Musica
di Andrea Girolami 7 Giugno 2016

10 anni di Blogothèque: il sito che ha rivoluzionato il videoclip

Due ragazzi francesi, Christophe Abric e Vincent Moon, hanno avuto un’idea geniale perfettamente in linea con i tempi. Ed il mondo della musica non è più stato lo stesso

https://www.youtube.com/watch?v=Z3uQl-8ywKE

C’era una volta il videoclip, quello di Madonna e di Michael Jackson, quello con gli effetti speciali, il montaggio serratissimo, le coreografie e i budget milionari. C’era una volta e non c’è più. Le cause sono tante: il cambiamento tecnologico dei formati (avete sentito parlare di YouTube?), del linguaggio (i registi innovatori dei decenni scorsi: Michel Gondry, Spike Jonze etc) e last but not least la canonica mancanza di soldi della moderna discografia che deve trovare il modo di fare molto con pochissimi mezzi.

In questa rivoluzione continua del mondo della musica in video la picconata definitiva l’hanno data due ragazzi francesi ormai 10 anni fa. Christophe Abric e Vincent Moon hanno avuto la classica idea che era sulla punta della lingua di molti ma che sono riusciti a sviluppare prima e meglio di altri. Attraverso il sito de La Blogothèque, blog lanciato da Christophe qualche anno prima, e grazie alla distribuzione del neonato YouTube i due ragazzi con base a Parigi hanno iniziato a girare una semplice ma geniale serie di video intitolata semplicemente Take Away Show. L’idea era questa: prendere un musicista e farlo suonare in un luogo del tutto inaspettato: un bar, il marciapiede, l’interno di una macchina, il giardino di Versailles. L’esibizione veniva ripresa con un semplice piano sequenza (nessun montaggio) e registrato con un audio dal vivo in cui gli strumenti della band si mescolavano a quelli improvvisati (data la situazione), al rumore di fondo e al brusio degli spettatori sorpresi davanti al concerto improvvisato.

 

Il primo Take Away Show in assoluto con la Spinto Band del 2006

 

In poco tempo La Blogothèque è riuscita a coinvolgere nel suo originale format moltissimi nomi: emergenti e superstar internazionali come Arcade Fire, Phoenix, Sigur Ros, Bloc Party e moltissimi altri. Da allora il videoclip non è più stato lo stesso e quello che è iniziato come un gioco di due ragazzi appassionati di video e musica è diventato uno stile condiviso da migliaia di persone intorno al mondo (le imitazioni non si contano) e dalla discografia ufficiale. A tutti era improvvisamente chiaro come less is more e a volte basta la situazione giusta per creare l’emozione e il coinvolgimento dello spettatore, senza bisogno di esplosioni, petardi e capriole.

Il sodalizio tra Christophe Abric e Vincent Moon è finito da tempo: mentre il primo continua nella sua attività di produttore il secondo ha invece intrapreso un instancabile viaggio attorno al mondo per filmare i più remoti e preziosi artisti di musica etnica, nello stile intimo ed originale che è stato il suo marchio di fabbrica.

Proprio per festeggiare a distanza di 10 anni l’impatto rivoluzionario del lavoro de La Blogotheque e dei loro Take Away Show  abbiamo raggiunto il fondatore Christophe per qualche domanda, un bilancio e il ricordo di una memorabile stagione che ha cambiato per sempre il modo di raccontare la musica online.

