TV e Cinema
di Mattia Nesto 9 Giugno 2017

Il pianeta dei dinosauri, la prima volta di Piero e Alberto Angela insieme in un programma bellissimo

Nel 1993 è andata in onda una delle trasmissioni più belle mai prodotte da mamma Rai, al suo comando padre e figlio Angela, insieme a un sacco di dinosauri

 

Il 1993 per la storia del nostro Paese è stato un anno molto particolare. Infatti come è stato raccontato nell’omonima serie 1993, appena terminata su Sky Atlantic, proprio a quest’altezza temporale si può datare la fine della Prima Repubblica, con il suo avviato sistema di raccomandazioni e corruzioni che il Pool Mani Pulite ha tentato, per altro riuscendovi solo in parte, di smantellare. Ma quell’anno domini non è stato cruciale solo per questo: infatti proprio nel 1993 è andata in onda su Rai Uno una delle trasmissioni di divulgazione scientifica più rivoluzionarie, moderne e ambiziose mai viste in Italia. Stiamo parlando dell’ormai mitico Il pianeta dei dinosauri di sua maestà Piero Angela.

 

 

Ogni puntata de Il Pianeta dei Dinosauri inizia col botto ovvero con la meravigliosa sigla di apertura, affidata a Roberto Anselmi, con l’Aria sulla Quarta Corda di Bach (stessa aria utilizzata per la fortunatissima serie di Quark con cui Il Pianeta dei Dinosauri si legava). Quindi, dopo un suggestivo gioco di ombre cinesi che suggeriscono le forme dei vari dinosauri, ecco che la scena si apre su un’immaginaria grotta nella quale Piero Angela introduce i principali temi dell’episodio.

Come per La macchina meravigliosa, trasmissione del 1990 sempre di Piero Angela e conosciuta anche come “Viaggio nel corpo umano”, anche qui c’è una sorta di inviato speciale, interpretato dallo stesso presentatore piemontese. La particolarità era però che in questo invece di ritrovarsi tra il fegato e il pancreas, il doppelgänger dell’Angela senior sfreccia, a bordo dei più improbabili mezzi di locomozione (dalle zattere, alle mongolfiere fino ai deltaplano) per tutto il Mesozoico, ovvero seguendo passo passo l’evoluzione dei dinosauri avanti e indietro nel tempo.

 

 

Tuttavia non finiscono qui gli Angela. Infatti per la prima volta sullo schermo, udite udite, è presente anche Alberto Angela, l’ormai stra-famoso figlio di Piero. Alberto, come si ricorda in questo articolo, veniva da almeno dieci anni di rigorosi studi nell’ambito paleontologico: insomma Alberto Angela già nel 1993 era uno scienziato di fama internazionale e questo ha permesso alla trasmissione di avvalersi del numero uno dei paleontologi dell’epoca.

 

 

Ci stiamo riferendo a Dale Russel, studioso canadese e ideatore, tra le altre cose, della teoria del cosiddetto dinosauroide ovvero di una sorta di “dinosauro-uomo” che sarebbe stato il risultato della naturale evoluzione dei dinosauri se non si fosse messo di mezzo, circa 65 milioni di anni, il dannato asteroide colpevole della loro estinzione.  Grazie a questo super-esperto la trasmissione ha potuto godere di una consulenza scientifica del tutto eccezionale e per gli standard italiani e per gli standard internazionali.

 

 

Ma, come è logico che sia, per i bambini e i ragazzi della prima metà degli anni Novanta che seguivano con passione le quattro puntate, il fascino de Il Pianeta dei Dinosauri non era tanto nella sua fondatezza accademica quanto negli, allora, fantastici rettili giganti proposti. Infatti, grazie ad una notevole sponsorizzazione da parte dell’Agip (leggasi Eni), il programma ha potuto disporre di ingenti risorse per realizzare i modelli dei dinosauri che in effetti erano bellissimi e fighissimi, anche se proprio nel 1993 sul grande schermo sarà trasmesso Jurassic Park alzando quindi per sempre di molto l’asticella per la rappresentazione dei dinosauri. Nonostante questo (come dimostra un’apposita puntata del “dietro le quinte” della trasmissione) i tirannosuari, triceratopi e brachiosauri di Rai Uno erano perfettamente credibili e alcune scene, come ad esempio l’assalto notturno di un gruppo di tre dromeosauri su di un incauto parasaurolophus, realizzate davvero alla grande: con tanto di fiotti di sangue, brandelli di carne lacerata e atmosfera molto pulp.

