Geek
di Mattia Nesto 8 Novembre 2021

Marvel’s Guardians of The Galaxy, odissea spaziale negli anni Ottanta

Divertente, colorato, freschissimo e pieno d’amore: Marvel’s Guardians of The Galaxy, la sorpresona videoludica dell’anno

Sì, è decisamente una festa per gli occhi  Sì, è decisamente una festa per gli occhi

Se avessi dovuto giudicare dai trailer, fino all’ultissimo, non avrei scommesso un soldo bucato Marvel’s Guardians of The Galaxy. Lo dico sinceramente anche se, a suo tempo, ero stato tra i pochissimi, almeno in fase di pre-lancio, a difendere l’operazione Marvel’s Avengers: poi sappiamo tutti come è finita ma, di base, l’idea primigenia ci stava, peccato poi che le promesse di costanti aggiornamenti, campagne profonde e stratificate, insomma di vita dentro a quello scatolone siano state, ben presto, tradite. Ecco, lasciate adesso che vi dica una cosa: nonostante gli sviluppatori siano sempre gli stessi, ovvero SquareEnix Montreal ma il risultato è l’opposto: il gioco dei Guardians of Thr Galaxy è un’odissea nello spazio profondo super colorato e ultrapop, talmente divertente e curata in certi aspetti da apparire irreale da quanto magnificente.

Tanto i trailer presentati dal marketing apparivano noiosi e pieni di difetti quanto, pad alla mano grazie a Koch Media Italia che ci ha fornito il gioco per Xbox Series X, il titolo mi è parso scintillante e ricchissimo di dettagli. Vi basti pensare che la primissima scena in game, ovvero quella ambientata “nella cameretta” dello Star-Lord tredicenne è una festa per gli occhi: ho contato qualcosa come una ventina di easter-egg, citazioni a universi pop degli anni Ottanta e un numero incalcolabile di dettagli. E questo non è una luce iniziale destinata a spegnersi, progressivamente, nel prosieguo: al netto di qualche incertezza sul fronte del gameplay, di cui vi parlerò più avanti, Marvel’s Guardians of The Galaxy mantiene sempre alta l’asticella del divertimento e della qualità. Qualità anche e soprattutto visiva.

Quanto abbiamo amato la cameretta di Star-Lord  Quanto abbiamo amato la cameretta di Star-Lord

Infatti è anche e soprattutto l’estetica a farla da padrone in questo gioco. I paesaggi alieni sono, letteralmente, da mozzare il fiato e ogni singolo membro dell’equipaggio della Milano è tratteggiato con tanto di quell’amore, cura e attenzione anche per le cose più piccole da farmi gridare al miracolo. Basta, ad esempio, dedicare qualche minuto all’esplorazione, per così dire, delle cabine di Star-Lord, Gamora, Drax, Rocket Raccoon e Groot per comprendere meglio quanto sto dicendo. Ognuna delle cuccette ha un livello impressionante di dettagli: Gamora ha un poster di un certo “genitore eccellente” attaccato sul suo armadietto mentre la cabina di Groot è invasa dalle piante. Se Rocket ha un quantitativo imbarazzante di merce e armi rubate e Star-Lord è sostanzialmente, ancora un teenager degli anni Ottanta è una certa foto di Drax ad avermi spezzato il cuore.

Drax padre dell’anno  Drax padre dell’anno

Sul versante gameplay invece ci sono gioie e dolori. Gioie perché su schermo, nonostante alcune compenetrazioni poco felici e qualche scontro poligonale di troppo, la resa (in modalità performance) è eccellente. Meno riuscito è invece il gunplay di Star-Lord, davvero molto poco fisico e i momenti in cui, in una modalità che ha un po’ ricordato gli attacchi multipli di Tales of Arise o, ancora di più, gli scontri di Final Fantasy VII Remake (senza però la possibilità di controllare ogni membro del party), si richiede l’intervento degli altri Guardiani sono molto spesso caotici e confusionari. Quando si hanno infatti molti nemici a schermo il giocatore perde un po’ il controllo delle cose e spera che la somma degli eventi vada in suo favore. Va anche detto che il livello di difficoltà (io ho giocato a normale seguendo le impostazioni fornite dagli sviluppatori) si può settare a proprio piacimento, con un livello di personalizzazione che sfiora i livelli, folli, di The Last of Us Part Second.

Quindi al netto dei difetti, come la già ricordata impossibilità di controllare un membro del party al di fuori di Star-Lord (un vero peccato, anche perché, voglio dire, controllare Gamora, che figata sarebbe?) è ka quintessenza di un’avventura action in terza persona da giocare in single-player. Quindi in un mercato come quello odierno, dove se non metti il multiplayer praticamente sei considerato un dinosauro, si tratta di una scelta coraggiosa e di una scommessa ambiziosa che, almeno per il mio modo di vedere gli sviluppatori hanno vinto alla stragrande. Con una durata del gioco che si attesta sulle dodici ore per completare la quest principale e che sfiora le sedici se si ama il completismo, il titolo dedicato ai Guardiani della Galassia è la cosa che più si avvicina a “giocare un fumetto” dai tempi di Marvel’s Spider-Man di Insmniac, quindi si sta proprio parlando dell’olimpo del videocomic.

Quanto è bella la plancia di comando della Mlano  Quanto è bella la plancia di comando della Mlano

Ma mi stavo scordando di una cosa importantissima: la qualità e la personalità della scrittura. Replicare la magia dei due film di James Gunn non era facile ma in questo Marvel’s Guardians of The Galaxy sarete, letteralmente, sommersi da una mole di dialoghi talmente spiritosi, acuti e coerenti con i singoli personaggi da innamorarvene perdutamente. Visto che il gioco è disponibile, interamente in italiano (anche se l’ho provato in inglese per fedeltà nei confronti dell’opera originale), l’invito è quello di mettervi comodi e esplorarlo per bene: vi ritroverete a essere felici come delle bimbe e dei bimbi degli anni Ottanta il giorno del loro compleanno.

 

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