Libri
di Mattia Nesto 2 Febbraio 2023

Essere Montagna di Jacopo Starace: il morbo della speranza

Pubblicato da Bao Publishing, Essere Montagna di Jacopo Starace è una storia potente e commovente. E disegnata in stato di grazia.

La bellissima copertina di Essere Montagna  La bellissima copertina di Essere Montagna

Di grazia si può parlare per affrontare il discorso su Essere Montagna, il nuovo libro di Jacopo Starace pubblicato da Bao Publishing. Il valore di grazia, infatti, va intesa in una doppia accezione, ovvero stato di grazia, per quanto concerne la storia e il disegno, oltre che la sceneggiatura, della stessa Essere Montagna anche il senso ultimo, o comunque uno dei temi chiavi della vicenda a fumetti. Già perché quella che è stata definita dalla stampa specializzata “una fiaba ecologista” per il mio modo di vedere è molto di più un racconto sulla grazia, una grazia che va richiesta, invocata e, perché no, trovata dentro di sé.

Una storia artigliata quella di Essere Montagna  Una storia artigliata quella di Essere Montagna

La storia ambientata in un mondo distopico popolato dai cosiddetti “esseri formica” viene tratteggiata da Starace in modo preciso e puntuale: il world-building infatti, sin dalle prime pagine, ci appare come solido e ben costruito. C’è un mondo alle prese con un morbo, misterioso e inquietante, che rende ogni creatura vivente, animale o “essere formica” che sia, dei funghi: ne atrofizza i nervi e i muscoli e li rende delle spore inanimate. Il morbo, così come si era presentato in modo misteriose dieci anni or sono rispetto al tempo da cui parte la nostra storia, era stato debellato in modo altrettanto casuale: delle creature gigantesche, i cosiddetti “uomini montagna” infatti avevano, più o meno, donato un siero, un antidoto per la malattia che aveva salvato i vari villaggi e le varie comunità locali.

Essere Montagna a a livello visivo è impressionante  Essere Montagna a a livello visivo è impressionante

Da qui si muove Myco, il protagonista della nostra storia, un ragazzo che ha perso i propri genitori nel già citato periodo della “grande malattia” e che vive con la famiglia adottiva e sua sorella. Da questo impianto narrativo solido, giustappunto, prende avvio la storia che tramite un tipo di narrazione molto ben bilanciata da Jacopo Starace ben presto “precipiterà”. Infatti, quel morbo che pareva uno spettro del passato torna a bussare alle porte del villaggio: prima come un semplice pettegolezzo, un refolo di vento malsano e maligno che sfiora le nuche degli abitanti e poi come presenza ingombrante, con i segni della malattia che punteggiano la pelle e i volti degli abitanti.

Mentre una sorta di “cerusico della peste” fa capolino al villaggio di Myco, la trama prende sempre una piega più ripida. Starace qui ci regala delle tavole in cui fa letteralmente esplodere i verdi del bosco, ibridandoli con dettagli iperfocalizzati delle mani o degli occhi dei protagonisti. Personalmente, senza volervi svelare altro della trama (che vi assicuro, non è affatto banale ma anzi si interroga sul valore della fede e sulla necessità, o meno, di credere in un aiuto esterno) ho adorato Essere Montagna per il suo voler insistere sul concetto di “deus ex machina” facendolo, diciamo così, costantemente “fuori” dalla sua trama. Si invoca l’aiuto e il soccorso degli esseri montagna, gli esterni e giganteschi salvatori del mondo piccolo e interno dei protagonisti della nostra storia, eppure queste misteriose creature, forse, non arriveranno mai.

Autore di Essere Montagna, ecco Jacopo Starace  Autore di Essere Montagna, ecco Jacopo Starace

Essere Montagna è, insomma, una storia che è potenza, una storia che vibra nelle pagine ariose e solenni di Starace, anche grazie a un volume di Bao che, per le dimensioni importanti, si lascia ammirare anche senza leggere le vignette. Un mondo piccolo che diviene titanico. E se vorrete bene come una a una sorellina a Forbicina sarà cosa buona e giusta.

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