Nell’attuale sistema di controllo stradale automatizzato, i verbali per infrazioni al Codice della Strada vengono spesso notificati con giorni, o addirittura settimane di ritardo. La legge, però, impone un limite preciso: 90 giorni per notificare la sanzione a partire dalla data dell’infrazione. Se il verbale arriva oltre questa soglia, il cittadino ha il diritto di contestarlo. Ma per esercitare questo diritto in modo valido, non basta ignorare la comunicazione: bisogna conoscere il momento esatto in cui decorrono i termini e presentare un ricorso formale. Molti automobilisti, presi alla sprovvista, finiscono per pagare comunque una multa che sarebbe stata annullabile.
Calcolo corretto dei 90 giorni: come e da quando si contano
Il termine dei 90 giorni non inizia il giorno stesso dell’infrazione, ma da quello successivo. Ad esempio, per una violazione registrata il 10 marzo, il conteggio inizia l’11. Questo termine non è legato al giorno in cui il destinatario riceve la multa, ma a quello in cui la Pubblica Amministrazione affida la raccomandata all’ufficio postale o ad altro ente notificatore.
Il timbro postale o la data di spedizione del messo comunale è il riferimento che conta. Se quella data supera i 90 giorni rispetto all’infrazione, la notifica è tardiva. Attenzione: fanno fede anche sabati, domeniche e festivi. Nessuna sospensione o proroga si applica automaticamente al conteggio.
Un’eccezione può verificarsi in caso di irreperibilità temporanea del destinatario, ma solo se dimostrata. Diversamente, se la violazione è stata notificata a mano da un agente, la data da considerare è quella della consegna diretta. È utile controllare sempre la busta della multa, verificando quando è stata effettivamente inviata.

Molti cittadini confondono la data in cui ricevono il verbale con quella che fa fede per il conteggio. Questo errore porta spesso al pagamento di sanzioni ormai prescritte, per mancanza di informazioni chiare. Un controllo attento può invece ribaltare l’esito.
Contestare una multa notificata in ritardo: i passaggi da seguire
Una volta accertato che la multa è arrivata oltre i 90 giorni, è necessario presentare ricorso entro 60 giorni dalla notifica. Si può scegliere tra due strade: rivolgersi al Giudice di Pace o al Prefetto. Nel caso di una notifica tardiva, la seconda opzione è solitamente più rapida e meno onerosa.
Il ricorso al Prefetto va inviato tramite raccomandata A/R o PEC all’autorità che ha emesso il verbale o direttamente al Prefetto. Se lo si inoltra all’ente accertatore, il Prefetto ha 120 giorni per decidere; se si sceglie l’invio diretto, il termine sale a 210 giorni. In entrambi i casi, se non arriva risposta, il ricorso si considera accolto per silenzio-assenso.
Nel ricorso è fondamentale includere: copia del verbale ricevuto, copia della busta con data di spedizione, eventuali documenti che dimostrino il ritardo.
Chi ha già pagato la multa, magari per usufruire della riduzione del 30% entro 5 giorni, non potrà più fare ricorso. In questi casi, il pagamento viene considerato come accettazione della sanzione, anche se fuori termine. È per questo che è sempre meglio verificare prima di procedere con il pagamento.
Se il Prefetto rigetta il ricorso, resta comunque la possibilità di impugnare la decisione davanti al Giudice di Pace entro 30 giorni. Si tratta di un procedimento più formale, ma spesso efficace quando il ritardo è evidente e documentato.
In ogni caso, conoscere le scadenze e come calcolarle è essenziale per non subire ingiustamente multe non valide. La trasparenza non è sempre garantita, ma chi sa come muoversi può far valere i propri diritti senza costi eccessivi.