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Deathloop: in bocca al loop

Lo so, lo so perfettamente: molti di voi, compreso il sottoscritto, non avevano, ancora, bene capito che diamine fosse Deathloop. L’ultima esclusiva PlayStation pubblicata da Bethesda (prima dell’acquisizione di quest’ultima da parte di Microsoft e conseguente atterraggio nel catalogo Xbox) e sviluppata da quei geniacci di Arkane Studios aveva dimostrato stile e cura per le colonne sonore ma, diciamolo, non era stata proprio chiarissima nell’esposizione. E invece, pad alla mano, e dopo svariate ore passate sull’isola di Blackreef, ve lo posso dire: Deathloop è un fps stealth-action ispirato, che trae a piene mani dallo stile Arkane di Prey e di Dishonored gettando il giocatore in una spirale di morte e risurrezione super coinvolgente. Con qualche difetto, ma davvero molto divertente. E con enigmi ambientali acuti e stimolanti per il giocatore e per la community che, proprio in queste ore, si sta lanciando alla scoperta di ogni tipo di segreto.

Se dovessi dirvi quali sono i punti di forza, potrei iniziare come prima cosa citando il design generale dell’opera, che setta le coordinate negli anni Settanta più siderali e spaziali che vi possano essere con una scrittura acuta e geniale. Grazie anche a una localizzazione e un doppiaggio in italiano sopraffini (Arkane non ha veramente perso il tocco magico per creare sceneggiature al tempo stesso intriganti e buffe) fornisce al giocatore un mondo che si “apre” via via, di pari passo con la sua voglia di esplorare e conoscere. Noi vestiamo i panni di Colt, un malcapitato individuo che, per motivi misteriosi, si ritrova prigioniero dell’isola di Blackreef, un’isola molta grande e divisa in numerosi settori ognuno dei quali è controllato da un inquietante figura dotata di poteri più o meno magici. Questi, in soldoni, sono i boss che dovremo sconfiggere alla fine di ogni livello, ma, su tutti, domina Julianna che fin dai primissimi passi che muoveremo sull’isola ci braccherà di continuo per scongiurare la nostra unica missione: spezzare il loop. Ah, il consiglio di cuore è di arrivare alla fine ma non di “limitarvi” all’endgame. Infatti una volta terminata la prima run potrete impersonare Julianna e, un po’ come in Dark Souls, “invadere” i mondi degli altri giocatori nei panni di Colt. Quasi superfluo dirvi che, in questi primissimi giorni, mi sono divertito un mondo a “rovinare” le partite degli altri. Ma è tutto role-play no?

Se la partenza della storia, come avete potuto notare, è contemporaneamente intrigante e semplice, è la sua realizzazione a destare meraviglia. Deathloop, anche grazie a un gunplay solido e efficace, permette al giocatore di muoversi un mondo che, pur non toccando vertici grafici particolarmente ammirevoli, è stimolante e piacevole da esplorare. I nemici, ad esempio, potranno essere eliminati sia con un approccio diretto, à la Rambo, oppure attraverso attacchi furtivi, con uno stealth che, però, è gravato da un intelligenza artificiale veramente deficitaria. Ecco questa è forse l’unica grande pecca del titolo: l’IA nemica non è solo rozza ma sembra proprio appartenente a un’altra epoca storica, con un cono di visione dei nostri avversari che, a confronto, i soldati genetici di Metal Gear Solid erano “occhi di falco”.

Si, ci vuole decisamente qualcosa da bere

Nonostante qualche oscillazione del framerate (si potranno scegliere fino a tre modalità ma vi consiglio la modalità “Prestazioni” con60 fps e 4k dinamici) sparare e correre in Deathloop è super divertente. Anche grazie alla “prestazione” pazzesca del controller Dual Sense. Ecco, molto probabilmente qui abbiamo davvero toccato uno dei primi vertici della nona generazione, arrivando ai livelli di AstroBot e superando, di gran lunga, i già interessanti e lusinghieri risultati di Returnal.

Nella spirale di morte e risurrezione (fino a due volte, poi avremo il game over “definitivo”, un po’ come in Sekiro) di Deathloop il dual-sense di Playstation 5 registra praticamente tutto: quando ricarichiamo sentiamo, letteralmente, i proiettili inseriti nella nostra arma da fuoco, quando sfogliamo un volume sentiamo le singole pagine scorrere tra le nostre dita e quando pugnaliamo a morte qualcuno….beh ve lo vogliamo fare scoprire da soli. Insomma, al netto di qualche singhiozzo dal punto di vista del gameplay, Deathloop è un gioco raro, se non unico, con un’anima propria e peculiare: ancora una volta lo stile Arkane si riconosce da un miglio.

 

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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Mattia Nesto

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