Il nuovo report sulla dispersione scolastica offre un quadro in netto miglioramento in Italia ma è ancora allarme nelle periferie.
La dispersione scolastica in Italia ha mostrato segnali di miglioramento, scendendo per la prima volta sotto la soglia del 10% per i giovani che abbandonano la scuola prima di conseguire il diploma. Questo risultato, sebbene positivo, evidenzia le forti disparità tra diverse aree del Paese, in particolare tra i centri urbani e le periferie. Nonostante i progressi, il fenomeno colpisce in modo sproporzionato le aree più svantaggiate. È importante notare che mentre le ragazze tendono a ottenere risultati migliori, i ragazzi presentano un tasso di abbandono allarmante, con oltre il 12% a livello nazionale e un preoccupante 14,5% nel Sud Italia.
Roberto Ricci, presidente dell’Invalsi, ha messo in luce che la dispersione scolastica è un fenomeno prevalentemente maschile, un dato che si riscontra anche in altri Paesi europei, ma che in Italia assume proporzioni più accentuate. Questa situazione richiede interventi mirati per affrontare le cause profonde dell’abbandono, poiché i ragazzi rappresentano l’anello debole della catena educativa e necessitano di un intervento urgente per invertire questa tendenza.
Dispersione scolastica, il nuovo report
L’abbandono scolastico non si limita ai ritiri, ma include anche quella che viene definita dispersione implicita. Molti giovani, pur conseguendo il diploma, presentano competenze insufficienti in materie fondamentali come italiano, matematica e inglese. In alcune aree del Sud, la percentuale di studenti che ottengono un diploma privo di valore reale sfiora il 12%, mentre nel Nordest e Nordovest si attesta su percentuali significativamente più basse, rispettivamente al 2,5% e al 3%.
Questa complessità è ulteriormente accentuata dalle differenze interne alle regioni. Ad esempio, Lombardia e Piemonte mostrano una formazione complessivamente migliore della media nazionale, ma presentano anche gravi fragilità all’interno delle loro principali città. A Milano, la dispersione implicita è del 7,3%, mentre a Torino raggiunge il 10,4%. Questi numeri evidenziano la necessità di un’analisi più approfondita che consideri le specificità locali.
L’analisi delle aree periferiche delle grandi città rivela una situazione drammatica. Nelle zone meno abbienti di Milano, ad esempio, la dispersione implicita tocca picchi del 24%, un dato allarmante che segnala come un ragazzo su quattro possa abbandonare il proprio percorso formativo. Al contrario, nel centro di Milano, la percentuale scende drasticamente all’1,4%. Questo divario mette in evidenza la necessità di interventi educativi specifici che possano colmare le lacune esistenti.
Roberto Ricci ha sottolineato che la vera sfida consiste nell’intervenire con azioni mirate, cercando di individuare le fragilità nei grandi centri urbani, da Milano a Napoli. È fondamentale avviare interventi già dalle primissime fasi del percorso educativo, coinvolgendo le famiglie e supportando le scuole in contesti difficili. Questo approccio dovrebbe essere accompagnato dalla valorizzazione delle eccellenze, creando un ambiente educativo che possa giovare a tutti gli studenti.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha commentato come il recente studio dell’Invalsi dimostri l’importanza della personalizzazione della didattica per combattere la dispersione scolastica. L’uso di tecnologie innovative, come l’intelligenza artificiale, può fornire strumenti efficaci per supportare gli studenti nei loro percorsi formativi, permettendo di valorizzare i talenti individuali e offrendo un’istruzione più su misura.
In questo contesto, la Comunità di Sant’Egidio ha avviato un programma dal titolo “W la scuola”, mirato a combattere la povertà educativa e sostenere gli studenti a rischio di abbandono. Durante un recente convegno, Marco Impagliazzo, presidente di Sant’Egidio, ha sottolineato l’importanza di non considerare gli studenti come “dispersi”, ma piuttosto come giovani con un nome e una storia. Questo approccio umano e personalizzato è fondamentale per affrontare il problema dell’abbandono scolastico, che non deve essere visto come una catastrofe naturale, ma come un fallimento educativo che coinvolge l’intera comunità.
Il fenomeno della dispersione scolastica richiede un’attenzione costante e un impegno collettivo. È necessario che istituzioni, famiglie e società civile collaborino per creare un ambiente educativo inclusivo e stimolante. Solo attraverso interventi precoci e mirati, che tengano conto delle specificità delle diverse realtà locali, sarà possibile ridurre significativamente il numero di giovani che abbandonano la scuola, garantendo loro un futuro migliore.