Si avvicina l’autunno e con esso una serie di elezioni regionali che promettono di infiammare il panorama politico italiano. Dalle Alpi alla punta dello Stivale, sette Regioni andranno al voto e le coalizioni tradizionali continuano a mostrare segnali di frattura e indecisione.
La sfida elettorale si presenta complessa, sia per la composizione delle alleanze sia per la definizione dei candidati, soprattutto a poche settimane dal voto.
Situazione delle coalizioni e candidati in bilico
Il quadro politico delle elezioni regionali 2025 è caratterizzato da un certo fermento e da molte incognite. Il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle hanno confermato la loro alleanza, come dimostra il via libera alla candidatura di Matteo Ricci nelle Marche, nonostante le ombre di un’inchiesta giudiziaria che lo coinvolge. Tuttavia, nonostante questa intesa ormai consolidata in alcune regioni, molte altre sfide vedono i due schieramenti faticare a trovare un accordo.
In Puglia, ad esempio, la situazione è complicata dal rifiuto di Michele Emiliano di fare un passo indietro e dalla conseguente titubanza di Antonio Decaro, che non intende avanzare senza chiarezza sul quadro politico. Anche in Calabria, dove il voto è fissato per il 5 e 6 ottobre, manca ancora il nome dell’avversario che dovrà sfidare il governatore uscente Roberto Occhiuto. L’attesa è tutta per la decisione di Pasquale Tridico, europarlamentare M5s, il cui eventuale coinvolgimento potrebbe sbloccare la situazione.
Nel Veneto, la partita si gioca tutta nel centrodestra e si è trasformata in un vero e proprio braccio di ferro tra la Lega e Fratelli d’Italia. La Lega, forte dell’eredità di Luca Zaia, reputa di dover esprimere il candidato governatore, mentre Fratelli d’Italia, che ha ottenuto risultati molto rilevanti nella regione, non intende cedere terreno senza una contropartita significativa. La soluzione potrebbe arrivare solo da un confronto a livello nazionale previsto per settembre.

Anche in Toscana, dove si voterà il 12 e 13 ottobre, si registrano difficoltà nel definire un fronte unito. Il centrosinistra ha confermato Eugenio Giani come candidato, con un’intesa siglata tra Pd e M5s. Tuttavia, la coalizione riformista più ampia, composta da Azione, +Europa, Pri e Psi, ha fallito nel tentativo di costruire una lista unica, segnando una spaccatura interna.
In Campania, la situazione appare ancora più delicata. Non è stata ancora fissata la data ufficiale del voto, ma si ipotizza una chiamata alle urne entro la fine di novembre. Nel centrosinistra è in attesa di una decisione definitiva Roberto Fico, la cui candidatura è subordinata al via libera di Vincenzo De Luca, attento a salvaguardare la propria influenza sulle liste e sugli assessorati. Nel centrodestra, invece, la scelta del candidato è ancora in alto mare. Fratelli d’Italia, pur volendo candidare un proprio esponente, deve fare i conti con divisioni interne tra chi sostiene Edmondo Cirielli e chi preferirebbe una figura civica come Giosy Romano. Forza Italia, dal canto suo, ha rilanciato l’ipotesi di una candidatura femminile, ma senza ancora trovare un seguito concreto.
La Puglia rimane un altro nodo cruciale: il centrodestra sembrerebbe orientato a puntare su Mauro D’Attis, ma la convivenza con le ambizioni di Michele Emiliano e Nichi Vendola nel centrosinistra complica il quadro. Antonio Decaro, peraltro, ha evidenziato la propria indisponibilità a candidarsi qualora Emiliano o Vendola decidano di scendere in campo per il consiglio regionale.
Le Marche saranno le prime a votare il 28 e 29 settembre, rappresentando l’unico caso in cui i candidati di entrambi gli schieramenti sono definiti fin da ora. La sfida vedrà contrapposti il governatore uscente Francesco Acquaroli, sostenuto da Fratelli d’Italia e Forza Italia, e Matteo Ricci, sostenuto da una coalizione ampia che include Pd e Movimento 5 Stelle, nonostante l’inchiesta che lo riguarda per corruzione.
Sempre il 28 settembre andrà al voto anche la Valle d’Aosta, ma qui solo il centrodestra ha già un candidato ufficiale, Giovanni Girardini. Le forze autonomiste e progressiste, che da anni governano la regione, continuano a non trovare un accordo su un candidato comune, aumentando l’incertezza.