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di Mattia Nesto 7 Maggio 2024

Intervista a Mogiko: “Black Letter era esattamente il manga che volevo fare”.

Durante il Comicon Napoli abbiamo raggiunto Mogiko, aka Giulia Monti, mangaka italiana appena uscita con Black Letter per Edizioni BD.

La copertina del primo volume di Black Letter www.corrierenerd.it La copertina del primo volume di Black Letter

La prima impressione che si prova quando si ha tra le mani Black Letter, appena uscito per Edizioni BD, è di avere a che fare con un manga al cento per cento. Lo so, forse questa mia considerazione potrebbe apparire un po’ banale, se non proprio qualcosa di scontato, ma credo che sia da tenere molto da conto quando si parla dell’arte e dello stile di Mogiko, aka Giulia Monti. La mangaka romana, infatti, già con la sua prima opera Yo Chan’s first stream aveva dimostrato non solo di possedere uno stile proprietario e estremamente suo, ma anche e soprattutto di poter essere definita come mangaka senza alcun tipo di tentennamento. Mogiko, e durante l’intervista che le ho fatto al Comicon lo ricorderà spesso, oltre che un’appassionata totale-tombale di fumetti giapponesi, è anche una professionista che ha studiato lungamente per sviluppare uno stile, giustappunto, proprio che, ad esempio, si riverbera nelle ormai iconiche cartoline che accompagnano ogni ordine su Mangayo. Ma non voglio aggiungere altro, non voglio aggiungere troppo al resoconto dell’intervista che vi propongo qui sotto.

 

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Ho raggiunto Mogiko nell’area pro del Comicon, più nello specifico in una saletta stampa adibita a sala-interviste e il primo argomento che in modo molto naturale ho voluto domandare all’autrice romana e come stesse andando dal punto di vista del responso del pubblico. Infatti Black Letter è stato presentato proprio al Comicon e, a parte l’anteprima di Lucca Comics, questo era de facto l’esordio in singolo di Giulia Monti come autrice: “Allora il responso del pubblico è andato ben oltre ogni mia aspettativa. Non solo sono stati tanti e calorosi fin dai primi firma copie, ma ho trovato anche delle lettrici e dei lettori molto attenti, che in certi casi, addirittura – ci dice Mogiko – mi hanno portato l’anteprima cartacea di Lucca, proprio come segno che Black Letter li avesse colpiti fin da allora“. L’entusiasmo dell’autrice romana non si esaurisce però con il primo assaggio del proprio pubblico, ma, se possibile, aumenta quando inizia a parlare attorno alla propria opera, nata e cresciuta, diciamo così, come vera e propria estensione della Mogiko artista: “Essere per la prima volta totalmente da sola è al tempo stesso un po’ un’incognita ma anche una grande emozione. In Black Letter ho curato sia la storia sia i disegni così come proprio l’impalcatura generale e la sceneggiatura: ecco perché lo sento totalmente mio e mi sento estremamente orgogliosa di ciò, era il mio gol fin dall’inizio. Al momento – aggiunge Giulia Monti – il responso del pubblico è stato oltremodo positivo e la speranza e che possa proseguire così“.

Un momento dell’intervista con l’autrice di Black Letter. Foto di Andrea D’Isanto  Un momento dell’intervista con l’autrice di Black Letter. Foto di Andrea D’Isanto

A questo punto “corre l’obbligo” di chiedere all’autrice un po’ come sia avvenuto proprio l’innesco narrativo, da dove sia scaturita l’ispirazione per la trama di Black Letter: “L’idea da cui tutto è nato mi è venuta un po’ di anni fa – ci risponde prontamente l’interlocutrice – quando ero ancora in università, proprio mentre stavo per concludere la tesi. Mi è venuta proprio in maniera nitida questa immagine di angeli che consegnano alle persone delle lettere dove è scritta la data  della loro morte. Questo incipit me lo sono tenuto da parte e poi qualche anno dopo quando si è presentata l’occasione con Edizioni BD e J-Pop l’ho proposto a loro: è piaciuta e dopo tanto lavoro, eccoci qui!“. Dopo aver capito come nasce un’idea nella testa di Mogiko le domandiamo quali siano stati i suoi miti dal punto di vista del mondo anime e manga: “Senza ombra di dubbio Inio Asano, il mondo di Evangelion, Posuka Demizu e recentemente Tatsuki Fujimoto in generale. Sono miti, diciamo così, – spiega Mogiko – che non sono stati di ispirazione diretta per Black Letter ma che mi hanno aiutato, mixandoli assieme, a trovare il mio stile. Almeno me lo auguro“.

Mogiko quando parla di Black Letter è attentissima ad ogni dettaglio e non lesina particolari. Foto di Andrea D’Isanto  Mogiko quando parla di Black Letter è attentissima ad ogni dettaglio e non lesina particolari. Foto di Andrea D’Isanto

Ci potresti dire a che punto è la pianificazione dell’opera?: “Dunque tutta la storia, a grandi linee, ce l’ho e l’ho anche scritta, quello che sta nel mezzo, diciamo, è un po’ in costruzione – ci confessa la mangaka – però posso dire che nella mia testa Black Letter è una serie che ha bisogno per essere raccontato integralmente di più volumi. Vediamo, naturalmente, la risposta del pubblico e quindi come andrà ma diciamo che è un’opera di, abbastanza, ampio respiro“. Visto anche l’argomento trattato mi viene spontaneo chiedere a Giulia Monti se le capiti di pensare spesso, o almeno in modo abbastanza frequente, alla morte e al tema in generale: “Beh è sicuramente un qualcosa a cui penso spesso, visto che sono la classica persona che protende ogni volta per il worst case scenario, per lo svolgersi degli eventi peggiore, come quello in cui mi dimentico qualcosa di fondamentale oppure mi faccio proprio male – ci dice sorridendo l’autrice romana – però ho cercato in Black Letter di trattare la morte in modo dolce, se si vuole: in fondo i personaggi che muoiono è come se si spegnessero ed è una bella morte, mi viene da dire, una morte dolce“.

 

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Un volume del genere, così bello “cicciotto” come è il primo volume (230 pagine), quanto lavoro ha necessitato, proprio in termini di tempo: “Per disegnarlo ci ho impiegato tra i tre e i quattro mesi – risponde rapida Giulia Monti – Poi c’è stata tutta la parte di revisione e di scambio di feedback. Il mio ritmo di lavoro comunque è grosso modo tra le tre e quattro tavole al giorno e grossomodo così facendo riesco a rispettare le consegne“. Il primo volume di Black Letter, che ho avuto il piacere di leggere in anteprima, è proprio quello che diceva Mogiko: uno strano miscuglio di “dolce morte”, momenti raffinati con prospettive vertiginose e una serie di personaggi che già dopo poche tavole diventano iconici. Le giovani ragazze e ragazzi di Mogiko, insomma, si riconoscono, già, tra mille: uno degli inizi migliori degli ultimi anni.

 

 

 

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