Musica
di Simone Stefanini 15 Febbraio 2016

Tutto quello che c’è da dire sull’apparizione di Cristina D’Avena a Sanremo

Se avesse cantato “Piccoli Problemi di Cuore” avrebbe vinto il premio della critica

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Da tre anni sono fan di Cristina D’Avena e la vita mi sorride. È stata un po’ una redenzione la mia, perché in realtà se parliamo di sigle dei cartoni animati, ho sempre amato quelle dei Cavalieri del Re e dei Superobots. La mia preferita di Cristina era Nanà Supergirl, giusto per farvelo sapere.

Poi l’ho vista sul palco del Lucca Comics, tra milizie brufolose e cosplayer cartapestati. Una folgorazione tipo quella di San Paolo, in una situazione borderline di quarantenni che piangono e cantano in preda alla follia.

 

1891146_926682074035475_459337779746184800_n via - La folla ad ascoltare Cristina al Lucca Comics 2015

Un rito collettivo in cui, urlando a squarciagola il ritornello di Jem o di Creamy, si diventa per magia più giovani, solo per il principio di crederci fortissimo. Una roba tipo gruppo di preghiera, risveglio dello spirito, quelle cose lì.

Quando nel 2014 sono riuscito a intervistarla per Quasi, ci sono arrivato emozionantissimo. Volevo farle un po’ di domande scottanti, scoprire cose segrete, portare a casa un pezzo di grande giornalismo.

E invece, appena ho ascoltato la sua voce mi sono bloccato come il cane da caccia davanti al fagiano. Dopo una ventina di minuti in cui stavamo parlando di buoni sentimenti, per un qualche motivo si mette a cantare una strofa de I Puffi e lì, ascoltando quel timbro direttamente nelle mie orecchie, ho capito tutto. 

Cristina D’Avena è come la protagonista di una puntata di Black Mirror. È una voce, la sua, che innesca delle sinapsi nel cervello che ti riportano subito a un ricordo preciso dell’infanzia, un po’ come quando perdi un dente e toccando con la lingua le gengive hai un flash di te che succhi il latte materno.

 

Uan-e-Cristina-DAvena via - Cristina insieme a Uan

 

Cristina infatti detiene un record distopico: da 30 anni, ininterrottamente, ogni giorno la sua voce appare su qualche televisione. 

“Io ho iniziato da giovanissima ed è stata una sorpresa dietro l’altra. Piano piano sono diventata un personaggio importante per i ragazzi, per la televisione, per le sigle. Oggi, quando faccio i concerti e vedo tantissimi giovani che vengono a seguirmi, a saltare, a ballare e a condividere questo entusiasmo, io mi emoziono con loro. Questo è quanto.” Mi dice.

Mi rivela che il suo cartone preferito è Kiss me Licia e che aveva in comune con la protagonista un padre molto geloso, che non la faceva mai uscire e che voleva sapere tutto. Poi mi chiede se mi ricordo del telefilm di Mirko e Licia. A me. Come potrei dimenticarmene?  Le domando se ha mai visto il video di Fettine panate.

 

“Io ne ho visti tanti di quei video, (ride) ho ascoltato anche tante canzoni che parlano di fettine panate! Stavo pensando di fare qualcosa con questo tema perchè ai concerti arrivano i ragazzi con gli striscioni del tipo “Cristina , dicci fettine panate!”, probabilmente ci inventeremo qualcosa! “

Mi rivela che in privato ascolta roba tranquilla, tipo Enya, che non le piace il metal e che vorrebbe fare un duetto con Jovanotti. Quindi la bomba: “Tra i pezzi dei miei colleghi, avrei voluto cantare Ken il Guerriero.

Oggi Cristina è una donna procace, vestita come una bambola, come una principessa o come una mistress di certi locali per sensazioni forti. Questa foto dal suo account Facebook per esempio ha ricevuto un sacco di hashtag #puffale.

 

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Arriva a Sanremo fortemente voluta dai fan e dalle radio. Quando Conti l’annuncia, il pubblico applaude più forte che a Nicole Kidman.  È vestita di verde e reca con sé il nastro arcobaleno con la quale si dichiara a favore dei diritti civili. Amala.

 

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Per una scelta un po’ così, il primo pezzo è Il valzer del moscerino e la canta tutta intera. Nel frattempo scopriamo anche che i signori di una certa età ormai sanno fare le foto con lo smartphone senza spararsi il flash in faccia e perdere la retina. Già qualcosa.

 

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Carlo Conti è più vecchio di Cristina di soli tre anni, ma la tratta da bambina, dando un po’ quell’effetto Baby Jane che crea inquietudine.  Poi solo grandi successi: Kiss me Licia, Occhi di Gatto, i Puffi e scopriamo che i cartoni animati con le sigle di Cristina si vedevano anche in Romania. Madalina Ghenea infatti le canta tutte mentre Virginia Raffaele ci balla pure. Peccato che proprio su Occhi di Gatto canti la seconda strofa invece della prima, quella che nelle sigle non si sente mai, mandando affancuore il singalong. Garko intanto dà le spalle, lui sì, scioccato da tanta gaiezza.

 

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Lo dico col cuore in mano: Cristina si fa prendere un po’ dalla situazione e quando canta i Puffi fa pure il recitato di Gargamella, dimenticando per un attimo di non essere al Lucca Comics ma in Eurovisione.

 

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Poi il gran finale, con Cri che canta La pioggia di Gigliola Cinquetti e il pezzo diventa subito una sigla tv, per un cartone che si potrebbe intitolare Le gocce di pioggia sul futuro luminoso di Mikiko e Satoru. Non so cos’abbia nell’ugola, ma riuscirebbe a far diventare una sigla tv anche Headcleaner degli Einsturzende Neubauten.  

In ogni caso i 10 minuti a lei dedicati sono finiti e si torna alla noia delle canzoni in finale. Una sola considerazione: è stato il momento più figo dell’ultima serata e sono sicuro che se avesse portato in gara Piccoli problemi di cuore avrebbe vinto il premio della critica.

Non ve la ricordate? Ok. Piangete.

 

 

Questo è il meme definitivo di Cristina a Sanremo, col maestro Peppe Vessichio vestito da Mirko dei Bee Hive. Totale.

 

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