Nell’ambito delle dinamiche interne al Partito Democratico, la segretaria Elly Schlein sembra orientata a rinviare il congresso, evitando una convocazione anticipata che potrebbe destabilizzare l’attuale equilibrio del partito.
A pochi giorni dall’assemblea dem prevista all’Antonianum, il dibattito sulla data del congresso e sulle primarie interne continua a tenere banco, ma la linea prevalente appare quella del rinvio, con l’obiettivo di consolidare la leadership e prepararsi alle sfide politiche più urgenti.
La strategia del rinvio per blindare il partito
La questione del congresso anticipato è stata oggetto di riflessione approfondita da parte della segretaria Schlein e dei suoi collaboratori più fidati, come Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria, e Francesco Boccia, capogruppo al Senato. L’ipotesi di anticipare il congresso avrebbe il vantaggio di sorprendere la minoranza interna del Pd, che attualmente faticherebbe a individuare un candidato alternativo credibile, permettendo così a Schlein di rafforzare la sua posizione in vista della compilazione delle liste per le prossime elezioni politiche.
Tuttavia, è emerso un ragionamento più prudente tra i sostenitori della segretaria: i rischi di un congresso anticipato potrebbero superare i benefici. Secondo lo statuto, infatti, un congresso anticipato implicherebbe le dimissioni di Schlein, con il partito affidato temporaneamente alla reggenza del presidente Stefano Bonaccini. Ma con l’accordo ormai vicino tra Schlein e Bonaccini – che sancirà l’ingresso di quest’ultimo nella maggioranza della segretaria e il consolidamento della sua corrente “Energia popolare” – l’ipotesi di un congresso anticipato rischia di favorire la nascita di nuove minoranze interne, complicando la gestione delle liste e delle alleanze.
Un accordo con Stefano Bonaccini si conferma un elemento chiave nella scelta di Schlein. L’ex presidente dell’Emilia Romagna, che solo qualche tempo fa era un suo avversario interno, è ormai vicino a un’intesa strategica con la segretaria. Questo accordo, che sarà formalizzato con un evento a Napoli a gennaio, rappresenta un passaggio cruciale per il consolidamento della maggioranza interna al Pd. Non a caso, anche Bonaccini si è espresso contro l’ipotesi del congresso anticipato, temendo che possa dare spazio a nuove divisioni e formazioni di minoranze, come quella guidata da Franceschini e Orlando, esponenti del neonato “correntone” di Montepulciano.

Parallelamente, il tema delle primarie interne viene letto con altrettanta cautela. In assenza di una legge elettorale aggiornata, molti esponenti del Pd ritengono poco strategico lanciare una sfida interna a Giuseppe Conte, leader di un’area significativa del centrosinistra, per la scelta del candidato guida. Schlein, forte del ruolo acquisito e del peso politico del Pd, preferisce mantenere il proprio ruolo di guida senza aprire una competizione interna che rischierebbe di indebolire il partito.
Questa posizione è stata ribadita anche da Silvia Salis, esponente vicina alla segretaria, che ha sottolineato come le primarie possano finire per logorare chi le promuove, sottraendo energie al confronto con il centrodestra e dilaniando il partito con mesi di discussioni interne. Anche alcuni membri dell’area “schleiniana” condividono questa valutazione, preferendo rimandare la questione a un momento più propizio.
