In vista delle elezioni regionali di autunno 2025, sei Regioni italiane saranno chiamate al voto: Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle D’Aosta e Veneto.
Un tema che sta agitando il dibattito politico è la possibile introduzione del terzo mandato per i presidenti di Regione, una modifica che potrebbe stravolgere gli equilibri tradizionali degli schieramenti. Attualmente, una legge nazionale limita a due i mandati consecutivi per i governatori regionali, ma le spinte politiche verso un cambiamento sono forti, soprattutto nel centrodestra.
La sfida del terzo mandato
Nel panorama politico del centrodestra, la questione del terzo mandato è diventata centrale soprattutto per la regione Veneto, governata da Luca Zaia, leader della Lega. Il governatore uscente, che nel 2020 ha ottenuto un record di preferenze con il 76,7%, è considerato una figura di primo piano e un possibile rivale interno a Matteo Salvini. La Lega ha da tempo promosso l’idea di una modifica normativa che consenta a Zaia di ricandidarsi, una mossa che potrebbe garantire la continuità del centrodestra in una regione strategica e contrastare le ambizioni di Fratelli d’Italia.
Tuttavia, all’interno del Carroccio emergono voci critiche. Tra queste quella del vicepresidente del partito, il generale Vannacci, che ha espresso un netto dissenso sostenendo che “non si cambiano le regole alla vigilia delle elezioni”. Questa posizione riflette un dibattito interno che mette a rischio l’unità del centrodestra, soprattutto considerando che Forza Italia si è sempre dichiarata contraria al terzo mandato, mentre Fratelli d’Italia ha mostrato qualche apertura, seppur cauta.
Nel centrosinistra, un caso emblematico riguarda il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, esponente del Partito Democratico. De Luca ha tentato di aggirare il limite dei due mandati approvando, già a novembre dello scorso anno, una legge regionale ad hoc per candidarsi per un terzo mandato. Tuttavia, l’intervento è stato bloccato dalla Consulta, che ha dichiarato la norma incostituzionale.
La posizione del Pd è ambivalente: la nuova segretaria Elly Schlein si è sempre mostrata contraria a una sua nuova candidatura e lavora in sinergia con il Movimento 5 Stelle per individuare un nome comune capace di rappresentare il centrosinistra nelle prossime elezioni regionali. Il dibattito sul terzo mandato, quindi, rappresenta un nodo politico delicato che potrebbe condizionare fortemente la strategia elettorale in Campania e nelle altre Regioni dove il centrosinistra detiene il governo.

Il vero punto di svolta potrebbe arrivare da un intervento a livello nazionale. La Lega continua a spingere per una revisione della legge che limiti i mandati dei presidenti regionali, una modifica che rivoluzionerebbe il quadro politico e potrebbe influenzare non solo il centrodestra, ma anche il centrosinistra. Il rischio di creare tensioni interne è elevato, soprattutto perché Forza Italia rimane contraria a questo cambiamento, mentre Fratelli d’Italia appare più disponibile a discutere la proposta.
Le trattative sono in corso, con una scadenza ravvicinata: entro agosto si dovrà trovare un accordo, possibilmente inserendo la modifica in un provvedimento già all’esame del Senato, piuttosto che in un decreto ad hoc. La necessità di definire le liste elettorali per Veneto, Campania e le altre Regioni al voto aggiunge urgenza a questa complessa partita politica.
La questione del terzo mandato si inserisce così in un contesto di tensioni e alleanze in continua evoluzione, con il rischio di rimescolare gli equilibri consolidati e di influenzare profondamente il risultato delle elezioni regionali del 2025. Le prossime settimane saranno decisive per capire se e come verranno superati i limiti attuali, e quale impatto questo avrà sugli schieramenti in campo.