Vorrei sapere il momento esatto in cui tu e Vincent Moon avete ideato i Take Away Show, quando vi è venuta questa geniale idea?
È una lunga storia. Ho incontrato Vincent Moon ad un concerto di Devendra Banhart nel 2005. C’era questa canzone travolgente nel suo set e nessuno tra il pubblico stava ballando, a parte me e Vincent. Così abbiamo bevuto qualcosa assieme e ci siamo conosciuti. A quel tempo andavamo a qualunque concerto così continuavamo ad incontrarci ed è stato naturale diventare amici.
Mi occupavo già de la Blogotheque da 2 anni, era un blog di musica piuttosto popolare ma ospitava solo contenuti testuali. Il mio vero lavoro era quello di giornalista tecnologico e per questo ero molto ben informato delle ultime evoluzioni in fatto di tecnologia video e stavo cercando il modo di produrre contenuti del genere per il mio sito. Nel mentre Vincent scattava foto ad un sacco di spettacoli con uno stile incredibile, potente e personale al tempo stesso, tentando anche di produrre i suoi primi brevi video. Ero emozionato dalla sua arte e eccitato da tutto quello che potevamo fare con i nuovi strumenti tecnologici che avevamo a disposizione. Dovevamo solo trovare l’idea giusta.
A quel punto siamo andati assieme al primo concerto degli Arcade Fire a Parigi. È stato pazzesco, assolutamente magico, in un piccolo locale da appena 300 persone. Alla fine del concerto sono scesi dal palco, hanno attraversato il pubblico e sono andati fuori. La security ha lasciato uscire con loro solo 10 o 15 persone. Quando sono tornati dentro un amico che era riuscito ad andare con loro disse: “Oh mio dio! Abbiamo cantato con loro in mezzo alla strada! Era incredibile”. La prima cosa che ho pensato è stata “Cazzo, nessuno ha fatto un video?“.
La mattina dopo l’idea era chiara: dovevamo portare gli artisti in città e farli suonare in condizioni particolari, fuori dalla loro zona di comfort, dove nessuno si sarebbe aspettato di vederli suonare. Ne ho parlato con Vincent Moon, ci siamo esaltati per il progetto e abbiamo iniziato a cercare degli artisti con cui lavorare. Al tempo era un’idea talmente strana che ci abbiamo messo quasi un anno per trovare un artista che volesse sperimentare con noi. Un nostro amico che lavorava in un’etichetta discografica ci ha chiamato dicendo che la Spinto Band era disponibile. Abbiamo preso una piccola videocamera, un solo microfono e li abbiamo ripresi mentre suonavano in una cantina e poi in un bar. Il giorno dopo Vincent Moon mi ha mandato l’edit: le grandi lettere bianche, il piano sequenza, i colori saturi, c’era già tutto. Era l’aprile 2006 e i Take Away Show erano nati. Se ci abbiamo messo un anno a trovare la prima band il resto è seguito molto naturalmente. Siamo come impazziti, dopo un anno avevamo già filmato 60 artisti.

 

 

I Take Away Show sono l’esatto opposto del classico video di MTV: un piano sequenza invece di un montaggio veloce, audio dal vivo invece che un playback pulito. Avete deliberatamente capovolto tutti i classici stereotipi del genere?
È stato un mix di volontà e casualità. La nostra intenzione non è stata negativa, non stavamo facendo nulla contro qualcuno. Solo dopo un po’ abbiamo realizzato che stavamo in effetti andando contro tutti gli stereotipi. Quello che volevamo era semplicemente realizzare una testimonianza onesta e spontanea di un evento musicale che avevamo provocato. Il tutto con un equipaggiamento molto leggero: una sola camera, quasi nessun montaggio, era il modo migliore di farlo. Ad essere sinceri era anche l’unico modo che avevamo, al tempo quelli erano gli unici strumenti in nostro possesso.

Che ne pensi della decisione di Vincent Moon di usare questo particolare stile di ripresa che avete creato con i musicisti folk delle zone più disparate del pianeta invece che continuare con il mondo della musica pop con cui avete iniziato?
Lo rispetto molto e lo ammiro. Ci vogliono palle, coraggio e abnegazione. Vincent non voleva lavorare con l’industria musicale come la conosciamo così ha mollato tutti. Quello che sta facendo in giro per il mondo è incredibile e prezioso. Sta documentando così tante culture rare che rischiano di scomparire. Sta aprendo i nostri occhi su ciò che c’è di prezioso: tribù e tradizioni in un mondo che altrimenti sarebbe sin troppo uniformato.

 

 

Qual è l’eredità della Blogotheque dopo questi 10 anni? Pensi che video mainstream come quello di Kiesza basati su un piano sequenza unico sono stati influenzati dal vostro lavoro?
Non so se Kiesza si è ispirata a noi e non sono sicuro che sia l’eredità di cui essere più fieri :)
Sono felice che abbiamo fatto nascere tantissimi siti basati sulla struttura delle sessioni improvvisate spingendo tanti giovani ragazzi nel mondo a prendere in mano una videocamera e cercare della musica. Questa è la cosa principale. Non so quanti abbiamo realizzato l’importanza del piano sequenza nel nostro progetto ma speso che ci abbiamo almeno riconosciuto l’intenzione di catturare un momento che fosse sia onesto che esteticamente bello.

Qual è il futuro de La Blogotheque? Avete mai pensato di creare altri format video sul genere di intervista, quiz o altri contenuti non musicali?
Oggi la Blogotheque è una casa di produzione. Continuiamo a realizzare i nostri Take Away Show perché è così che siamo nati ed è ciò che ci piace fare ma facciamo molte altre riprese live e abbiamo sviluppato format diversi. Ora sto lavorando ad un documentario di 60 minuti e seguendo la produzione di piccoli corti di animazione. Ci piace pensare alla Blogotheque come ad un media e ad una casa di produzione che sa ascoltare la musica prima di accendere la telecamera.

 

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