Society
di Lorenzo Mannella 23 Novembre 2015

Al lavoro senza email per una settimana e altri esperimenti che dovresti provare

L’azienda italiana Gabel ha sospeso le email per sette giorni. Ecco com’è andata

Troppe troppe email  Troppe, troppe email

 

È venerdì pomeriggio. Stai per uscire dal lavoro, quando il tuo capo ti invia una email chiedendoti di mandargli in anticipo quel report di duecento pagine a cui stai lavorando. Tu, che di pagine ne hai scritte a malapena dieci, vieni colto da un attacco di panico.

In ufficio, si sa, le cose spiacevoli capitano spesso: la gente va a lavorare anche quando è malata e le email ti fanno perdere un mucchio di tempo. Dall’organizzare riunioni a darsi un appuntamento per il caffè, la posta elettronica è una sorta di arma di distrazione di massa. Deve essere per questo che l’azienda italiana Gabel ha deciso di sospendere l’utilizzo delle email per una settimana, almeno per le attività di comunicazione interna.

L’uso di email è sicuramente comodo e utile per il lavoro quotidiano,” ci ha detto il presidente di Gabel Michele Moltrasio “ma rischia spesso di sostituire, per apparente rapidità e abitudine, la comunicazione ‘faccia a faccia’, il confronto diretto e più personale.” Un motivo in più per cercare di mettere da parte la tecnologia e tornare alla cara vecchia conversazione.

Non è stato sempre facile abbandonare, sia pure momentaneamente, una prassi lavorativa così radicata, ma tutti in azienda hanno accolto con grande favore la sfida e stanno riscoprendo il piacere di incontrarsi e parlarsi anziché scriversi. Il risultato è stato sorprendente: anche se da settimana prossima torneremo tutte alle email, questi giorni di sperimentazione sono serviti molto, per capire e ripensare modi e ritmi lavorativi.

Insomma, sembra che da Gabel l’esperimento sia andato bene. Anche perché rinunciare alle email non vuol dire rinunciare a internet. Esistono infatti molti strumenti per la gestione del flusso di lavoro – come Basecamp, Slack e Doodle – che permettono di sostituire i messaggi di posta elettronica con piattaforme dedicate dove per confermare la partecipazione a una riunione o inviare un report a decine di collaboratori basta un click. Niente più mailing list, firme da allegare o giri di parole.

 

Inbox stracolma di email  Hai un po’ di email arretrate

 

Sembra che le cose semplici ci rendano la vita più piacevole, a patto di non assorbire del tutto la nostra attenzione. Un po’ come succede con Facebook: sta rimpiazzando email e messaggini, ma in cambio ci ha portato via vagonate di tempo. Forse, dopo le email, è il caso di dare un taglio anche ai social network.

Già, meno social uguale più felicità. È più o meno questa l’equazione suggerita dall’Happiness Research Institute di Copenhagen, un centro studi sulla felicità che ha valutato l’impatto di Facebook sull’umore di 1095 utenti. Ha diviso i partecipanti in due gruppi, obbligandone uno a sospendere l’utilizzo del social network per una settimana. Quando i ricercatori hanno domandato agli utenti come era andata, il gruppo senza Facebook ha risposto in modo più positivo del solito (l’88 per cento ha detto di sentirsi più entusiasta, contro l’81 per cento dei connessi a FB).

I risultati sono molto discutibili – in effetti, che significa sentirsi più entusiasti? – ma se vi venisse mai in mente di parlarne con Mark Zuckerberg, dovreste farlo adesso. A breve, il CEO di Facebook si prenderà due mesi di paternità insieme alla moglie Priscilla Chan per l’arrivo della prima figlia.

 

 

Il lavoro non è tutto. Se siete veramente determinati a disintossicarvi dalla tecnologia, provate a seguire le orme del giornalista Paul Miller: qualche tempo fa ha vissuto senza internet per un anno intero. Sulla sua impresa The Verge ha realizzato un video molto interessante, dal quale però emerge una dura verità. La tua felicità non dipende dalla tecnologia, ma dalle tue scelte personali.

 

Video stream

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