Geek
di Mattia Nesto 3 Maggio 2019

Con Days Gone sei un biker che deve sopravvivere a gigantesche orde di zombie

L’esclusiva di Sony Playstation, nonostante qualche dubbio sollevato dalla critica internazionale, ci è piaciuta un bel po’

La pioggia è incessante e, praticamente, non si vede più in là del proprio naso. Attraversiamo una piccola strada di montagna quando, la nostra fidata moto ci abbandona: la benzina è finita. Allora scendiamo, controlliamo che sia tutto a posto nel motore e non possiamo fare altro che metterci in cammino: con la coda dell’occhio abbiamo notato un piccolo insediamento giù a valle e, forse, lì potremo trovare un po’ di benzina. Ma quello non è il problema più grande. Il problema più grande è, in fin dei conti, se ci arriveremo vivi nel paesino. Infatti la strada fangosa è invasa da un’orda di freakers, quelle creature dell’incubo che da ormai anni e anni popolano tutto il mondo. Ma noi impersoniamo Deacon St. John, biker e cacciatore di taglie e abbiamo solo un obiettivo: prendere la benzina, far ripartire la moto e continuare a cercare il nostro unico e grande amore, Sarah, nonostante il mondo attorno a noi stia letteralmente crollando.

Questo è, grosso modo, il feeling che si prova nel giocare a Days Gone, l’esclusiva di Sony Playstation di questa primavera. Days Gone, che avevamo provato in anteprima qualche mese fa,  ci ha stupito una volta di più. Se infatti i primi trailer ci avevano lasciato con qualche perplessità, dopo quasi venti ore di gioco intenso Days Gone ci ha convinto in toto. Le ambientazioni, grosso modo ricalcate sul modello degli Stati americani ad ovest della Catena delle Cascate, soprattutto l’Oregon, sono bellissime e offrono panorami mozzafiato.

Tuttavia non si potrà stare troppo tempo a rimirare il paesaggio: infatti grazie ad una scansione e progressione del tempo verosimile (non solo ciclo giorno-notte ma anche variazioni climatiche come pioggia, neve e vento) i freaker a seconda dell’ora si sposteranno e quindi, a più riprese, potrebbero sorprenderci di spalle mentre osserviamo le montagne che incorniciano l’orizzonte.

A parte i controlli un po’ legnosi della nostra moto (ma miglioreranno con il tempo, così come le nostre abilità di base), è davvero divertente percorrere le grandi strade americane o i piccoli sentieri di montagna con un arsenale di armi sempre ridotto all’osso. Certo, si potrà craftare (ovvero costruire) nuovi strumenti bellici con le risorse che troveremo lungo il cammino, ma comunque la penuria di mezzi aguzzerà l’ingegno: potremo certamente fare “il rambo” e metterci a sparare all’impazzata ma il rischio di ritrovarci, dopo pochi minuti, con neppure un proiettile e circondati da un’orda di più di 400 zombie/freakers (tra cui anche degli zombie-bambino. Fate ciao-ciao al politicamente corretto).

Sì, avete capito bene: Days Gone, oltre ad avere una trama non banale (anzi, con momenti molto ma molto intensi) ha anche la sua brava componente di gioco di orde, con, giustappunto, i gruppi zombeschi più grandi e “realistici” della storia del videogioco. Ora, volete darci una mano con quelle molotov “fatte in case” o volete fare amicizia con quel gruppo di freakers che stanno puntando le vostra interiora?

Days Gone

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