Musica
di Chiara Monateri 18 Gennaio 2016

Dieci, cento, mille Courtney Love

Mentre si appresta a lanciare una nuova linea d’abbigliamento ripercorriamo la storia di una vera icona della musica rock

looove  Courtney Love fotografata da David LaChapelle

 

Il mondo si divide in due: chi la considera un’indiscutibile icona grunge e post-grunge, simbolo del vero femminismo musicale (abbiamo sempre detto “le Hole”, quando nella band c’è sempre stato un uomo), e chi la considera la diva problematica che ha trascinato Kurt Cobain verso il baratro, e poco più.

Definire Courtney Love è sicuramente difficile, e per farlo non si può passare di certo per metri di giudizio comuni. Bisogna partire dai vecchi cd come “Live Through This” e ricostruire la sua storia breve ma che pare lunghissima per la varietà di “vite” vissute, e per quella sua attitudine imprevedibile e sfacciata che la porta sempre a distinguersi.  Una variabile, però, resta sempre la stessa: la songwriter riesce costantemente a riemergere in tutto il suo fascino controverso nell’occhio dei media, senza mai passare inosservata. Poco importa se per flirt improbabili, incidenti e liti (con familiari ed esterni) o collaborazioni artistiche.

L’ultima idea di Courtney è la linea di abbigliamento creata in collaborazione con Nasty Gal, il sito di e-commerce amato dalle #girlboss, ragazze che sanno il fatto loro e che seguono l’esempio post-feminist (quello creativo-imprenditoriale alla Lena Dunham, per intenderci) e lo stile della fondatrice, Sophia Amoruso. I pezzi sono tutti ispirati allo stile iconico che Courtney aveva lanciato negli anni 90 e di cui conserva ancora dettagli di stile: babydoll in stile ”Doll Parts”, top in pizzo, vestaglie decadent e abitini da Wednesday Addams abbottonati al collo, ovviamente da completare con rossetto ruby red e coroncina da Miss World.

 

Moda courtney love nastygal  Modelli della collezione #NastyGalxCourtneyLove indossati da Hailey Clauson

 

Chi l’avrebbe mai detto che Courtney Love, icona maledetta protagonista di un’epoca altrettanto dannata, sarebbe sopravvissuta a quell’affilato spartiacque che prima o poi ha portato via moltissimi artisti di talento, a partire da suo marito Kurt Cobain? Difficile a dirsi, così a intuizione.

Nata a San Francisco, vive un’adolescenza turbolenta, che passa dai riformatori agli strip club. A 15 anni fonda la sua prima band, le Sugar Babylon. Si trasferisce poi in Europa a Dublino, a Londra e Liverpool, per poi ritornare negli Stati Uniti. Alcuni legano un episodio aneddotico alla sua parabola artistica: il fatto che venne scartata all’audizione del Mickey Mouse Club (quello che ha lanciato da Ryan Gosling a Justin Timberlake e Britney Spears per capirci), perché lesse una poesia di Sylvia Plath. Un episodio da loser, piccolo e sublime, che già portava in sé lo spirito del grunge.

 

nastygal fashion courtney love  Altri pezzi della linea #NastyGalxCourtneyLove

 

Alla fine del 1988 Courtney impara a suonare la chitarra e fonda le Hole, e tutto il resto è leggenda, anche se lei non è mai stata un personaggio facile. In “Montage of Heck”, documentario biografico su Kurt Cobain a cui lei ha partecipato, alle domande sulla gelosia morbosa di lui, risponde candidamente che quella che creava problemi al marito era semplicemente la sua personalità: “Sono una che flirta sempre, flirto pure con le sedie!” dice sorridendo.

Eppure anche all’epoca del grunge emergeva ovunque, anche in modo subliminale: sulla copertina del singolo di “Heart Shaped Box” dei Nirvana c’è la scatola di cioccolatini a forma di cuore che aveva regalato per S.Valentino a Kurt Cobain. Dolcissima, e per dovuta controparte, intrinsecamente problematica.

Dal 1994, anno del suicidio del marito, pensavano tutti che fosse finita, che Courtney Love fosse solo una macchia da togliere dal tesoro musicale lasciato da Kurt Cobain. Invece no. La signora del rock’n’roll ritorna a testa alta, portando con sé la propria sincerità brillante che la contraddistingue. Nel 1996 si dedica al cinema, e dopo una parte in Basquiat, stupisce tutti con la sua interpretazione in The People vs. Larry Flynt, che le fa ottenere una nomination ai Golden Globe.

A seguire, nel 1998 pubblica con le Hole l’album Celebrity Skin: ancora alle prese con i suoi problemi di dipendenza e fisicamente ritoccata,  una versione potenziata del suo corpo e della sua iconicità, pronta però a portare la sua forza musicale sporca e dirompente nel territorio del mainstream, ormai in grado di riconoscerla. Fedele al suo stile, ma con abiti firmati. Sempre incoerente, ma più nostalgica. Courtney Love dimostra di saper stare sul red carpet con un look sofisticato, di saper recitare, e di potersi permettere di essere una musa sopravvissuta che ha superato la sua vita (e morte mediatica) precedente, inquadrata nei frame che fagocitano e abbagliano di grandi fotografi come David LaChapelle e Richard Avedon.

 

cobain love fotografia  Courtney Love ritratta da LaChapelle

 

Ed ora cosa resta, di Courtney Love? Gettati ormai alle spalle i problemi con la figlia Frances Bean, continua con la recitazione (anche in “Sons of Anarchy”) e performance musicali sparse per il mondo (con Lana Del Rey, tra gli altri). Fuori dalle scene, non è per niente cambiata. Per chi non lo sapesse, la cantante ha una specie di business personale per cui compra, vende e affitta case, e ovviamente in queste vicende incendia accidentalmente case storiche nel West Village, non paga gli affitti e giostra maldestramente avvocati in varie direzioni. E tra una lite e l’altra, a volte esagera col chirurgo plastico, gonfiando labbra che non hanno più bisogno del rossetto brillante e sbavato per sembrare più piene. Come fa a non destare una certa contagiosa simpatia una canaglia del genere che non è mai riuscita ad essere nient’altro che se stessa? Questo effetto è garantito, perché ogni volta che ricompare tra le sue scorribande di vita non sembra mai la solita noiosa copia di se stessa, e mentre penso a dove sia finita la mia tiara, mi chiedo se sotto sotto Courtney Love faccia questo effetto anche a quelli che l’hanno sempre marcatamente giudicata.

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