Il ritorno di un’idea già conosciuta non passa mai inosservato, soprattutto se in passato ha rappresentato un sostegno concreto per milioni di cittadini. La proposta di riportare in vita ciò che era stato archiviato dall’attuale governo, infatti, ha immediatamente riacceso il confronto politico e sociale.
Tra chi lo considera un diritto da difendere e chi lo giudica un errore da non ripetere, due visioni che difficilmente troveranno un punto d’incontro. Un duello che trova la sua arena principale nelle campagne elettorali, con un volto noto della politica a difendere il Reddito di Cittadinanza.
Il Reddito di Cittadinanza sta per tornare
A riportare la misura al centro della scena è stato Giuseppe Conte, attuale leader del Movimento 5 Stelle, che ha ribadito la sua posizione. Durante la presentazione di Roberto Fico come candidato alle Regionali in Campania ha lanciato il suo messaggio con forza e concretezza d’intenti.

Secondo Conte, infatti, le politiche messe in campo dal centrodestra favorirebbero interessi economici e grandi gruppi, lasciando indietro i soggetti più deboli. Da qui dovrebbe partire il rilancio del Reddito di Cittadinanza, già introdotto nell’ormai lontano 2019 dal suo governo insieme alla Lega.
Conte non nega gli errori del passato e ammette che le politiche per il lavoro non hanno funzionato e che il sussidio ha generato abusi. Tra le falle più evidenti c’erano i finti cambi di residenza per abbassare l’ISEE o la rinuncia a impieghi regolari perché ogni guadagno riduceva l’importo.
Dal 2024 il governo ha quindi sostituito il Reddito di Cittadinanza con l’Assegno di Inclusione, una misura riservata a una platea più ristretta. Chi non rientra in categorie fragili può accedere al Supporto Formazione e Lavoro, 500 euro al mese per 12 mesi se si seguono corsi di formazione.
Il centrodestra accusa Conte di usare il tema come bandiera elettorale, puntando soprattutto sul Sud dove la misura aveva trovato terreno fertile. Non è un caso che, alle ultime politiche, il Movimento 5 Stelle abbia retto proprio grazie ai consensi meridionali, ma Conte ribalta le accuse.
Secondo il leader pentastellato, siamo di fronte a un governo che avrebbe “fatto cassa sui poveri” recuperando miliardi proprio con l’abolizione del sussidio. Per Conte la vera necessità è ora correggere le falle del progetto precedente, creando una nuova misura più precisa ma ugualmente funzionale.
Da una parte chi difende l’idea di un sostegno diretto e senza condizioni, dall’altra chi invoca rigore e lavoro come unica strada. Nel mezzo, milioni di cittadini che guardano con attenzione al futuro, consapevoli che dietro alle polemiche politiche si gioca una partita che riguarda direttamente la loro vita quotidiana.