TV e Cinema
di Mattia Nesto 9 Maggio 2017

30 anni fa usciva Professione Vacanze, il telefilm definitivo sulle ferie degli italiani

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Scriveva Massimo Nava su Il Corriere della Sera del 6 agosto 2001: “Balbec-Cabourg non è un paese o un lungomare, bensì un luogo dell’ anima, un paesaggio proustiano, fatto d’ immagini e del riflesso che queste immagini hanno su emozioni e sul ricordo delle emozioni“. Il giornalista analizzava nel suo pezzo il villaggio normanno di Cabourg da cui, ad inizio Novecento, il buon Marcel Proust trasse grande ispirazione per delineare Balbec, l’ineffabile località di vacanza balneare centrale ne All’ombra delle fanciulle in fiore, il secondo volume della titanica opera Alla ricerca del tempo perduto. Allo stesso modo del grande scrittore francese anche l’Italia ha conosciuto un luogo del cuore per le vacanze: stiamo parlando del villaggio turistico di Cala Corvino, a Bitonto, in Puglia, il set dove è stato ambientato Professione Vacanze, la serie definitiva sulle ferie del Belpaese.

 

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La serie tv, trasmessa nella primavera del 1987 su Italia 1 per la regia di Vittorio De Sisti, vede per protagonista Jerry Calà, alias Enrico Borghini, che impersona un giovane spiantato con la passione per i viaggi (nella prima puntata è di ritorno da un molto esotico, specie per il periodo, viaggio nell’Estremo Oriente). Dopo aver perso il lavoro vede per caso in televisione un annuncio: “Cercasi urgentemente capo-villaggio per centro turistico in Puglia”: ovviamente Enrico/Jerry si precipita a Bitonto, nell’allora villaggio di ultimissima costruzione Cala Corvino. Bisogna sottolineare con forza due elementi iniziali molto forti, che poi saranno i temi fondanti della storia: la modificazione delle vacanze all’italiana e il ruolo, sempre più centrale, degli animatori.

 

 

Proprio in questo periodo infatti si stava, neanche troppo lentamente, passando dal classico pernottamento  in pensione (spesso a conduzione famigliare) alla vacanza nel villaggio turistico, ovvero una struttura il più delle volte moderna e piena di confort (come piscina, palestra e campo da calcio e/o pallavolo). Inoltre, in netta controtendenza con il fondamentalmente riposo totale di prima, nella vacanza moderna si fanno un sacco di cose: non soltanto si mangia e si fa sport ma ci si cimenta nelle tanto amate/odiate attività, la cui organizzazione era ad appannaggio degli animatori. Ed ecco l’altro punto centrale: gli animatori sono l’anima del villaggio vacanze e il capo animatore, anche per il ruolo predominante, è, il più delle volte, un incallito tombeur de femmes, avendo a che fare con un numero sempre crescente di ospiti.

 

 

Naturalmente Jerry Calà, volto ormai noto, notissimo in Italia dopo i successi di Sapore di Mare, Vacanze di Natale 1983 e Yuppies. I giovani di successo (1&2), in questo ruolo ci si ritrova benissimo. I sei episodi di cui è composta la serie infatti ruotano, in maniera sostanziale, intorno ad una trama piuttosto semplice: arrivano dei nuovi ospiti, tra cui la bellona di turno che, dopo un’iniziale ritrosia (il più delle volte davvero di breve durata), capitola di fronte alla profferte amorose, per usare un linguaggio da commedia anni Cinquanta, del capo-villaggio. Al di là di un copione praticamente sempre scritto, Professione Vacanze si lascia guardare in particolar modo per tutta una serie di cameo di attori più o meno famosi in quegli anni.

 

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Oltre al cast fisso composto da, tra gli altri, Gegia, attrice pugliese apparsa in numerosissime commedie italiane e Sandro Ghiani, hanno preso parte alla serie, in ordine sparso: Teo Teocoli, Mara Venier (che, al momento delle riprese, era sposata con lo stesso Calà, da cui divorzierà proprio nel 1987), Isabella Ferrari, la giunonica Sabrina Salerno (che  giusto in quell’anno cantava “Boys (Summertime Love)” guarda caso), Giacomo Poretti, Marina Massironi, Guido Nicheli (proprio lui, il Dogui), Claudio Amendola e Giorgio Vignali. Forse non tutti i nomi oggi sono così noti ma certamente nel 1987 rappresentavano un cast di tutto rispetto, specie per una serie televisiva.

 

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Professione Vacanze (che i più giovani hanno recuperato, al di là trovandolo nel mare magnum dell’internet, grazie a puntuali repliche su Italia 1 di solito nel mese di agosto) non passerà certo alla storia per l’estrema qualità dei dialoghi o per la particolare cura dell’intreccio. Tuttavia è una serie godibile e che si lascia rivedere soprattutto perché, ancora oggi, emana una grande positività e fiducia nel presente. Certo, la fine degli anni Ottanta italiani è un periodo davvero molto differente da quello attuale ma, forse proprio per questo, risulta così dannatamente contemporaneo (se ne volete sapere di più vi consigliamo questo articolo).  Con per di più un inedito Jerry Calà in versione punk-rocker (francamente uno dei punti più bassi toccati nei sei episodi).

 

 

 

Va detto infine che Professione Vacanze ha, una volta per tutte, sdoganato completamente la Puglia come meta vacanziera, facendo tramontare il mito-hippie del rude Gargano e spostandosi sempre più verso la dolce costa del Salento. Insomma l’Enrico della serie ha fatto scuola. E siamo pure convinti che Jerry Calà, ad impersonare un donnaiolo incallito che amava stare tutto il giorno in costume a sonnecchiare e tirare tardi a cantare e ballare non abbia fatto poi questa gran fatica. “Balbec si ma dove… zàn zàn!”.

 

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