Il regolamento condominiale stabilisce le norme che disciplinano l’uso delle aree comuni, il rispetto degli orari, la gestione dei rumori e altre regole relative alla vita quotidiana all’interno del condominio. Ma cosa accade quando alcuni condomini non rispettano gli obblighi economici, in particolare quelli relativi al pagamento delle spese condominiali? È possibile che il regolamento imponga sanzioni a chi non paga? E se sì, quali sono i limiti?
Il problema dei morosi in condominio è un tema sempre più rilevante, alimentando frequentemente conflitti tra i residenti e aumentando il carico di lavoro per gli amministratori. I ritardi o i mancati pagamenti delle spese comuni possono compromettere la gestione ordinaria del condominio, rallentando o addirittura bloccando servizi essenziali come la manutenzione, le pulizie o l’approvvigionamento delle utenze comuni.
Cosa succede a chi non paga le rette condominiali?
La domanda che spesso sorge tra i condomini è se il regolamento possa prevedere sanzioni per chi non salda il proprio debito. La risposta non è semplice, ma la legge offre alcuni chiarimenti. Secondo l’articolo 70 delle disposizioni attuative del Codice Civile, il regolamento condominiale può prevedere delle sanzioni pecuniarie, ma solo per violazioni specifiche delle sue disposizioni, come ad esempio il disturbo dovuto ai rumori, l’uso improprio delle parti comuni, o l’occupazione di spazi di parcheggio.

Tuttavia, il regolamento non può stabilire sanzioni per il semplice inadempimento degli obblighi di pagamento delle spese condominiali. Secondo il Codice Civile, le sanzioni pecuniarie previste dal regolamento condominiale possono arrivare a un massimo di 200 euro, con la possibilità di un aumento fino a 800 euro in caso di recidiva. Tali sanzioni vengono decise in assemblea, ma occorre una maggioranza qualificata che rappresenti almeno metà del valore dell’edificio. Queste multe sono destinate a punire comportamenti contrari alle norme condominiali, come ad esempio il disturbo della quiete pubblica o l’uso improprio delle aree comuni. Ma anche in questo caso, la legge stabilisce dei limiti: le sanzioni non possono riguardare il mancato pagamento delle spese comuni, un obbligo che è separato dalla disciplina delle condotte da sanzionare.
Il Codice Civile permette infatti di sospendere i servizi comuni da parte dell’amministratore, ma solo in relazione a quei servizi che possono essere goduti separatamente da ciascun condomino. Ad esempio, è possibile sospendere l’accesso al parcheggio o ad altri servizi individuali, ma non si può impedire a un moroso di partecipare all’assemblea o di accedere ad altri beni comuni, come l’ascensore o il cortile.
Un altro aspetto importante riguarda le decisioni assembleari. In una sentenza del 2011 (n. 10929), la Corte di Cassazione ha precisato che le sanzioni stabilite dal regolamento contrattuale o da una delibera unanime dei condomini possono includere penali, come l’applicazione di interessi bancari o altre misure per il ritardo nei pagamenti. Tuttavia, se la delibera non è adottata all’unanimità, non può essere considerata valida. La Cassazione ha sottolineato che queste sanzioni incidono sulla sfera patrimoniale dei condomini e, pertanto, per essere valide, devono essere concordate da tutti i residenti.
Questo orientamento ribadisce che il regolamento condominiale può disciplinare il pagamento delle spese, ma non può imporre oneri supplementari senza un consenso unanime. Inoltre, i diritti fondamentali dei condomini, come il diritto di godere delle parti comuni, non possono essere pregiudicati da decisioni unilaterali o da misure punitive troppo gravose.