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di Mattia Nesto 25 Febbraio 2019

Metro Exodus è lo sparatutto più figo degli ultimi tempi

Lo sparatutto 4AGames ha conquistato tutti per la capacità di creare un’avventura mozzafiato e coinvolgente

I nostri passi sono pesanti e lenti, impantanati come siamo nella terra limacciosa della piana del Volga. La locomotiva che ci porta, attraverso una Russia devastata da un inverno atomico che pare senza fine, si è dovuta fermare perché il ponte sul lungo fiume è sbarrato: dobbiamo trovare una via alternativa di passaggio. Eppure l’area intorno sembra l’inferno in terra: il cielo è basso, le nuvole nere e gonfie e la pioggia spessa, forse acida. Ma sono le creature che popolano quelle lande a far gelare il sangue nelle vene.

Non facciamo in tempo a trovare rifugio in una casa di legno che, all’improvviso, una sorta di zombie-vampiro sbuca da un angolo e punta alla nostra gola. Riusciamo, con un rapido fendente, a piantargli un coltello in mezzo alla testa e a riuscire a entrare. Eppure la casa, l’interno edificio, sussulta e vibra come se ci fosse un terremoto. Non capiamo: che cos’è che fa quel rumore? E allora ci affacciamo ad una delle finestre e scopriamo il mistero: un pesce gatto dalle dimensioni di un lamantino sta predando un granchio grande quanto un pastore maremmano. Sì, l’inverno del nostro scontento  ha la sembianze dei mostri più orridi del subconscio. Benvenuto a Metro Exodus, lo sparatutto più figo degli ultimi tempi.

Come è noto Metro Exodus è il terzo capitolo della fortunatissimi serie di videogiochi ispirati dagli omonimi romanzi di  Dmitrij Gluchovskij, inizialmente pubblicati sulle piattaforme web e poi diventati veri e propri best-seller dell’editoria mondiale. Ambientato nel 2036, quindi due anni dopo gli eventi di Last Night, il nostro protagonista,  Artyom si ritrova a dover fuggire dalla metropolitana di Mosca, la sua “casa”, per mettersi in viaggio attraverso lo sconfinato continente/stato russo, completamente devastato dalla guerra atomica, per raggiungere l’Estremo Oriente e la sede del nuovo governo della Russia Libera. Per farlo, assieme ai suoi compagni Spartan e alla compagna Anna (uno dei personaggi meglio scritti del gioco, fra l’altro), si dovrà mettere a bordo dell’Aurora, una incredibile locomotiva (ancora una volta le sorti della Russia viaggiano sui binari) in grado di coprire le titaniche distanze con la forza del carbone.

La cosa veramente nuova di questo nuovo capitolo è che, per la prima volta nella serie, non ci troveremo a dover sparare a orridi mostri solo per gli angusti e claustrofobici androni e cunicoli della metro di Mosca ma ci muoveremo in ambienti più aperti, delle vere e proprie mappe “sandbox”, ovvero dove ci saranno tantissimi eventi casuali, un ambiente vivo e pericoloso (i già citati pesci di lago iper-cresciuti) e, elemento da non sottovalutare, una libertà di affrontare le missioni mai così variegata. Già perché se lo eseguire le missioni in fase stealth, ovvero ponendo molta attenzione a non farsi rivelare dai nemici piuttosto che a mitragliare a destra manca è sempre una scelta “che paga”. non è detto che un approccio più macho sia per forza di cose un errore. Alle volte infatti servirà la forza bruta e un buon utilizzo di molotov e bombe fumogene per stanare un manipolo di nemici particolarmente arcigni o qualche creatura dalle dimensioni colossali. In più, a livello proprio generale, come fps (first person shooter) Metro sia al vertice del genere.

Viaggiare per la Russia poi ci offre la possibilità di esplorare ambientazioni di gioco molto differenti le une dalle altre, con biomi che passano dal già citato “fango del Volga” all’area deserta del Caucaso sino alla sterminata steppa siberiana. Non siamo di fronte ad un open-world certo ma in fondo non era quello che i fan di Metro chiedevano. Il team di sviluppo ucraino 4A Games infatti si è posto degli obiettivi molto concreti: ovvero “allargare” l’esperienza di gioco senza snaturarne l’essenza. Ecco allora che è rimasta quel look un po’ raccogliticcio e improvvisato delle armi, pistole e fucili (addirittura uno ad aria compressa) che, non soltanto via via si usurano, ma che debbono essere pulite e sistemate, dato che s’inceppano, vuoi per il grasso che si accumula oppure per la polvere depositata (specie nella parte desertica dell’avventura). Inoltre la scarsità di risorse e di mezzi, specie nelle difficoltà di gioco più elevate, danno sempre un senso di sfida deciso e lo shooting è sempre quello shooting arcade ma convincente dei Metro.

Detto questo Metro Exodus ha delle pecche, non bisogna dimenticarlo. Infatti l’intelligenza artificiale dei nemici non è che sia uno splendore e di certo la storia non è il massimo dell’originalità e del coinvolgimento. Tuttavia, crediamo di poterlo affermare con una buona dose di sicurezza, i Metro vanno vissuti come “un ottimo film action di serie B”: ovvero con tanta azione, tante sparatorie e tante creature mostruose, con buona pace della sceneggiatura e dei dialoghi. Oltre a questo però, è bene ricordarlo, c’è anche un profondo senso dell’avventura, che in questo capitolo è ancora più sviluppato, visto le aree più aperte certo ma anche con la riproposizione di quei bunker (ovvero dei dungeon moderni) dove l’atmosfera cupa e vagamente horror danno quel pepe in più al giocatore di turno.

Non vi resta quindi che imbarcarvi anche voi sull’Aurora e vi diamo un consiglio: il gioco dà il meglio di sé se vissuto in lingua originale. Infatti il doppiaggio italiano (ma anche per quello inglese è lo stesso) non è certamente di altissimo livello mentre sentire i suoni, specialmente i toponimi, nella lingua madre dà tutto un altro sapore alla propria avventura. Forza Spartan, tutti verso Est!

 

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