L’avvio del nuovo anno scolastico si accompagna a un allarme crescente sul fronte delle spese per le famiglie italiane, con un impatto significativo soprattutto per chi ha redditi più bassi.
Nel contesto del caro libri scolastici, la Regione Veneto ha approvato un buono libri che prevede un contributo variabile tra 150 e 200 euro per le famiglie a basso reddito. Tuttavia, questa misura si inserisce in una realtà nazionale complessa, dove le famiglie si trovano a dover sostenere costi medi annui superiori ai 700 euro per ogni figlio, un onere che rischia di mettere in difficoltà l’accesso all’istruzione.
Il mercato dei libri scolastici e le indagini Antitrust
Il settore dei libri scolastici è attualmente al centro di un’indagine conoscitiva avviata dall’Antitrust. L’autorità intende verificare se le dinamiche commerciali adottate dagli editori stiano limitando l’accessibilità a beni essenziali per il diritto allo studio. Tra i fattori sotto osservazione vi sono la pubblicazione di nuove edizioni con aggiornamenti minimi, che impediscono il riutilizzo dei testi, e la scarsa concorrenza in un mercato apparentemente chiuso. Questi elementi riducono drasticamente le possibilità di risparmio per le famiglie, che devono affrontare spese non solo per i libri, ma anche per quaderni, dizionari, zaini, astucci, strumenti tecnici e dispositivi digitali.
Tale situazione porta la spesa complessiva a superare i 700 euro a figlio, una cifra che, seppur in crescita contenuta rispetto agli anni precedenti, evidenzia una tendenza strutturale difficilmente mitigabile dall’inflazione relativamente contenuta degli ultimi mesi. Per contrastare l’escalation dei costi, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha stanziato complessivamente 136 milioni di euro da destinare alle Regioni per la fornitura gratuita o semigratuita dei testi scolastici. È previsto un ulteriore incremento di circa sei milioni di euro nel biennio 2026-2027, a testimonianza dell’impegno pubblico nel sostenere il diritto allo studio.
Oltre ai contributi diretti, il ministro Giuseppe Valditara ha annunciato l’intenzione di introdurre nuove forme di detrazione fiscale nella prossima legge di bilancio. Questa iniziativa mira a supportare non solo le famiglie in condizioni di fragilità economica, ma anche quelle che, pur non rientrando nei parametri ISEE per i bonus regionali, devono comunque far fronte a costi rilevanti per l’investimento scolastico.

Sul versante regionale, invece, le soglie per accedere ai contributi variano significativamente. Ad esempio, in Lombardia la Dote Scuola copre famiglie con ISEE fino a 40.000 euro, mentre in Piemonte il limite è fissato a 26.000 euro. Il Veneto adotta una soglia più restrittiva, pari a 15.748 euro, restringendo quindi l’accesso al buono libri a una fascia di reddito più ristretta. Questa disparità evidenzia una frammentazione nel sistema di tutela del diritto allo studio, con differenze sostanziali nei criteri di accesso alle misure di sostegno.
Valeria Mantovan, assessora all’istruzione della Regione Veneto, ha definito il buono libri “un investimento concreto per la crescita dei nostri giovani”, sottolineando il legame politico tra contributo economico e opportunità formative. Tuttavia, se il mercato dei libri scolastici continuerà a essere dominato da logiche commerciali poco competitive, c’è il rischio che tali interventi pubblici rimangano misure correttive di portata limitata, senza incidere in maniera strutturale sulla riduzione dei costi per le famiglie.