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Home Politica

Il Governo accelera sulla separazione delle carriere: testo arriva in Senato, proteste dell’Opposizione

Tra le proteste dell'Opposizione arriva in Senato il testo della riforma della Magistratura sulla separazione delle carriere.

by Mattia Senese
19/06/2025
in Politica
0
Giorgia Meloni

Separazione delle carriera in Magistratura: il testo approda al Senato tra le polemiche - Dailybest.it / Credits: Instagram @Giorgiameloni

La riforma per la separazione delle carriere dei magistrati e l’istituzione della Alta Corte disciplinare ha fatto il suo ingresso nell’Aula di Palazzo Madama, scatenando un acceso dibattito e forti polemiche.

Il testo, che non ha ancora concluso il suo iter in Commissione Affari Costituzionali, è stato portato in Senato in un clima di tensione, con l’opposizione che denuncia una “forzatura inaccettabile”, mentre la maggioranza ne celebra il valore definendolo un provvedimento di portata storica.

Dibattito infuocato in Senato e strategia della maggioranza

La seduta di discussione generale, durata oltre dieci ore, ha visto il rigetto di tre pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pd, Avs e M5S (con il senatore Pd Pier Ferdinando Casini che, pur dissentendo dal suo gruppo, non ha ritenuto il ddl incostituzionale). Il voto ha registrato 110 no, 52 sì e 3 astenuti. Nonostante la protesta dell’opposizione, il governo ha confermato la volontà di procedere spedito, prevedendo la chiusura della discussione in Aula entro martedì o mercoledì, nonostante gli impegni istituzionali dei senatori per il Giubileo e le comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue.

Il centrodestra, inoltre, intende far fronte agli oltre 1.300 emendamenti ripresentati con la tecnica del cosiddetto ‘canguro’, che consente di votare in blocco gli emendamenti simili, evitando così lunghe sospensioni. La maggioranza si è posta come termine ultimo la fine del mese per la conclusione della seconda lettura, con la prospettiva di arrivare a fine anno per la terza lettura alla Camera. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha indicato nei primi mesi del 2026 la possibilità di una quarta lettura e ha confermato l’intenzione di indire un referendum confermativo in primavera.

Il centrosinistra ha reagito con durezza, criticando soprattutto la fretta con cui il governo ha voluto portare il ddl in Aula senza attendere la conclusione dell’iter in Commissione. Pd, M5S e Avs hanno definito la situazione una vera e propria forzatura, sottolineando come le procedure siano state accelerate in modo anomalo. Il presidente della Commissione Affari Costituzionali, Alberto Balboni (FdI), ha però difeso l’operato della Commissione, ricordando che dal 29 gennaio, data di incardinamento del ddl, si sono svolte ben 32 sedute, 29 audizioni e una lunga discussione generale con 27 interventi.

Le tensioni sono esplose anche nei corridoi di Palazzo Madama, dove un acceso confronto fra senatori di FdI e la senatrice di Italia Viva Dafne Musolino è stato sedato dall’intervento della presidente di turno Anna Rossomando. Dopo il voto sulle pregiudiziali, molti senatori hanno lasciato l’Aula, e agli scranni del governo è rimasto solo il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto.

Tribunale
Il Governo porta in aula la riforma della Magistratura: cosa sta accadendo al Senato – Dailybest.it

Tutti i 36 senatori del Pd si sono iscritti a parlare, con interventi che hanno richiamato la storia e la delicatezza del tema, citando addirittura la prima proposta di separazione delle carriere avanzata dalla P2. Il Movimento 5 Stelle ha sottolineato come la riforma rischi di indebolire la magistratura e sia percepita come una forma di “vendetta” contro i magistrati. Tra i nomi più evocati durante il dibattito sono stati quelli di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, spesso strumentalizzati dai vari schieramenti.

Ilaria Cucchi e Peppe De Cristofaro di Avs hanno esplicitamente accusato la riforma di voler assoggettare i pubblici ministeri all’Esecutivo, ricordando come il passaggio tra la funzione di pm e quella di giudice riguardi meno dello 0,2% della magistratura, mettendo in discussione l’effettiva necessità della separazione.

La riforma prevede l’introduzione di due concorsi distinti e due Consigli Superiori della Magistratura (CSM) differenti, con meccanismi che includono anche il sorteggio per l’accesso, e la creazione di una nuova Alta Corte disciplinare. Questa proposta tiene banco da molti anni, attraversando diverse legislature: dalla XIII con la Commissione D’Alema, alla XVI con il governo Berlusconi (senza arrivare all’esame dell’Aula della Camera), fino alla XVIII legislatura, quando la proposta fu esaminata solo in Commissione. Infine, con la legge Cartabia, furono stabiliti limiti molto rigorosi alle possibilità di cambio di funzione tra pm e giudice.

La discussione sulla separazione delle carriere resta dunque una delle questioni più divisive e complesse nel panorama politico e giudiziario italiano, con forti implicazioni sull’organizzazione della magistratura e sul rapporto tra poteri dello Stato.

Mattia Senese

Mattia Senese

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