Il Movimento 5 Stelle (M5S) è attualmente in una fase di profonda trasformazione, abbandonando il principio dei due mandati che ha caratterizzato la sua storia.
Questo cambiamento, avviato con la Costituente di novembre, ha ricevuto un ampio sostegno dagli iscritti e si avvia a concretizzarsi con la definizione dei criteri per le future candidature. La nuova regola prevede che i membri possano accumulare fino a tre mandati, una strategia del presidente Giuseppe Conte pensata per limitare il rischio di “carrierismo” e mantenere la disciplina interna.
Il Movimento 5 Stelle dice addio ad uno dei suo pilastri
La possibilità di superare il limite dei due mandati non è solo una modifica burocratica; rappresenta un tentativo di rinnovamento e di sfruttare l’esperienza dei membri più longevi. Gli esponenti che hanno già servito per due legislature consecutive in Parlamento potrebbero tornare a candidarsi solo dopo aver saltato un turno, in un meccanismo chiamato “stop and go”. Tra coloro che potrebbero beneficiare di questa nuova opportunità ci sono l’ex vicepresidente del Senato, Paola Taverna, e l’ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, entrambi figure di spicco del M5S. Difficile invece rivedere in corsa Luigi Di Maio, oggi è Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Golfo Persico.
Un aspetto interessante delle nuove regole è la possibilità di un terzo mandato consecutivo, concesso previa deroga proposta dal presidente del Movimento. Questa deroga deve essere approvata dal consiglio nazionale e da un voto della base, stabilendo un legame diretto tra le decisioni della leadership e il consenso degli iscritti. Le nuove norme si estendono anche alla possibilità per senatori e deputati con due mandati di concorrere per la presidenza di una Regione o per la carica di sindaco. Un esempio è l’ex presidente della Camera, Roberto Fico, che potrebbe candidarsi alla guida della Campania.

Le elezioni comunali nei comuni con meno di 15.000 abitanti vedranno un’applicazione differente del limite dei mandati, con il M5S che punta a mantenere un approccio basato sul servizio ai cittadini. Questa decisione ha sollevato critiche, come quelle dell’ex ministro Danilo Toninelli, che ha espresso preoccupazione per il cambiamento radicale del Movimento. Toninelli sostiene che l’abolizione del limite dei mandati potrebbe compromettere l’essenza originale del M5S, trasformandolo in un “Movimento di Conte”.
In contrasto, molti ritengono che questa evoluzione sia necessaria per rimanere competitivi nel panorama politico italiano. La leadership di Giuseppe Conte ha cercato di adattare il M5S alle nuove sfide politiche, come l’alleanza con il Partito Democratico e la necessità di avere una rappresentanza forte in vista delle prossime elezioni.
La riorganizzazione delle regole, gestita dal Consiglio nazionale del M5S, sotto la guida di Conte, rappresenta un cambiamento culturale profondo. Gli iscritti sono chiamati a riflettere su cosa significhi realmente far parte di un Movimento che ha costruito la propria identità attorno a principi di rotazione e partecipazione. Sarà interessante osservare come i protagonisti della scena politica pentastellata si muoveranno e quali strategie adotteranno per riconquistare la fiducia di un elettorato sempre più disorientato.