Geek
di Mattia Nesto 7 Marzo 2022

Triangle Strategy: partita a scacchi col nostro cuore (e testa)

Al contrario di altri casi, Triangle Strategy su Nintendo Switch dimostra come Square Enix sia maestra nel creare i mondi.

Un mondo di gioco ispiratissimo  Un mondo di gioco ispiratissimo

Triangle Strategy, la nuova esclusiva di Nintendo Switch, dimostra, ancora una volta come, quando voglia inseguire il profitto fine a se stesso (torcendo, limitando e modificando in modo serio lo sviluppo di un titolo), Square Enix sia in grado di produrre grandi giochi. Già perché questo gioco di ruolo con combattimento a turni, debitore della formula di gioco alla serie di Fire Emblem e allo stile estetico al delizioso Octopath Traveler (di cui vi abbiamo parlato qui). Realizzato infatti da Tomoya Asano, ideatore del già citato Octopath Traveler e di Bravely Default II(forse il jrpg più ricco dal punto di vista squisitamente statistico e tattico), Triangle Strategy mi ha tenuto incollato per svariate ore di gioco lungo quest’ultimo fine settimana, grazie a una riuscitissima combinazione di gameplay a turni stratificato e appagante mentalmente e una storia che, seppur nella sua totale classicità, ha riservato delle belle sorprese e dei momenti molto emozionanti. Quello che si chiede a un gioco di ruolo, no?

Nonostante l’abbia provato a difficoltà normale, il titolo mi ha più volte esposto a morti repentine e abbastanza brutali. Ho voluto dirvi questo non tanto per mettervi in guardia quanto per affermate come, al netto di una caratterizzazione dei personaggi deliziosa e di world-building molto intrigante, con regni, casati e terre presentati usi&costumi, nonché leggi e religiose molte diverse le une dalle altre e perfettamente integrate alla narrativa, questo sia un “gioco al cento per cento”, anzi un gioco severo che non consente di scherzarci troppo su. La componente tattica infatti, come suggerisce del resto lo stesso titolo, è al centro di tutto.  Durante i combattimenti, infatti, schiereremo i nostri personaggi in una sorta di scacchiera interattiva, dove a seconda della tipologia di combattente scelto, si avrà modo di sfruttare a proprio vantaggio (o svantaggio) le proprie caratteristiche o abilità. Anche la posizione sul campo di battaglia avrà un ruolo centrale: ad esempio per un arciere, conquistare una posizione sopraelevata, magari protetta o abbastanza distante dagli attacchi diretti dei nemici, significherà un vantaggio enorme in modo da poter martellare il campo avversario con i propri dardi. Questo è solo uno dei tanti aspetti che Triangle Strategy offre (molto più che Octopath Traveler che, nonostante fosse “difficile uguale”, imponeva un farming molto più selvaggio, rispetto a un ragionamento più esteso).

Tuttavia per un titolo del genere, per altro localizzato in modo eccellente in italiano, non si può certo dimenticare della componente narrativa. Ecco, anche da questo punto di vista potete dormire sogni tranquilli: l’esclusiva di Switch è, ancora una volta, un tuffo al cuore per gli appassionati del genere, con un personaggi iconici, combattimenti all’ultimo sangue e un mondo di gioco che, lo voglio ribadire ancora una volta, nella sua totale classicità, si ammanta di un fascino molto raro da trovare oggigiorno. Passare dal regno del nord, circondato da alte montagne ferrose e nevi perenne a quello dell’Est, il sacro impero dei sapienti dominata dal grande lago salato attorno a cui tutto ruota (perfino la propria religione prende il nome di “salinismo”), sino al regno di Serenoa Wolffort, appartenente al ramo cadetto che serve il re di Glenbrook. In questo gioco preparatevi a una grande serie di famiglie e gradi di parentela, con tantissimi nomi e una caterva di dialoghi. Non sempre queste parti dialogiche, occorre dirlo, saranno iper-stimolanti dal punto di vista della narrativa, ma avranno grande penso nel gameplay.

Infatti grazie alla meccanica della “bilancia delle idee”, ovvero quel momento nel quale il nostro eroe riunirà i propri compagni di ventura per prendere una decisione, le informazioni e la scoperta avranno un peso fondamentale per Frederica e compagni: più sapremo cose sugli usi e costumi di quel dato regno, più saremo in grado di convincere e portare “dalla nostra parte” quel dato compagno di viaggio. Una sorta di mini-gioco che ho adorato e che non trincera l’esplorazione e il parlare con ogni npc del villaggio al mero ottenimento di un paio di risorse in più. In Triangle Strategy anche chiacchierare si traduce in un’operazione strategica. Ecco perché quest’avventura di Artdink, al netto della prolissità e di una difficoltà alta, è un viaggio da fare per chi ama il brivido dell’ignoto e delle storie dove cuore e testa vanno di pari passo.

 

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