chaplin grande dittatore
TV e Cinema
di Simone Stefanini 17 Ottobre 2017

Sono passati 77 anni dall’uscita de Il Grande Dittatore di Charlie Chaplin

Ma andrebbe rivisto ogni anno: perché il Discorso all’Umanità pronunciato da Chaplin nel film è ancora oggi attuale e pieno di significato

chaplin grande dittatore

 

Charlie Chaplin, eroe del cinema muto degli anni ’20, alla fine degli anni ’30 si trovava a un bivio: il pubblico gli aveva girato le spalle per riempire le sale dei film col sonoro e non aveva più voglia di essere intrattenuta dagli sketch comici col pianoforte o il violino in sottofondo.

I suoi produttori e i suoi amici cercavano di convincerlo a far parlare Charlot, il suo personaggio col cappello, i baffetti e gli abiti da straccione, ma lui niente.  Questo accadeva nel 1936 e già in quel periodo, l’Europa ribolliva di odio, di povertà e di voglia di trovare un capro espiatorio. Come sapete tutti, i due dittatori Adolf Hitler e Benito Mussolini, cavalcarono questo enorme malcontento per passare sopra ogni più elementare diritto civile e per commettere le più efferate stragi dell’occidente.

Chaplin, che abitava negli Stati Uniti, decise di scrivere un copione che facesse satira sugli accadimenti europei ma anche che infondesse un po’ di speranza al popolo, che si apprestava a vivere un conflitto mondiale catastrofico. Il film, che s’intitola Il Grande Dittatore, uscì infatti poco prima dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, il 15 ottobre del 1940. In quell’occasione, decide di far parlare il suo personaggio e l’esito è incredibile.

Chaplin decide che quella sarà l’ultima apparizione di Charlot, che a causa dei baffetti, somiglia proprio al dittatore tedesco Hitler. Charlot diventa un barbiere ebreo perseguitato dai nazisti, ma anche il sosia di Adenoid Hynkel, dittatore di Tomania, sempre interpretato da lui e ovvia parodia di Hitler. La sfida lanciata al führer è grande e rischiosa.

 

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La trama in breve, per i pochi che non l’hanno mai visto: il barbiere ebreo s’innamora di Hannah, anch’essa del ghetto. Entrambi sono perseguitati dalle milizie del dittatore. Un ex commilitone del barbiere, tale comandante Schultz, si vuole vendicare di Hynkel, che nel frattempo si è alleato con Bonito Napoloni (indovinate chi era?) ma la ribellione di Schultz e del barbiere ha vita difficile e entrambi vengono confinati in un campo di concentramento.

Con un susseguirsi di colpi di scena, Hynkel cade in acqua e quando riemerge senza divisa viene scambiato per il barbiere, suo sosia, e imprigionato. Il barbiere, evaso a sua volta viene aiutato da Schultz a impersonare il dittatore e durante un discorso alla popolazione dell’Ostria, appena conquistata, parlerà d’amore, di fratellanza e di uguaglianza tra i popoli.

Guardatelo ancora una volta in lingua originale e provate a non avere i brividi.

 

 

Questo il suo adattamento in italiano, doppiato da Oreste Lionello.

“Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore. No, non è il mio mestiere. Non voglio governare, né conquistare nessuno; vorrei aiutare tutti se è possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi, esseri umani, dovremmo aiutarci sempre; dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro.In questo mondo c’è posto per tutti: la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica. Ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotto a passo d’oca a far le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi; la macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l’abilità ci ha resi duri e cattivi.Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità. Più che abilità, ci serve bontà e gentilezza.Senza queste qualità, la vita è violenza, e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti. La natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne , bambini disperati. Vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico: non disperate, l’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero. L’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano, l’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. E il potere che hanno tolto al popolo, ritornerà al popolo. E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa.Soldati! Non cedete a dei bruti! Uomini che vi sfruttano! Che vi dicono come vivere! Cosa fare! Cosa dire! Cosa pensare! Che vi irreggimentano! Vi condizionano! Vi trattano come bestie! Non vi consegnate a questa gente senza un’anima!Uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore. Voi non odiate coloro che odiano solo quelli che non hanno l’amore altrui.Soldati! Non difendete la schiavitù! Ma la libertà! Ricordate,Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere: mentivano, non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. I dittatori forse son liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse! Combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere! Eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza! Combattiamo per un mondo ragionevole; un mondo in cui la scienza e il progresso, diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!”. 

 

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Nonostante la pellicola e il bianco e nero, l’essenza delle sue parole rimane attuale esattamente come 77 anni fa, quando uscì il film. Quello che fu ribattezzato il Discorso all’Umanità di Chaplin, ancora oggi tocca gli argomenti universali come la fratellanza, l’antimilitarismo, l’unità e il potere che viene dal popolo, non dai tiranni. In un film di oggi un monologo del genere potrebbe far venire il diabete, ma al tempo è stato più potente della chiamata alle armi di Braveheart.

Ecco perché questo film merita di essere visto e rivisto: perché è un capolavoro senza tempo, perché Chaplin è uno dei più grandi artisti del ‘900, perché è la prima volta che ha sentito il bisogno di parlare e in definitiva perché ha scritto e interpretato un discorso che è entrato nella storia.

Una curiosità: dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando furono rese note le aberrazioni commesse nei campi di sterminio nazisti, Chaplin dichiarò di che se avesse saputo, non avrebbe realizzato il film. A distanza di tre quarti di secolo, siamo grati di avere un pezzo di storia del cinema così densa di significato e di profondità.

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