‘A scout troop consists of twelve little kids dressed like schmucks following a big schmuck dressed like a kid.
Un reparto scout è formato da dodici piccoli bambini vestiti da cretini che seguono un grande cretino vestito da bambino’. (Jack Benny)
Questa è la frase pronunciata da Jack Benny attore e comico statunitense divenuta poi celebre in tutta il mondo e che dalla tenera età di 7 anni ha accompagnato i miei 13 anni scouticisti in pantaloncini corti di velluto blu.
Ho imparato sentendo e partecipando ai discorsi delle persone che generalmente quando la gente pensa agli scout ci vede tante cose, più o meno tutte distorte. Nella città dove vivete che ignoriate o meno la loro presenza ci sono almeno uno o due gruppi scout e se siete attenti il sabato pomeriggio più o meno verso le 3 e mezza potete vederli appostati alla stazione con dei ‘bastoni’ in mano e delle strane toppe sulla camicia.
La camicia è il principale simbolo di riconoscimento dal cui colore parte la distinzione tra due importanti branche della famiglia scout: l’AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) con la camicia azzurra e il CNGEI (Il Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani) con la camicia verde.
A 7 anni mia madre mi chiese se volessi entrare nel gruppo scout e con tutta l’ingenuità che puoi avere quando sei bambino le risposi di ‘sì’ pur non sapendo bene cosa significasse la parola con una consonante finale (durante l’infanzia può essere sconvolgente sapere che esistono parole fuori dall’italiano) e così entrai nell’associazione con la camicia azzurra. Ancora oggi non so come ringraziarla per quella proposta così innocente.
Arrivano le elementari e gli altri bambini giocano a calcio, pallavolo, basket e praticano tutti gli sport che il più delle volte le mamme spingono a praticare così da non avere problemi di postura raggiunti i 20 anni. Io, a parte una veloce carriera nel nuoto agonistico, ho sempre fatto scout concepito prima come sport poi come esperienza di vita quando ebbi qualche anno in più. Dalle medie sono arrivati gli sfottò. Quello che ha trovato più fortuna era ‘cagaboschi’, nato dalla fama degli scout di andare in bagno in natura, un po’ come se non sapessimo che il XX secolo ha regalato all’uomo i servizi igienici, i water, i cessi, in tutte le denominazioni insomma.
Il liceo è stato colorato di tanti luoghi comuni e miti di grandi fantasia, allora iniziamo a sfatarne qualcuno:
Non si dice Boy Scout
‘Ah ma allora fai i boy-scout?’ L’apposizione di ‘boy’ davanti scout ha sempre provocato in me un senso di fastidio enorme. Scout basta a se stesso. Non serve aggiungere nient’altro anche perché le ragazze che non sono boy dove si devono classificare?
Non aiutiamo le vecchiette ad attraversare la strada
O meglio finché non ce lo chiedono. Di certo non passiamo la domenica in giro con la maglia di Superman andando a scovare le anziane signore con le buste della spesa in mano credendo di essere i paladini della società. Siamo umani e il senso di civiltà dovremmo averlo a prescindere dal fatto di indossare o meno una divisa.
Non facciamo i biscotti
In Italia lo scopo ultimo degli scout non è fare biscotti da rifilare alla gente che passa, è più una tradizione americana. Solo torte fuori dalle chiese per gli autofinanziamenti a volte. (Né tanto meno siamo furbi come questa ragazzina)
Non vendiamo la limonata con il carrettino
Sarebbe bellissimo ed estremamente fricchettone andarsene in giro con un carrettino Ape anni 90’ e le maniche corte urlando ‘LIMONATAA’ ma purtroppo non succede.
Non accendiamo il fuoco coi legni e i sassi
Sfatiamo una volta per tutte questo mito, anche gli scout hanno scoperto gli accendini e i clipper. Inoltre se dovessimo accendere ogni volta il fuoco stile paleolitico probabilmente non mangeremmo mai.
Sì, a volte abbiamo freddo coi pantaloni corti
Il freddo è freddo per tutti. Mettiamo i pantaloni corti perché fa parte della nostra divisa come simbolo di identificazione. Capita di soffrire un po’ a volte ma ci rende più forti. La figata dei pantaloni di velluto blu che si surriscaldano d’estate sta nel fatto di poterli usare come strofinaccio o tovaglia per pulirsi ed asciugarsi ogni volta che non si ha nient’altro per farlo, qualsiasi cosa si abbia sulle mani.
Lupi! Lupi! Lupi!
Il richiamo ‘lupi lupi lupi’ è un urlo che di solito fanno i capi branco per richiamare l’attenzione dei bambini. Nella vita normale gli scout sanno anche chiamarsi con il nome di battesimo.
Perdiamo la verginità nelle tende
C’è un detto che dice ‘ciò che succede nelle tende rimane nelle tende’.
Preghiamo e basta
Se da piccolo i tuoi genitori ti hanno iscritto all’Agesci non puoi scappare dall’appuntamento fisso della domenica in chiesa. La fede è la base su cui poggia l’associazione che si configura non solo come religione istituzionalizzata poi in tutti i riti cristiani cattolici, ma soprattutto va intesa come servizio, amore verso il prossimo e sentimento di condivisione e uguaglianza. Spesso si pensa allo scout come il ragazzo-chirichetto fedele a Dio al 100%. Non è così, il percorso di fede inizia fin da quando si è piccoli ed è fatto di tappe, ognuno può decidere su quale rimanere e per quanto tempo.
Siamo sfigati
Questo sta a voi deciderlo, io so solo che la mia esperienza è stata bellissima e la rifarei tutta da capo. Smettetela di bullizzare gli scout, siamo nel 2018.