Society
di Simone Stefanini 15 Dicembre 2014

Carlo Conti, il Festival di Sanremo e il paese reale

Divide la scelta dei big in gara a Sanremo, ma è un ritratto perfetto del paese reale e la sua missione l’ha già vinta.

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L’Arena di Massimo Giletti (all’interno dell’highlander di Rai 1, Domenica In) è stato il luogo perfetto per scoprire i nomi dei 20 big in gara a Sanremo 2015, che vanta la direzione artistica e la presenza sul palco in qualità di presentatore di Carlo Conti. La lista ormai è ben nota, ma ne riproponiamo la schermata:

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Citando Studio Aperto, la lista ha diviso il popolo della rete. Da una parte i fan dei giovani usciti dai talent, e ce ne sono un bel po’. È l’edizione con i cantanti più giovani, in termini di età, da un lunghissimo tempo e qui Carlo ci ha visto lungo. La musica in televisione, come viene veicolata? Attraverso i talent. Chi guarda i talent? I giovani e giovanissimi. E allora facciamo una battaglia nella battaglia, un X Factor  (con Chiara Galiazzo e il neo vincitore Lorenzo Fragola) contro Amici (Annalisa, Moreno e i Dear Jack). Solo questi nomi hanno già scoppiato l’auditel. Nesli piace, è il tipo della strada che parla d’amore e oltretutto è il fratello di Fabri Fibra. Il Volo sono i tre tenorini che vengono da Ti lascio una canzone della Clerici. Sempre dalla tv, quindi usato sicuro. Biggio e Mandelli, cioè I Soliti Idioti, ancora dalla tv, campioni d’incassi e di comicità agghiacciante. Pure la strana coppia Grazia di Michele e Platinette viene direttamente da Amici. Alla fine c’è Bianca Atzei, la bella che si fa scrivere i pezzi da Kekko dei Modà ed entra in finale al Music Summer Festival di Canale 5.

Qui stiamo parlando di sicurezza. Se vieni dalla televisione, significa che hai già una fanbase, non hai bisogno di grossa promozione perché sei già conosciuto e dunque in potenza hai già fatto il pieno d’ascolti. La seconda categoria che Carlo conosce bene, grazie al suo programma “I migliori anni” è la retromania, cioè quella voglia di tendere al passato, al si stava meglio quando si stava peggio. Dunque il secondo grosso scaglione dei cantanti in gara è formato da “Quelli degli anni ’90”: Raf, Alex Britti, Irene Grandi, Marco Masini, Nek, Anna Tatangelo e Gianluca Grignani, dal quale ci aspettiamo escandescenze da rock star ubriaca e record di ascolti. Questa è la parte che piacerà di più a quelli che hanno da poco compiuto i 40 e fanno le cene con gli amici iniziando tutti i discorsi con “ti ricordi quando…”

Come nella migliore puntata di Boris, dopo le due placche tettoniche che servono per fare ascolti, un po’ di qualità ce la devi pur mettere. Ecco quindi “il futuro visto dalla Rai” cioè Malika Ayane e Nina Zilli. Quanto di più underground la mente di un presentatore pop come Carlo possa partorire. L’ultima, l’outsider è Lara Fabian. La giovane che piace ai vecchi, casomai qualche ascoltatore della terza età si sintonizzasse sul Festival.  Manca Suor Cristina ma sono sicuro (segnatevi la data) che spunterà tra gli ospiti.

Ora, caro popolo della rete infuriato, mi devi spiegare cosa ti aspettavi. Quest’anno Fedez è stato il giudice vincitore di X Factor. Una suora ha vinto The Voice. La Targa Tenco è andata a Caparezza. I dischi, a detta degli stessi autori, li vendono solo quelli che escono dai reality televisivi. È ben noto che la rappresentanza dell’intellighenzia musicale, guardi a Sanremo come ad una palestra di trash, ad un freak show post-crisi e gridi sempre, a gran voce “Qualità”. Carlo lo sa, però sa anche che Fazio, col suo Festival politicizzato e radical chic all’amatriciana, col suo voler fare Letterman e risultare Marzullo, ha fatto il vuoto. Lui  è diverso. Viene dalla gavetta, ha fatto il dj e millimila serate in giro per i paesini (l’ho visto un paio di volte anch’io, da piccolo, presentare ad una sagra). Ha lanciato Leonardo Pieraccioni e Giorgio Panariello grazie ai suoi Zelig toscani sulle televisioni privatissime. Poi ha svoltato, i suoi programmi fanno il boom di ascolti, da “I Migliori Anni” a “Tale e Quale”, fino al quiz “L’Eredità”. È l’uomo Rai per eccellenza, mai schierato, mai scomodo. L’erede al trono vacante di Pippo Baudo, i cui Festival sono tutt’ora memorabili.

Con lui, Sanremo torna alla gente, alla maggioranza della gente. Al paese reale. Quello dei commenti ridondanti su Facebook, quello che scambia Il Lercio per un sito vero, quello che non ha votato perché non ci capiva nulla o perché era troppo piccolo per farlo. Ma anche quello che guarda la televisione, che partecipa al televoto, che compra i cd invece di scaricarli. Quello che Carlo Conti conosce come le sue tasche.

In questa sua missione, ha già vinto. Il resto sono chiacchiere da bar. Che per puro paradosso, sono quelle su cui si fonda il paese reale.

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