Libri
di Mattia Nesto 9 Gennaio 2019

Serotonina di Michel Houellebecq è un capolavoro ma non parla di quello che dite voi

Il nuovo romanzo di Michel Houellebecq, ancora più del precedente Sottomissione, racconta la condizione umana, non la cronaca o i gilet gialli

Se in questi giorni avete aperto un giornale o consultato un sito internet di informazione certamente vi siete imbattuti nella notizia del nuovo romanzo di Michel Houellebecq, intitolato Serotonina. Superando poi l’ovvia assonanza con le liriche de I Cani, avete magari approfondito la questione (amando l’autore dai tempi del sublime Estensione del dominio della lotta, di cui abbiamo parlato qui) e vi siete accorti di una cosa: praticamente tutti i media, sia italiani, soprattutto, ma anche quelli internazionali erano concordi nell’affermare che se il precedente libro Sottomissione parlava, sostanzialmente anticipando i tempi, della recrudescenza del terrorismo islamista in Occidente, questo era il romanzo dei gilet gialli. E invece no o almeno di “simil gilet-gialli” se ne parla certo ma a questo argomento vengono dedicate molte meno pagine, per dire, rispetto ai formaggi della bassa Normandia, di ben nove tipi diversi di hummus o, per dire, di gang-bang. Ma andiamo con calma.

Serotonina, pubblicato in Italia per La Nave di Teseo è, lo diciamo subito, se non un capolavoro qualcosa che si avvicina molto a questo concetto. Già perché in questo libro Houellebecq, col suo stile unico che mescola lirismo vertiginoso a durezze punk inaspettate con insondabili sortite nei campi del sapere più oscuri che vi possiate immaginare (nello specifico diritto caseario comunitario), parla fondamentalmente di amore, anzi di sofferenza per la perdita di un amore causato dall’eterna inadeguatezza degli esseri umani. E se pensate che tutto ciò sia banale provate voi a scrivere un periodo di questa clamorosa bellezza e perfezione.

In realtà Dio si occupa di noi, pensa a noi in ogni istante, e a volte ci dà direttive molto precise. Questi slanci d’amore che affluiscono nei nostri petti fino a mozzarci il fiato, queste illuminazioni, queste estasi, inspiegabili se consideriamo la nostra natura biologica, il nostro statuto di semplici primati, sono segni estremamente chiari. E oggi capisco il punto di vista del Cristo, il suo ripetuto irritarsi di fronte all’insensibilità dei cuori: hanno tutti i segni, e non ne tengono conto.

Protagonista del libro è Florent-Claude Labrouste, un oscuro funzionario del Ministero dell’Agricoltura che frequenta Yuzu, una ragazza giapponese molto raffinata e appassionata di moda e di cura per il corpo fino al midollo (arriverà a usare diciotto creme e lozioni diverse prima di andare a dormire) con la quale però Florent-Claude non ha praticamente il minimo rapporto. E non stiamo parlando di rapporto fisico ma anche proprio di condivisione di spazi in comune o di una semplice chiacchierata: ormai la loro storia è logora, vivono da separati in casa da mesi e forse, anzi certamente, i due si tradiscono da anni. Insomma è ormai questione di tempo prima che i due, definitivamente, si separino.

Eppure, nonostante questo, ed ecco ancora una volta l’inventività di Houellebecq ai massimi livelli, Florent decide comunque di fare una vacanza, a più tappe in Spagna, partendo dalla Costa Brava e soggiornando in hotel e resort uno più bello dell’altro. Il rapporto, com’è ovvio che sia, non riuscirà a ravvivarsi ma questo soggiorno spagnolo, oltre a formidabili riflessioni (che faranno certamente discutere) sulla politica turistica di Francisco Franco, grazie anche ad un fugace incontro ad una stazione di servizio con due bellissime ragazze spagnole di circa vent’anni, farà scaturire nel nostro protagonista il ricordo delle sue antiche fiamme, una in particolare. Lo sconforto che assale Florent nel constatare l’eterno disastro di ogni sua iniziativa, sia in campo politico-ideologico come in quello sentimentale-erotico, lo porteranno non solo a lasciare la stessa Yuzu (non prima di aver scoperto nel suo computer un certo segreto sul conto della giapponese) ma anche all’assunzione, sempre più frequente, intense di Captorix, l’antidepressivo vero co-protagonista di Serotonina.

Formula chimica della Serotonina Via Via - Formula chimica della Serotonina

Da qui Florent, via via, si abbruttirà sempre più, andando a vivere in posti sempre più isolati, da un albergo in centro a Parigi sino ai luoghi più sperduti della Normandia, per sfuggire sia ai contatti umani (il Captorix, tra i suoi effetti indesiderati, provoca un pressoché totale crollo della libido e del testosterone) sia ai suoi pressanti ricordi, i quali, ovviamente, non ci pensano proprio ad andarsene. Ed è qui, in questo fare i conti con i propri fallimenti e con quelli della sua generazione, quella generazione che ha portato alla creazione di questa Francia “che sta velocemente tornando allo stato pre-Rivoluzione del 1789”, che Serotonina ci regala pagine da ricordare, specie quando si parla di Camille, il grande (e unico vero) amore di Florent.

Appena mi vedeva, che trascinavo il mio “bagaglio da cabina” sulle sue pietose rotelline, correva verso di me, correva lungo il binario, correva con tutte le sue forze, era al limite della sua capacità polmonare, all’epoca eravamo insieme e l’idea della separazione non esisteva, non esisteva più, non avrebbe avuto senso neanche parlarne. Ho conosciuto la felicità, so cos’è, posso parlarne con competenza, e conosco anche la sua fine, ciò che ne deriva di solito.

Sì ma i gilet-gialli quando arrivano? Se ve lo siete chiesto possiamo dirvi che ci sarà un breve episodio in cui una protesta molto simile a quelle che stanno incendiando Parigi e altre zone della Francia c’è ma non ha questo gran peso nell’economia del romanzo perché, come abbiamo sostenuto all’inizio, Serotonina è soprattutto un libro sull’inadeguatezza della condizione umana e sull’impossibilità di mantenere la condizione di felicità. Felicità, tra l’altro, che Houellebecq associa all’amore in una pagina che andrebbe letta almeno una volta ogni due mesi. Giusto per ricordarsi che la felicità esiste e che magari, se siamo fortunati, la possiamo ancora vivere.

 

La sua borsa, di un rosso intenso, è poggiata accanto a lei sull’erba. Inginocchiata davanti a me, ha preso in bocca il mio sesso, le sue labbra sono strette a metà del glande. Ha gli occhi chiusi, ed è così concentrata su quella fellatio che il suo viso è privo di espressione, i suoi lineamenti sono di una purezza assoluta, non ho mai più avuto la possibilità di vedere una simile rappresentazione del dono.

Altro che gilet-gialli no?

Michel Houellebecq – Serotonina

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