Musica
di Dailybest 27 Febbraio 2021

I migliori album della settimana

Una breve selezione delle migliori uscite internazionali degli ultimi sette giorni

Wild Pink – A Billion Little Lights

Ascoltando il terzo album dei Wild Pink, arrivato a poco più di due anni dal precedente Yolk In The Fur, i primi riferimenti che mi balzano immediatamente alle orecchie sono questi. Innanzitutto i War on Drugs, per la loro capacità di rivisitare gli stereotipi tipici della canzone americana popolare (alla Bruce Springsteen) in una direzione psichedelica, poi i Cage the Elephant, e qui il merito è dello zampino di David Greenbaum, produttore che ha curato gli ultimi lavori della band del Kentucky. A Billion Little Lights è un balzo indietro di 15 anni, un ep caratterizzato da un indie-rock genuino che non rinuncia al folklore delle sue radici. Un trip bucolico persi tra le steppe centro-statiunitensi.

Marco Beltramelli

Cassandra Jenkins – Overview on Phenomenal Nature

Giunta al suo secondo disco Cassandra Jenkins ha raggiunto una raffinatezza poetica parecchio invidiabile. Fatta eccezione per Michelangelo, brano d’apertura dal piglio inspiegabilmente country, Overview on Phenomenal Nature viaggia immerso in un folk rivisitato con estrema cura tra la liquidità delle tastiere e l’asciuttezza del sassofono di Stuart Bogie. La natura fenomenica dei racconti è cantata con grande realismo, alcune storie sono persino vere, come ci tiene a ricordarci Cassandra all’inizio della bellissima Hard Drive, ma il picco emotivo arriva dopo, con la dedica all’amico David Berman, e infine con i sette minuti di The Ramble, soffusa outro strumentale d’addio, o forse di arrivederci.

Gabriele Vollaro

Pauline Anna Strom – Angel Tears in Sunlight

Lo scorso dicembre ci ha lasciato Pauline Anna Strom, una delle artiste più influenti della musica elettronica (e non solo) degli ultimi 30 anni. Angel Tears in Sunlight, il suo disco postumo, riesce a condensare tutta l’algida eleganza di Pauline come compositrice in quei suoni profondi e rotondi che erano diventati il suo marchio di fabbrica. Ascoltare un pezzo come Marking Time è davvero come attraversare un’antica rovina: pur consumata dal tempo, continua a mantenere intatta la propria gloria passata.

Mattia Nesto

 

 

 

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