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di Mattia Nesto 3 Marzo 2022

Nokstella: l’opera al nero di Elden Ring

Mi sono perso in Elden Ring e quando ho scoperto Nokstella, la città eterna, ho pensato a Marguerite Yourcenar.

Datemi un Torrente e vi esplorerà il mondo (o almeno l’Interregno)  Datemi un Torrente e vi esplorerà il mondo (o almeno l’Interregno)

SPOILER: questo articolo contiene spoiler, si parla di un’area segreta di Elden Ring, ovvero Nokstella ed è bene che chi non voglia anticipazioni si fermi qui. Chi è invece tanto intrepido da seguirmi in questa peregrinazione si faccia avanti. Già perché proprio di pellegrinaggio, in un certo senso, si tratta visto che la già citata Nokstella, la città eterna, è una delle tante, tantissime aree segrete e opzionali di Elden Ring. Nella mia recensione, che potete trovare qui, ho sottolineato a più riprese come, per via anche della svolta open-world del titolo, uno dei maggiori fiori all’occhiello della nuova produzione di From Software e distribuita da Bandai Namco, sia, giustappunto, la possibilità di attraverso un mondo sì vasto e sconfinato, ma perfettamente coerente e dal punto di vista topografico e dal punto di vista della possibilità, se si presta attenzione e si aguzza la vista, di scoprire un passaggio segreto, un pertugio celato oppure una semplice apertura nella roccia. Beh, quando ho scoperto Nokstella non ho fatto nulla di tutto questo.

Me ne stavo andando a zonzo per Sepolcride, dopo aver abbattuto un boss di una nuova catacomba che avevo scoperto da poco quando la mia attenzione è stata catturata da un castello che, romito, dominava un’altura a strapiombo su un mare sconfinato. Ho richiamato il mio fidato Torrente e mi sono messo a cavalcare verso quell’imponente struttura. Per farlo occorreva attraverso un bosco, neppure troppo vasto, anche se abbastanza fitto. Ad un certo punto quel boschetto, apparentemente di piccole dimensione, si è fatto in realtà abbastanza intricato e, soprattutto, si è alzata una strana nebbia fitta fitta che celava lo sguardo. Ed ecco allora che mi sono imbattuto in una sorpresa: una struttura circolare, a metà tra un battistero del Quattrocento e un tempio non dissimile da Santuario d’Inverno di Dark Souls 2. Ma di maggiori dimensioni.

La porta di quella struttura era aperta e sono entrato, non ho resistito, vi confesso: il mio obiettivo era il castello, ve l’ho detto, ma quell’edificio perso nel bosco aveva una forza magnetica, inquietante e misteriosa, che mi attraeva a sé. Non appena entrato, dopo aver constatato non come non vi fossero nemici, ho notato un meccanismo che per un giocatore veterano dei souls non poteva che rappresentare una e una sola cosa: un’ascensore. Senza indugiare troppo, mi sono posto sopra di esso e sono sceso. Sono sceso, letteralmente, per chilometri, giù, giù nella nuda terra. Ed ecco che mentre andavano nello strapiombo ho scoperto le stelle. Sì, avete capito bene. Nelle profondità del sottosuolo di Sepolcride è celata alla vista degli abitanti di superficie una città segreta, ammantata dalle stelle rappresentate dalle pietre preziose incastonate nella sua “volta.” Uno spettacolo mozzafiato che mi ha fatto subito pensare all’arte dell’alchimia raccontata da Marguerite Yourcenar ne “L’opera al nero”.

Un’opera magnifica  Un’opera magnifica

Esattamente come Zenone, il protagonista del libro di Yourcernar, anche io mi sono avventurato nel basso per trovare l’alto. Un piccolo alchimista armato di un catalizzatore magico, un pugnale sanguinolento e un paio di evocazioni tra il bestiale e l’infernale. Nokstella, come si intuisce dal nome, è una città che trae dall’oscurità, dalla notte la sua luce ed è uno di quegli scenari talmente belli, ispirati e magnifici da dare i brividi anche solo al pensiero. Mi sono avventurato in questo territorio inesplorato, buio e presto ostile: prima un gruppuscolo di quelli che pareva pescatori nati dallo stesso fango del fiume e poi emanazioni spiritiche di antichi cacciatori, azzurri come la fifa che, a ogni passo, mi attanagliava.

Ma ecco che, a fatica, sono avanzato. Scansando gli agguati dei nemici, schivando le frecce ectoplasmatiche e sopravvivendo alla fauna gigante che popola queste terre. A un certo punto ho raggiunto uno specchio d’acqua con, al centro, una figura che mi appariva poco chiara. Mentre mi stavo attardando ad ammirare “la volta celeste” di pietra ho sentito un rumore alle mie spalle. Quell’ammasso di pietra era, in realtà, il guardiano della città eterna, il Soldato Draconico che è balzato su di me. Vi confesso che la lotta è stata dura e artigliata: il mio pg, un astrologo glass-cannon che fa della mente e dell’intelligenza le sue prerogative essenziali, non appena veniva ghermito da uno degli artigli del soldato passava a miglior vita.

Morte dopo morte, mentre le stelle di pietra mi stavano a guardare, io, stregone scintipietra anarchico e ramingo, ho imparato le movenze del Soldato Draconico, sono riuscito via via a evitare i suoi attacchi e a rispondere per le rime. Dopo una lunga serie di tentativi ci sono riuscito: ho impugnato la mia Reduvia, il pugnale di sangue, e sono partito all’attacco con Torrente. Ho pugnalato il mostro alla testa e quindi gli ho reciso i tendini delle possenti zampe anteriore: era spacciato, la belva immortale era abbattuta. Una volta esploso in mille particellari, ho ripreso fiato: davanti a me si estendeva, apparentemente immobile, Nokstella, la città nascosta, l’opera al nero di From Software. Elden Ring mi aveva regalato l’ennesima emozione di un’esplorazione senza fine. Osservare, riflettere e imparare: questo è Elden Ring.

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