saranno introdotti strumenti di misurazione individuali, come cassonetti intelligenti, badge elettronici e sistemi di apertura controllata. Ogni utenza potrà quindi essere monitorata in base al conferimento, e chi smaltisce correttamente vedrà una riduzione del costo in bolletta.
Il passaggio alla tariffa puntuale rappresenta un cambio culturale oltre che tecnico: il cittadino diventa protagonista nella gestione del ciclo dei rifiuti, con un ritorno economico legato al comportamento quotidiano. Chi differenzia bene, risparmia. Chi produce rifiuti indifferenziati in eccesso, paga di più.