In un mercato del lavoro sempre più in crisi, il rinnovo di un contratto di lavoro è per molti uno dei momenti più felici. Avere la certezza di poter lavorare per un altro anno è una delle sensazioni migliori che può provare un cittadino durante questi periodi di crisi.
Per alcuni, però, quando un contratto si avvicina alla scadenza, vuol dire ritrovarsi a un bivio, ovvero dover scegliere tra accettare rinnovarlo o rifiutarlo. Ma, a prescindere dalle motivazioni per cui si può rifiutare un rinnovo, in questi momenti scatta un interrogativo cruciale, quello legato la mantenimento della Naspi.
Posso ancora prendere la Naspi?
La paura è dunque quella di vedersi negato l’assegno di disoccupazione, come se dire “no” a una proroga equivalesse a una dimissione volontaria. Ma la normativa INPS è chiara e rassicurante, a prescindere dalla risposta data al rinnovo, il diritto alla Naspi resta pienamente valido per il dipendente.

La Naspi, acronimo di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, è una prestazione economica destinata a chi ha perso il lavoro in maniera involontaria. Per ottenerla servono tre condizioni, stato di disoccupazione, 13 settimane di contributi nei quattro anni precedenti e la cessazione del rapporto non per scelta personale.
La scadenza naturale di un contratto, che si tratti di un tempo determinato o di una somministrazione, rientra proprio in quest’ultima casistica. Non sei tu a lasciare il lavoro, è il contratto stesso, con la sua data di fine già fissata, a terminare, un passaggio obbligato.
Inoltre, il diritto alla Naspi,rimane attivo anche se l’azienda propone una proroga e si decide di rifiutarla, in quanto legata alla scadenza del contratto originario. Il rifiuto della proroga non è una dimissione, bensì la mancata accettazione di una nuova offerta e quindi giuridicamente distinta dal rapporto precedente.
Attenzione però a non confondere questa situazione con un’altra, che riguarda chi già percepisce la Naspi e rifiuta un’offerta di lavoro dal centro per l’impiego.
, legato alla fase di percezione dell’indennità, non alla richiesta iniziale e che ha comunque delle scappatoie.
Rifiutando un’offerta di lavoro senza un giustificato motivo, distanza, necessità personali e di salute, si perde effettivamente il diritto alla Naspi. La legge rimane dalla parte del lavoratore, a patto che si attivi nella ricerca di un lavoro e presenti la domanda correttamente.