 

 

Un altro fattore di grande ammirazione per la trasmissione viene poi dalla cura e dalla selezione non soltanto dei vari ambienti e scenografie ma addirittura dei costumi. Infatti affidati agli storici collaboratori di Angela Tullio Zikowski per la scenografia e Silvana Pantani per i costumi, Il Pianeta dei Dinosauri, dal punto di vista estetico, era a livello di un film hollywoodiano. Con uno stile a metà strada tra una storia di Jules Verne e qualche avventura di Corto Maltese, gli abiti da scena indossati dal Piero Angela numero 2 erano eccezionali e le strumentazioni utilizzate, dai telescopi ai guanti, meravigliosa. Non scordiamoci poi della puntata ambientata nei mari della Preistoria, con un formidabile sottomarino perfettamente ricreato e  che sembrava uscito pari pari da Ventimila leghe sotto i mari. Steve Zissou non sei nessuno!

 

 

Questa mescolanza tra rigore scientifico, citazionismo letterario, budget a disposizione  e cura maniacale per i dettagli fa de Il Pianeta dei Dinosauri, l’abbiamo detto, una delle migliori trasmissioni mai prodotte in Italia. Trasmissione che tra l’altro ha lasciato un forte segno nell’immaginario collettivo non soltanto grazie alla serie di videocassette commercializzate negli anni (o direttamente registrate il giorno stesso della messa in onda) ma anche per altri programmi, seppur meno riusciti, che dichiaratamente si richiamavano al capolavoro di Angela &co: una per tutta, La Macchina del Tempo di Alessandro Cecchi Paone. Il grado di realtà che aveva saputo dare ai propri animali giurassici però ce l’aveva solo, almeno all’epoca, la trasmissione Rai: se si pensa ai dinosauri fino ad allora proposti  dal cinema e dalla televisione, non c’è proprio paragone (con buona pace dei vari Gojira)

 

 

 

Una delle scene più amate dai bambini degli anni Novanta è senza ombra di dubbio il momento nel quale il Piero Angela 2 mentre sta planando dolcemente col proprio deltaplano viene sorpreso da un colossale esemplare di Quetzalcoatlus, il più grande rettile volante di tutti i tempi. Con un’apertura alare di 12 metri e le dimensioni di un piccolo cacciabombardiere, quest’enorme volatile preistorico, si mette ad inseguire il malcapitato Piero Angela. Ma gli ideatori del programma (tra cui lo stesso figlio Alberto) hanno un colpo di genio: Piero Angela, già allora splendido sessantacinquenne, non si mette a lottare per i cieli del tardo Creataceo col Quetzalcoatlus ma non appena scorge una grotta vi si infila: l’enorme rettile, vista la sua colossale mole, non può entrarci e il presentatore è sano e salvo con tutti i bimbi a casa che tirano un sospiro di sollievo.

 

 

La puntata finale, quella dedicata all’estinzione dei dinosauri è di gran lunga la più triste, dato che vedere questi titanici esseri spazzati via non è mai una bel ricordo. Tuttavia, altro colpo di genio, grazie alla supervisione di Dale Russel, la trasmissione ricorda che non è vero che i dinosauri si sono tutti estinti. Alcuni sono sopravvissuti e si sono evoluti negli ordirmi uccelli. Dopo di che, il gran finale, con il solenne discorso di chiusura di Piero Angela: a risentirlo oggi scendono ancora i lacrimoni.

Il nostro viaggio finisce qui. Quello dei dinosauri, invece, continua, perché molti altri dopo di noi continueranno ad occuparsene, da ogni punto di vista: scientifico, paleontogico o anche divulgativo. Ed è proprio per questo che, paradossalmente, i dinosauri non sono scomparsi, sono sempre tra noi. E ci rimarranno probabilmente ancora per un bel po’ ! 

 

 

 

 

 

 

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