Stand By Me, il più bel film sull’amicizia

Stand By Me riesce a spiegare il momento preciso in cui finisce l’adolescenza e inizia la vita da adulto. Quando lo danno in tv non riesci a non riguardarlo citando le battute a memoria e alla fine ti commuovi sempre

Chris: “Non riuscirò mai ad andarmene da questo posto, vero Gordie?”

Gordie: “Puoi fare tutto, basta volerlo.”

Il 29 marzo del 1987 usciva in Italia il film Stand By Me, il film diretto da Rob Reiner tratto dal racconto Il corpo di Stephen King. 4 ragazzini interpretati da 4 attori di culto: Wil Wheaton (Geordie Lachance), River Phoenix (Chris Chambers), Corey Feldman (Teddy Duchamp) e Jerry  O’Connell (Vern Tessio), curiosi come solo i teenager possono esserlo, sentono dai grandi di un ragazzo morto nei pressi della ferrovia e partono all’avventura per vedere il loro primo cadavere ma come accade nella vita vera, a cambiarli sarà il viaggio, non la destinazione.

Stand By Me è uno di quei film che se per caso viene trasmesso da qualche parte in tv e non te lo aspetti, lasci quello che stai facendo per guardarlo ancora e ancora recitare tutte le battute a memoria della versione doppiata, perché è quella che hai imparato quando è entrato nella tua vita e l’ha stravolta.

 

 

“Eravamo stati via solo due giorni, eppure la città sembrava diversa. Più piccola.”

Stand By Me è un racconto di un’estate che non tornerà mai più, ma lo sai bene che l’estate è solo una metafora. Parla di una stagione della vita in cui eri invincibile solo quando stavi coi tuoi amici e il corpo del ragazzo morto non è altro che il primo presagio della vita che verrà, che sarà piena di serenità, certo, ma anche di responsabilità, doveri, pulsioni, arroganza, ambizione, vittorie e fallimenti.

A 12 anni invece la vita è infinita, non esistono ancora le ragazze, non esistono le regole, ogni centimetro del tuo paesino di provincia è un parco giochi da scoprire e da abitare a modo tuo, ma tu sei strano e attrai i bulli come un magnete, quindi i tuoi amici sono strani come te e anche se in 4 le prenderete sempre da quelli più grandi, la cosa che cambia è che le prenderete insieme.

 

 

Ti ricordi cosa hai provato quando il tuo gruppo di amici con cui hai fatto elementari e medie si è diviso e ognuno crescendo ha preso la propria strada? Quel senso profondo di solitudine e smarrimento davanti alla vita che da infinita si trasforma in un imbuto di cui non se ne vede la fine? Succede che il tempo passa e di quella sensazione così sconvolgente non ti ricordi neanche più, ora i tuoi vecchi amici ora sono facce sui social a cui mettere un like o da evitare nel caso siano diventati troppo pesanti.

Poi, inatteso, arriva quel momento  in cui ti svegli col magone senza neanche sapere perché e quello ti fa compagnia per mesi, finché non si scioglie davanti alla tv, quando vedi Richard Dreyfuss interpretare Geordie da adulto alla fine di Stand By Me. Mentalmente fai il conto degli anni, col risultato di constatare che ormai la tua età si avvicina più alla sua che a quella dei suoi figli e mentre scrive di come sono andate le cose ai suoi amici che non vede da 20 anni o più, resta imbambolato per un attimo prima di chiosare con: “Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, ma chi li ha?”. Le note del contrabbasso introducono Stand By Me di Ben E. King e se ti capita proprio nel momento giusto, ti metti finalmente a piangere.

 

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