Society
di Valerio Millefoglie 6 Ottobre 2017

Il Festival della Tenera Età: dove si è vecchi solo fuori

Il 7 e l’8 ottobre si terrà al Castello di Belgioioso di Pavia il Festival della Tenera Età. La parola “tenera” è sinonimo di “terza età”. Ci siamo stati l’anno scorso, ecco a voi un reportage d’epoca.

 

Nel salone da ballo del Castello di Belgiosioso, in provincia di Pavia, sta per avere inizio il convegno, “Un sorriso senza tempo”, condotto dal medico odontoiatra Marco Vigoni. È uno degli incontri previsti per il neonato Festival della Tenera Età, come spiegato nel programma: “Due giorni per svelare e approfondire una novità per il genere umano: la conquista della longevità”. Il pubblico in attesa è composto dalla madre del medico Marco Vigoni e da una coppia che ha da poco festeggiato i quarantacinque anni di matrimonio. “Quando ho visto la foto di quel giorno mi sono impressionato”, racconta lui, “mi sono detto Ma questo non sono io”. La moglie avverte la vecchiaia quando sente gli acciacchi, “Però ho mia madre di novantatré anni ancora in vita e allora penso di non essere io quella in prima fila”. Intanto inizia il convegno con una slide intitolata “Non ne puoi più della tua protesi? Stai perdendo i denti?”.

 

 

Sulle scale che portano al piano terra un altro visitatore racconta del rapporto che ha con sua madre, anche lei di novantatré anni: “Oggi mi ha chiesto Come sta tua mamma? Le ho risposto Ma mamma, sei tu mia mamma”. Si passeggia tra stand dove poter fare gratuitamente il test dell’udito e banchetti in cui assaggiare salumi del basso pavese, si possono seguire dibattiti sull’alimentazione e imparare a progettare un videogioco sotto la direzione di un insegnante di dodici anni. Nella sala accanto Angelo, un bambino di sette anni, disegna su un tavolino mentre è in corso il laboratorio di esercizi taoisti per la salute e il benessere. “Ho sette anni”, dice, “ma ne vorrei avere venti, per avere qualche fidanzata”. Non vorrebbe però avere molti più anni perché, spiega, “I vecchi non si innamorano, i vecchi stanno in casa e guardano la tv”. I soldati che sta disegnando sono giovani, “Se sono vecchi si ammazzano perché non ci vedono bene”.

 

Si parla anche di morte al festival della Tenera Età ma in termini di successione. Nella sala in cui un grande candelabro sembra dar vita a un albero genealogico di quadri con ritratti di soldati napoleonici, un assicuratore mostra una slide con i volti di Pino Daniele, Lucio Dalla e Mennea. Tutti e tre non sono stati lungimiranti nello scrivere il loro testamento. Una donna fotografa la slide e commenta “Bisogna essere preparati su tutto nella vita”, dice.

 

 

I titoli di alcuni libri nello stand di una libreria parlano ai visitatori “La tua vita cambia ogni sette anni”, “Guida alla sopravvivenza”, “L’arte della giovinezza, da adolescente a giovane per sempre”. Lo psicologo Patrizio Sisto aveva in programma un laboratorio di Haiku incentrato sul “qui e ora”. La scarsa affluenza di pubblico l’ha lasciato solo, tutto il pomeriggio, circondato da sedie vuote. Cita un libro dell’analista Junghiano James Hillman, “La forza del carattere”, e racconta che al di là del decadimento fisico, nell’età anziana viene a galla la parte più autentica di noi. I suoi pazienti più anziani hanno tra i sessantacinque e i settant’anni, “E la maggior parte sono donne”. Erano invece tutti uomini i venti spettatori del convegno, “La sessualità nella terza età”.

 

 

Uno degli zii della cassiera del bar, Antonio Todde, è entrato nel Guinnes dei Primati per essere stato l’uomo più vecchio del mondo, nato nel 1889, è morto nel 2002 all’età di 113 anni. La nipote lo ricorda come un uomo piccolino con gli occhi blu. Michele Maria Bolzoni è l’uomo del castello, proprietario e ideatore del festival della Tenera Età. Ha cinquantanove anni e definisce tenera la terza età perché “La tenerezza è quell’approccio alla vita che ti permette di essere aperto verso gli altri e verso le cose, le esperienze. Io so che, grazie a una sana alimentazione, all’esercizio fisico e alla medicina morirò a novant’anni. Ho quindi trent’anni da passare bene”. La notte gli capita di passeggiare al buio per le sale del castello, per fortuna dice di non avvertire presenze, “Mi lasciano in pace”. Anche le presenze di pubblico non si sono fatte vedere molto in questi due giorni e non ha problemi a dirlo, in fondo è un festival giovane, appena nato. O forse quelli della terza età, la domenica pomeriggio, con il sole, sono all’aperto, nei parchi giochi e nelle foto delle banche immagini, come quella della locandina del festival: un giovane uomo brizzolato, una giovane donna con i capelli tinti, entrambi vestiti di bianco, sorridono alla vita, e della morte.

 

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