Musica
di Simone Stefanini 11 Maggio 2016

Riparte l’Eurofestival: le 10 esibizioni più meravigliosamente orribili della sua storia

Ogni anno siamo totalmente rapiti dalla più assurda delle gare canore, cartina tornasole del fatto che in Europa qualcosa non va

lordi-eurofestival express.co.uk - Nel 2006 hanno vinto i Lordi, i mostri finlandesi dediti al metal

 

Ragazzi, spero vivamente che ieri siate stati schiavi della prima puntata di eliminazione all’Eurofestival, che veniva trasmesso un po’ in sordina su Rai 4. Come al solito, un florilegio di aberrazioni in cui Giochi Senza Frontiere si mescola alla sagra di paese e alla Notte degli Oscar, per donarci l’annuale freak show col minor buon gusto possibile.

Un giro di giostra che vale assolutamente la visione, per tanti motivi. Il primo: imparare la geografia, le bandiere e i nomi degli stati europei per non fare figure di merda ogni qual volta si supera Livigno. Poi è una cartina tornasole niente male dello stato di civiltà raggiunto dal paese in questione. Cioè, se mandi a farti rappresentare un gruppo crossover/epic metal (lo ha fatto quest’anno Cipro) come non se ne sentivano da almeno 15 anni, beh, immagino che tu ti vesta ancora coi pantaloni oversize e che la tua nazione abbia assolutamente rifiutato di entrare nel nuovo millennio. Oh, sono scelte, mica dobbiamo per forza giudicarle.

Ma basta con le parole vuote, è ora di guardare ai fatti: 10 esibizioni dell’Eurofestival così borderline da essere ipnotiche.

 

10) Cezar – It’s My Life (Romania, 2013)

Ricordo di aver seguito quell’edizione, come stregato dalla presenza scenica del romeno Cezar, un vampiro barocco con un falsetto spaccabicchieri su di una musica in stile Gabry Ponte. Un funambolo dei diritti dei maschi soprano.

 

9) Kreisiraadio – Leto Svet (Estonia, 2008) 

Una canzone che sembra la sigla di Striscia la notizia cantata dal Gabibbo. Un pezzo di puro avant-teatro. Ma soprattuto: che bandiera curiosa ha l’Estonia?

 

8) Dustin The Turkey – Irelande Douze Pointe (Irlanda, 2008)

Quando il tuo paese viene rappresentato dal pupazzo di un tacchino che canta su una base in stile Tagadà al luna park, beh, magari un minimo di autocritica alla fine dell’anno dovrebbe saltare fuori. Avete presente quanti musicisti bravi ci sono in Irlanda?

 

7) Buranovskiye Babushki – Party For Everybody (Russia, 2012)

Qui si vola alti nel cielo del buon gusto. Come poteva la Russia sottrarsi al fascino della base tamarra con sopra le voci malferme di alcune vecchie lavoratrici sovietiche dei tempi di baffone Stalin?

 

6) Guildo Horn – Guildo hat euch lieb (Germania, 1998)

La Germania è piuttosto famosa per le band industriali o estreme, meno per le canzonette festose da Tempo delle Mele. Specialmente se cantate da un calvo capellone, ambiguo e sinistro.

 

5) Verka Serduchka – Dancing Lasha Mumbai  (Ucraina, 2007)

In questa clip, alcuni ucraini vestiti da marziani degli anni ’70 cantano una marcetta tedesca, verosimilmente dei tempi della guerra, riempiendo il cosmo di brividi.

 

4) Conchita Wurst – Rise Like a Phoenix (Austria, 2014)

Cosa poter dire più di ciò che è già stato detto? La canzone non è neppure male, magari un tantinello epica, ma visto il personaggio, difficilmente ci saremmo aspettati altro. Al karaoke va che è una bomba.

 

3) Dalal & Deen feat. Ana Rucner and Jala – Ljubav Je (Bosnia-Erzegovina, 2016)

Quest’anno abbiamo già i nostri vincitori, che purtroppo non hanno passato le semifinali proprio ieri. Una combo incredibile formata da una violoncellista dark, un cantante con la voce molto bassa e la barba perfetta, una cantante strizzata in un vestito di due taglie meno e alla fine, un rapper totalmente a caso.

 

2) Lordi – Hard Rock Hallelujah (Finlandia, 2006)

I nostri favoriti di ogni tempo, una band metal di mostri mascherati finlandesi che ha vinto l’edizione del 2006 con una performance sobria ai limiti dell’austerità.

 

1) Il Volo – Grande Amore (Italia, 2015)

E noi cosa abbiamo da ridere? L’anno scorso abbiamo mandato a rappresentarci i tre tenorini de Il Volo, che dopo la vittoria a Sanremo, hanno sottolineato anche in Europa quanto l’Italia sia indissolubilmente legata ai luoghi comuni. Peccato non si siano vestiti da pizza, mafia e mandolino. Quest’anno, fortunatamente si cambia. Forza Francesca Michielin.

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